Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <514>
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Libri e periodici
Crisi agraria e crisi industriale sono entrambe il risultato della politica economica attuata dalla classe dirigente dello Stato unitario, politica che fa pagare a caro prezzo al Sud il decollo dell'economia settentrionale. A proposito di questo fenomeno e della funzione svolta in esso dall'agricoltura, l'A. interviene nel dibattito, da tempo aperto, tra le tesi del Sereni e del Romeo, vedendo, nell'andamento della produzione agricola nei decenni post-unitari, una conferma alle prime piuttosto che alle altre e conclude: <r È solo il caso di pen­sare quali conseguenze avrebbe potuto sortire sulla produzione agraria della provincia una più spedita applicazione delle leggi sull'eversione dei demani pubblici, giacché senza dubbio i piccoli proprietari avrebbero inequivocabilmente fatto fruttare le proprie terre più dei latifondisti feudali (p. 112). Le argomentazioni, sorrette, come del resto tutto il volume, da una grande ricchezza di dati statistici, appaiono probanti, soprattutto perché scaturite da una capillare indagine locale. Resta da vedere, tuttavia, se la situazione della Terra di Lavoro, del tutto eccezionale, può essere usata come elemento di misura; se, ed in quali li­miti, i risultati cui il Di Biasio giunge sono estensibili all'intero meridione ed al settore agrario nel suo insieme.
La depressione economica, peraltro già significativa in larghi strati della popolazione prima dell'Unità, si accentua e si esprime, a livello sociale, nel pauperismo e nella delin­quenza comune, nel brigantaggio e nell'emigrazione; realtà che l'A. analizza, insieme al delinearsi ed all'affermarsi delle organizzazioni politiche e sindacali: dalle Società operaie di Mutuo Soccorso, al mazzinianesimo; dal movimento radicale, al socialismo, alla nascita delle Camere del Lavoro... Ne viene fuori un quadro ampio ed organico, che, se non sem­pre riesce ad essere esauriente e non potrebbe essere altrimenti, in una tanto vasta gamma di problemi , ha il pregio di aprire la strada a successive analisi e ricerche.
Il volume, purtroppo poco curato tipograficamente, è completato da un'Appendice comprendente dati demografici della provincia ed un'ampia rassegna bibliografica.
CARLO VERDUCCI
WALTER CAPEZZALI, Giornali aquilani dall'Unità d'Italia alla Repubblica; L'Aquila, 1976, in 8, pp. 241. S.p.
Il giornalismo va assumendo sempre maggior rilevanza dal punto di vista dell'inda­gine storica, prestandosi molto bene, infatti, ad una panoramica strettamente aderente alla realtà concreta, al risalto immediato dell'avvenimento, all'espressione degli stati d'animo, alla polemica spicciola con tutti i suoi risvolti umani.
Due fattori, distinti ma paralleli, contribuiscono a questa generale rivalutazione del giornalismo sotto il profilo scientifico: in primo luogo il giornalismo come strumento e come metodo di indagine storica, al fine di a. rivisitare una data realtà come emerge dai giornali dell'epoca; in secondo luogo lo studio dell'evoluzione storica del giornalismo nelle sue varie forme ed espressioni (si veda, ad esempio, la monumentale opera di Ugo Bellocchi e Storia del giornalismo italiano , Bologna, in corso di pubblicazione).
Di particolare interesse è, ancora, la storia della stampa locale, meno conosciuta e meno legata ad interessi nazionali, ma il cui contributo di idee e di elementi è ancor più aderente alla vita di tutti i giorni, permettendo quindi di cogliere quell'aspetto umano che ne fa, in definitiva, un vero e proprio specchio dei tempi.
È un fatto indiscutibile oltreché positivo che la storiografìa stia riscoprendo come metodo fondamentale di esame i giornali, servendosene per un maggiore approfondi­mento della realtà. E proprio in questo quadro e nella sentita necessità di un rinnovato interesse storico intorno all'evoluzione giornalistica che si colloca il libro di Walter Capez­zali.
Difficilmente qualcun altro avrebbe potuto trattare un così vasto argomento meglio del Capezzali, il quale ha dalla sua il fatto di essere bibliotecario ed insieme affermato gior­nalista; da un lato dunque esperto cultore di studi storici con ampia possibilità di svolgere
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