Rassegna storica del Risorgimento

ANGELONI LUIGI
anno <1977>   pagina <6>
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Bruno Di Sàbantonio
L'opera del 1818 contiene motivi, quali l'esigenza della diffusione delle idee nel popolo come mezzo indispensabile per raggiungere l'unità di intenti neces­saria ad una rivoluzione popolare15* che differenziano sostanzialmente la posi-zione dell'Angeloni dalla prassi delle società segrete e preannunciano metodi di lotta che si svilupperanno in seguito in Italia con la nascita di movimenti nazionali organizzati. Nella sfiducia in una iniziativa, da parte dei governi ita­liani del tempo, per l'indipendenza della penisola, comincia a farsi strada l'idea che solo mia sollevazione popolare e violenta possa acquistare all'Italia l'indi­pendenza e la libertà. L'Àngeloni intende l'indipendenza come libero esercizio, da parte della nazione, della sovranità popolare. La lotta armata del popolo costituisce una via legale per ricostituire la sovranità dello Stato smembrata dagli accordi diplomatici. I vari principi della penisola non sono in possesso, perciò, di alcun titolo legittimo; solo di fronte allo Stato sabaudo visto assai pessimisticamente, in verità come possibile fulcro dell'unità d'Italia, l'Ange-Ioni indugia a prendere posizione in tal senso.16) Questa incertezza, tuttavia, è determinata da un generale pessimismo su una iniziativa monarchica e non sì intrawede quindi nello scritto neanche una debole speranza di una condotta politica italiana da parte di quello Stato.
La sovranità nazionale viene derivata da quella dell'individuo, che ha que­sto diritto per legge di natura. In base ad essa l'Angelo ni riconosce pure la li­bertà e la eguaglianza dei membri della società. Nel suo pensiero l'opera Del-Yltalia rappresenta l'espressione del diritto naturale, il retaggio delle teorie set­tecentesche cui si era ispirata la Rivoluzione e le lotte politiche alle quali egli stesso aveva partecipato. La sua posizione non apporta nulla di nuovo ai risultati del pensiero politico del '700; nel suo complesso eclettismo non rispecchia nem­meno le idee più ardite dei circoli giacobini in cui l'Angeloni si era inserito tanto tempo prima, all'epoca della repubblica romana e dell'opposizione clan­destina a Napoleone. L'esigenza di presentarsi ad un pubblico che non ama pro­grammi radicali induce l'Angeloni ad una generale ambiguità. Così, anche in quei punti in cui è evidente la sua vicinanza all'egualitarismo roussoiano, egli non apre un confronto con questo autore, e preferisce invece portare avanti il discorso ricorrendo ad autori moderati rispetto alla problematica della egua­glianza sociale, quali i vecchi Grozio e Pufendorff. m o attivi nella politica del dispotismo illuminato come il Vattel.18) Il libro ha, invero, una importanza fondamentale negli anni della restaurazione consolidata e della reazione ai prin­cipi ai quali si erano ispirati i rivolgimenti europei. Per le sue idee anti­dispotiche e nazionali, esso infatti circola in Italia clandestinamente. In questa opera l'Angeloni instaura un proficuo rapporto col Machiavelli,19) mutuando dallo scrittore del '500 l'impero della forza nelle cose politiche. Questo concetto appare in D*>IVItalia in forma embrionale e non annulla i valori della cultura più vicina all'Angeloni; il dispotismo viene ancora condannato in nome della ragione che vuole realizzare nella società i diritti naturali e in nome di una
,5> hi, voi. II, pp. HO sgg.
16> Ivi, voi. II, pp. 90 sgg.
,7) Ivi, voi. II, pp. 64 sgg.
**> hi, voi. IL pp. 2 sgg., 91 sgg.; di Vattel, wi, è citala l'opera Les droits des gens, prélim. paragg. 4, 18-19: 1. IL Paragg. 4, 54.
,9> L. ANGELONI, Dell'Italia cit., voi. II, pp. 98 sgg.; di Machiavelli, accanto al Principe, capp. 25, 26, sono citati i Discorsi, 1. III, cap. 9.