Rassegna storica del Risorgimento
ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
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1976
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Libri e periodici
Appare significativo, a questo punto, il giudizio che di Cavallotti diede Vilfredo Pareto nel 1890: Quando il Cavallotti dice cosa alcuna buona o cattiva che sia, sono certo che è il pensiero suo, e non ho bisogno di indovinare quale banca o quale privato Io compenserà. Moralmente è al di sopra di tutta quella gente che sta nella Camera italiana .
Un giudizio, soprattutto oggi, su cui meditare.
LUDOVICA DE COUBTEN
GIAN BIAGIO FURIOZZI, Sorel e VItalia (Biblioteca di cultura contemporanea, CXVI); Messina-Firenze, G. D'Anna, 1975, in 8, pp. 377. L. 4.500.
Il lavoro del Furiozzi s'inserisce nel quadro di quel settore della storiografia contemporanea che è volta a far luce sugli elementi che hanno costituito le strutture portanti della società italiana, dalla fine del XIX secolo sino alla svolta del secondo decennio del XX. Se è vero, come il Croce affermava, che ogni discorso storico sorge da un bisogno di chiarificazione del presente, ciò acquista, se possibile, maggiore pregnanza per ogni ricerca sul periodo in questione, nelle cui pieghe, con diverse motivazioni ed intenti, storici politici e pubblicisti cercano d'individuare i fili conduttori, anche al fine di una migliore comprensione degli eventi dei nostri giorni. Attuale e stimolante, pertanto, è il tema del giovane studioso, il quale, sulla base di una già ampia conoscenza della problematica dell'epoca, D con indagine sicura, consegue risultati di indubbio valore.
Sul Sorel e sui suoi rapporti con l'Italia esiste nel nostro Paese una ricca bibliografìa, che va, per fare solo qualche nome, dal Croce, dal Santonastaso e dal La Feria, al De Rosa, al Vivarelli, al Garin, al Comparato, al Mastellone, al Santarelli... Il Furiozzi prende le mosse dalle loro conclusioni, di volta in volta confermandole o discutendole, per delineare, insieme alla figura del pensatore transalpino ed alla multiforme rete dei suoi rapporti con l'Italia, un trentennio di dibattito politico-culturale. Mediante l'analisi, attenta e circostanziata, della intensa attività saggistica e pubblicistica del Sorel e degli interlocutori italiani, egli ne traccia la complessa parabola ideologica, ricostruendone, anno dietro anno, le tappe: dall'entusiastica adesione al marxismo ortodosso filtrato tuttavia attraverso istanze positivistiche e darviniane -, alla crisi revisionistica; dalla teorizzazione del sindacalismo rivoluzionario con tutte le implicazioni relative ai temi della lotta di classe, della dittatura del proletariato, dello sciopero generale, dei rapporti partito-sindacato , all'approccio, mediato da spunti di derivazione bergsoniana, con le posizioni dell'action Francaise; fino alla disillusione degli anni del primo conflitto mondiale ed al riaccendersi degli entusiasmi e delle speranze proletarie, di fronte allo sviluppo degli avvenimenti russi.
Un punto fermo balza evidente dalle pagine del Furiozzi: quali che siano state le incertezze ideologiche del Sorel, in nessuna circostanza è lecito mettere in dubbio la sua profonda correttezza morale ed intellettuale. Ne è, fra l'altro, testimonianza esemplare, la quasi trentennale corrispondenza epistolare col Croce. Polemista corrosivo e spietato, spesso osservatore lucido e preciso delle vicende politiche che, direttamente o indirettamente, si trovò a vivere, egli rimase sempre, come ha osservato il Gramsci, quello che l'aveva fatto Proudhon, cioè un amico disinteressato del proletariato (p. 341), pur provandosi a delineare, su un sostrato costituito in larga misura da motivi volontaristici e irrazionalistici, una personale interpretazione del marxismo-dottrina che, tuttavia, forse non si chiarì mai sufficientemente. In questa prospettiva, acquistano una dimensione più lineare e, se vogliamo, più coerente certe difficoltà e certe contraddizioni del processo ideologico soreliano, perfino le collusioni col nazionalismo del Maurras e dei giovani monarchici francesi. Dai quali però, allorquando, in Italia ed in Francia, si venne a creare una ampia convergenza tra sindacalismo e nazionalismo che assunse ben presto la forma di un vero e proprio cedimento del primo rispetto al secondo J> (p. 250) e allorquando cominciò a delinearsi, tra
" Cfr. G. B. FURIOZZI, Leonida Dissoluti e la tradizione mazziniana delle nazionalità, in Bollettino della Doma Mazziniana, a. XXI (1975), n. 1, pp. 95-109; IDEM, Sorel e gli anarchici italiani, in Ricerche storiche, a. V (1925), n. 1, pp. 179-188.