Rassegna storica del Risorgimento
ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno
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1976
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pagina
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517
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Libri e periodici
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posizione non senza aspetti mitologici, per cui, prima o poi. un italico aedo possa dar mano alla cetra, per un nuovo poema.
Ma poi se affiorasse anche in questo caso il drappeggio teatrale la realtà nella sua solida concretezza finirebbe con l'imporsi; ed è una realtà fatta di uomini in carne ed ossa, veramente e fortemente vissuti poco prima di noi o con noi, in una età che già sembra favolosa, ma che è segnata nelle prima pagine del nostro medesimo calendario, vissuti e combattenti per una idealità che oggi può sembrare follia, ma che può essere legata alla legge dei corsi e ricorsi, anche se oggi ignoriamo il quando ed il come.
Ma fermiamoci al presente, osserviamo di nuovo i due volumi che hanno ciascuno la loro organica estensione in dieci capitoli ai quali sono state aggiunte, nelle ultime pagine del 2 volume, a rao' di appendice, le note di semplice citazione bibliografica, ed anche quelle di chiarimento e di ampliamento.
A libro aperto possiamo altresì notare che i singoli capitoli hanno in testa a guisa di colonne con in vetta il capitello un breve, brevissimo sommario che è di aiuto e ad un tempo di invito per il lettore. Superfluo dire che quei capitelli di ogni capitolo hanno uno stile dannunziano.
Ma a questo punto del nostro troppo superficiale esplorare, non viene per me, esploratore, il bello, perché viene invece il difficile se non l'impossibile, quando si pretenda una vera illustrazione, ossia una illuminante sintesi del contenuto.
A cominciare dalle prime pagine che trattano del patto di Londra e che hanno sapore di premessa, e fino alle ultime che ripetono il grido del dolore disperato (l'alala funebre), le notizie si susseguono e si uniscono strettamente come tessere di un grandioso mosaico: i personaggi diventano una folla, il parlare si trasforma in tumulto, l'azione, in cui domina sempre l'audacia, si accalora nella disperazione, i comandamenti o comandi risuonano vieppiù di accenti quali possiamo ascoltare nei canti omerici e, più ancora, nelle minacce e nelle profezie della Bibbia. Motivi di grande interesse offrono alcuni documenti rimasti sin qui inediti, come l'oc accord préliminaire et secret stipulato il 12 maggio 1920 tra il Comandante e Jovan S. Piamenetz, presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri del Montenegro per assicurare la restaurazione del piccolo regno destinato a scomparire di lì a poco nella Jugoslavia (ved. ora GIOVANNI ARTIERI, D'Annunzio e il Montenegro, in II Tempo del 14 luglio 1975), e la stesura autentica della nota segreta del 12 novembre del ministro Sforza ad Ante Trumbic per la cessione del porto Baross al nuovo Stato serbo-croato-sloveno. La nota , inesistente nell'Archivio storico del nostro Ministero degli Esteri, proviene dalle carte Trumbic.
Non gioverebbe nemmeno la conoscenza totale di uno dei capitoli per avere esatta nozione della vastità e complessità del panorama; e parimenti senza effetto sarebbe la conoscenza cronologica degli incontri e scontri più o meno drammatici, degli ordini del giorno, delle proteste, delle suppliche, dei proclami, ed anche delle sotterranee macchinazioni diplomatiche, e di quei suggerimenti o cedimenti che possono sembrare tradimenti e che talora possono rappresentare un assennato ragionamento, una fatale necessità.
Forse qualche impressione più di colore che di sostanza potremmo dare ricordando a scelta qualcuno dei personaggi che a centinaia vengono elencati alla fine del secondo volume appunto nell'Indice dei nomi. Di maggior rilievo fra i tanti sono senza dubbio i nomi di Badoglio e di Caviglia, i due concordi-discordi che, insieme col Re, credono di rappresentare il coraggio della ragionevolezza. Ricordiamo anche il fiancheggiatore Ai-ceste De Ambris che tira la fune dalla parte opposta per avere a sé il Comandante; e Giovanni Giuria ti, Antonio Grossich, Giovanni Host-Venturi, ed Edoardo Susmel che possiamo appaiare a Riccardo Zannili. Né va omesso Nifcti il pluribattezzato col dizionario dannunziano, e Mussolini (allora nel suo tempo migliore ) ohe poi quasi erede legittimo . farà sua la gloriosa sconfittta dei Legionari, in funzione di vindice.
Non abbiamo segnato il nome di Ferdinando Gena, il presente sello spirito, presente nell'operaie misurato, e nel sereno testimoniare: un'ottima presenza.
Altre impressioni di colore ai potrebbero avere ricordando qualche episodio o apparizione. Quella, per esempio delle pp. 94-96 del voi. II, dove è di scena l'apostolo della diser-