Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO MAZZINIANO DI GENOVA FONDI ARCHIVISTICI; PARETO LORENZ
anno <1976>   pagina <518>
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Libri e periodici
zione, il quale appunto per quella aureola venne poi eletto trionfalmente (caso sui generis, ma non unico) al Parlamento, in due collegi: a Torino ed a Napoli ce con 26.000 voti prefereziali !
In quella giornata dell'Impresa dannunziana, egli da Abbazia si preparava alla mar­cia su Fiume, ma gli fischiarono all'orecchio le parole di D'Annunzio il quale abbandonava ce il vilisshno vituperatore di Fiume e della Grande Causa adriatica agli Arditi, per un castigo immediato, a ferro freddo . Naturalmente egli rientrò, come d'uso.
Ed anche Misiano farà parte della eredità di Mussolini, poiché nel maggio del 1921 lo farà cacciare da Montecitorio, in omaggio alla Grande Causa.
Ma ora ci domandiamo se con questo aneddoto e con altri del genere si rimanga o no sulla strada maestra della storia.
Alziamo piuttosto la vela, ed entrando in porto, scegliamo dalla Prefazione dettata per la prima edizione di questa opera da Alberto M. Ghisalberti (e qui riprodotta), quelle parole conclusive risuonanti di verità, in quanto si afferma che il Gerra non d'altro si è preoccupato, nella sua grande fatica, se non di documentarsi, di prepararsi ad assolvere il suo compito di narratore con rara serietà restando onesto.
Nella storia, come nella vita, ciò che più conta, ciò che oggi spaventosamente è in decadenza, in una decadenza che puzza, è appunto l'onestà.
PIERO ZAMA
GIOVANNI SPADOLINI, La questione del Concordato. Con i documenti inediti della Commis­sione Gonella; Firenze, Le Mounier, 1976, in 8, pp. 560. L. 8.500.
Questa complessa opera, fornendo nuovi elementi documentari, costituisce un'ulte­riore occasione per riflettere sul problema dei rapporti Stato-Chiesa in Italia che, se è sem­pre stato un nodo fondamentale nella storia del nostro paese, costituisce una delle questioni più scottanti e urgenti del dibattito politico di questi ultimi anni.
Numerosi sono i motivi di interesse suscitati dalle quattro parti del volume che, pur diverse tra loro, si armonizzano e si completano fino a superare i limiti della struttura antologica per ricomporsi ad unità ideale nella linea di pensiero dell'A.
Le prime due sezioni, nelle quali Spadolini raccoglie numerosi suoi articoli apparsi su diversi quotidiani dal 1967 al 1976, si compongono da una parte di una serie di com­menti estemporanei sugli sviluppi delle questioni circa il Concordato e il referendum sul divorzio e dall'altra di un insieme di spunti e riflessioni su personaggi e situazioni signifi­cativi o emblematici dei rapporti fra Stato e Chiesa nell'Italia repubblicana. L'interesse (maggiore di questi scritti consiste nel fatto che, al di là della presa di posizione dell'uomo politico, suscitata dalla contingenza del momento, si avverte ad ogni passo la consapevolezza dello storico formatasi attraverso una lunga esperienza di studio e di ricerca che ha dato molti dei suoi frutti migliori proprio nel campo delle indagini sulle due Rome . Alla luce del passato, le vicende contemporanee acquistano una loro profondità di prospettiva e si spiegano come conseguenza di premesse ben individuabili, mentre l'analisi storica con­fluisce in un coerente giudìzio politico. Così la convinzione dell'urgente necessità dell'abro­gazione del Concordato si origina dalla considerazione che esso ha costituito nella storia d'Italia una brusca interruzione di quella linea di pensiero e di azione che aveva avviato dal 1870 un regime di separazione tra Chiesa e Stato, vera garanzia della libertà e indi­pendenza delle due istituzioni. Nato nel periodo della dittatura fascista, in analogia a quanto succederà più tardi nei regimi totalitari della Spagna e del Portogallo, il Concordato rappresenta per Spadolini un ritorno a quella immistione della Chiesa negli affari dello Stato che avrebbe dovuto cadere come una foglia secca all'avvento della Repubblica. Esso invece, anche dopo che i recenti sviluppi politici e l'evoluzione della mentalità di una note­vole parte di credenti che, sulla scia del Concilio Vaticano II, lo hanno riconosciuto superato e anacronistico, viene tuttora difeso da taluni ambienti cattolici con la stessa chiusa e antistorica intransigenza che caratterizzava nell'800 le rivendicazioni del potere temporale da parte dell'oc Opera dei Congressi .