Rassegna storica del Risorgimento

ANGELONI LUIGI
anno <1977>   pagina <10>
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Bruno Di Sabantonio
di uno stretto rapporto tra natura e storia, chiarito alla fine dell'opera M) secondo lo spirito naturalistico al quale l'autore vuol mantenersi fedele.35)
Ciò che, a prima vista, sembra contrastare con il principio naturale degli ordinamenti sociali è la soluzione data al problema dei valori civili.36) Il rela­tivismo, al quale essi sono ricondotti, nega risolutamente la teoria del diiitto naturale; i diritti umani, essendo espressione di società tipiche, seguono le vi­cende storiche di queste, ed è l'utilità e la convenienza a qualificarli,37 in op­posizione al giusnaturalismo che fonda il diritto sull'essenza naturale e razionale dell'uomo. Tuttavia, di fronte a queste conseguenze, l'Angeloni si è sforzato di ricercare in altre direzioni il valore universale della legge, necessario alla con­vivenza civile. Per lui ciò che dà senso ai valori sociali è la necessità che essi esistano nella effettualità storica. Ma l'ordine effettuale delle cose è un ordine di natura reso operante dalla forza. L'Angeloni non riconosce alcun potere ef­fettivo ad un diritto che non si basi sulla forza. Questa è vista come un prin­cipio necessario alla vitalità della natura; l'Angeloni è arrivato a definirla par­tendo dalle riflessioni intorno al problema machiavellico della realtà effettuale e della sua importanza nelle costituzioni politiche. Nell'opera del '26 la forza, che egli aveva visto attiva nel movimento della Rivoluzione, si è trasformata in un principio vitale della natura e della realtà in generale. La storia recente sem­brava all'Angeloni confermare l'idea, da lui scoperta in Machiavelli, per cui la stabilità dei regimi politici andava ricercata nella forza di operare che essi hanno. Già dal 1818 questo elemento della realtà politica era visto come fattore determinante per forzare la realtà obiettiva dell'Italia della Restaurazione e provocare tensioni foriere di sviluppi rivoluzionari.38) Il concetto della forza esiste, nel pensiero dell'Angeloni, prima che compaiano le considerazioni sulla natura, ed appartiene al mondo storico-politico. Solo nelle Lettere alla Minerva Napolitano, del '20-'21 e in Della Forza, che svolge le premesse di queste, il con­cetto della forza viene esteso dal mondo storico a quello naturale, determinando anche la correlazione strettissima tra queste due realtà che vengono a fondersi
**> Ivi, voi. II, pp. 145 sgg.
35) Ivi, Proemio, p. XIII.
3Già sotto la delusione provocata dal Congresso di Vienna, quando egli scrisse l'opera Dell'Italia, ad essi viene dato un significato valido solo nell'ambito delle società in cui si sviluppano (Della Forza cit., voi. I, pp. 11 sgg.), e vengono relativizzati nella esten­sione e nella portata storica. Questo relativismo è dettato dalla necessità di distruggere l'ideologia, reazionaria che garantisce la validità del proprio ordine politico sulla base dei valori assoluti della religione. Sulle vane credenze di ordine religioso, o comunque, meta­fìsico, si fonda l'ignoranza popolare e l'oppressione dei governi alleati della Chiesa; ì pre­supposti della Rivoluzione, invece, sono nella capacità della ragione di ritrovare nella na­tura stessa, e non nella trascendenza di valori assoluti, il fondamento dell'ordine politico. Le istituzioni civili e la cultura in cui si esprimono, il diritto, i valori morali, nascono e muoiono con società determinate, come dimostra l'evoluzione storica dei popoli {Della Forza cit., voi. I, pp. 12 sgg.). È a questo punto che lo sviluppo storico delle organizza­zioni sociali, con la trasformazione incessante delle culture che produce, si pone in appa­rente antitesi con la stabilità della natura, che ha leggi immutabili, universali e necessarie (Della Forza cit., voi. I, p. 34), I valori civili mutano significato da tempo a tempo e da luogo a luogo; una loro definizione non può essere che relativa alla costituzione politico-sociale nel cui ambito si sviluppano.
37) L, ANGELONJ, Delta Forza cit., voi. I, pp. 46 sgg.
3*) L. ANGELOM, Dell'Italia cit., voi. I, pp. 298 sgg., 312 sgg.