Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <509>
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per il sentimento politico che la ispira), si pone come l'emblema della borghesia democratica e buca uscita dalle lotte risorgimentali.
Riprendendo una tesi già sostenuta ne / radicali in Italia, Galante Garrone pone alle origini del radicalismo italiano, cioè di quell'Italia radicale democratica e buca, legata alle tradizioni, ma sensibile alle novità dei tempi, ai problemi politici, economici e sociali posti dall'Unità, e di cui Cavallotti è il più autorevole rappresentante, a la grande esperienza del volontariato garibaldino .
Cavallotti, come molti radicali, proveniva da un ceto piccolo borghese reduce dalla grande avventura garibaldina, ceto economicamente e socialmente depresso, deluso, all'indo­mani dell'Unità, dalla politica prosaica e accusata di corruzione della e consorteria mode­rata ed escluso dalla direzione della vita politica.
Questi stessi malumori piccolo borghesi che, circa cinquanta anni dopo, contribuiranno, in gran parte, alla genesi del fascismo, negli anni Sessanta del secolo scorso portavano quelle forze della terza Italia ad un'evoluzione progressiva. Soprattutto in Cavallotti questo ap­pare come il risultato di una linea politica duratura e coerente, dalla a Italia e Vittorio Ema­nuele di Garibaldi, cioè dalla lotta per un'Italia unita, a quella per un'Italia libera, secondo un disegno strettamente democratico, anticlericale, antisabaudo, in difesa delle libertà pub­bliche e della prerogativa parlamentare.
E in quest'ultimo punto, come precisa Galante Garrone, sta soprattutto il grande me­rito di Cavallotti, il merito cioè di aver scavalcato, sulla linea di Agostino Bertani e Giuseppe Ferrari, ma con un programma autonomo, la pregiudiziale astensionistica repubblicana, entrando deputato alla Camera nel 1873 e cercando di creare in seno al Parlamento, anche se raramente con esito felice, un fronte compatto dell'Estrema sinistra, pur nella distinzione di mezzi e di fini delle varie correnti radicale, repubblicana, socialista, che si ponesse come valida alternativa di governo nei confronti della maggioranza, per arrivare a porre ce condi­zioni senza mai abbassarsi a compromessi.
Come chiarisce Galante Garrone, Cavallotti non fu mai un extra o un antiparlamen­tare, piuttosto era caratteristica in lui la fiducia nel Parlamento e negli istituti rappresen­tativi, contrariamente a quelle forze oltranziste (come i mazziniani e poi i socialisti) che, come egli stesso diceva: amano caldamente l'Italia, ma che spingono certo tropp'oltre le loro aspirazioni mentre Garibaldi, già con la sua formula ce Italia e Vittorio Emanuele aveva indicato quanta via si potesse percorrere nell'ambito delle istituzioni sanzionate dai plebisciti.
Ma l'impetuosità e lo spirito del vecchio volontario garibaldino non si spengono nel­l'aula parlamentare anzi rivivono più accesi nella lotta contro il trasformismo e gli scandali del periodo Crispino, in nome della famosa questione morale .
Si accusò Cavallotti, soprattutto da parte socialista, di eccessivo e generico moralismo, di più forte interesse alle questioni etico-politiche che a quelle economico-sociali. Certo Cavallotti socialista non fu mai, ma si sentiva vicino ed alleato alle classi popolari. Il suo ideale r girondino era una democrazia non settaria in cui i radicali svolgessero la fun­zione di rappresentanza e tutela, delle classi lavoratrici, cioè di quella a differenza in più che corre tra le istituzioni ed il movimento delle idee del paese che, Cavallotti ammoniva, <c auguratevi che noi e non altri quel di più continuiamo a rappresentarvelo , per scongiu­rare la rivoluzione sociale, assimilando per gradi e per via di riforme il quarto stato nel sistema liberale e democratico; il che lo metterà in urto con le correnti socialiste e operaie desiderose di sottrarsi alla tutela paternalistica della borghesia.
La morte di Cavallotti, nel 1898, ucciso in duello dal deputato di estrema destra Fer­ruccio Macola, segnava la fine di quel oc partito delle riforme democratico e laico la cui azione anticipatrice non era stata un'opera vana e confluirà, infatti, nelle nuove correnti: da un lato il liberalismo gioii ili ano, dall'altro il socialismo.
La enorme popolarità di Cavallotti che del radicalismo fu il simbolo e l'anima è spie­gata da Galante Garrone, pur nei modesti risultati della sua lotta, proprio nella coerenza e generosità della sua passione politica ancora legata ai grandi ideali del Risorgimento, ma. soprattutto, e qui ci sembra che, tra le righe, lo storico metta in luce il valore attuale di questa figura, nella lotta per l'onestà e la moralità della vita pubblica (sono sorprendenti per la loro attualità certe invettive di Cavallotti contro la corruzione del governo).