Rassegna storica del Risorgimento

ANGELONI LUIGI
anno <1977>   pagina <14>
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Bruno Di Sabantonio
mento per l'importanza che danno al rapporto natura-storia. La concezione delle tensioni sociali come legge di natura è una loro personale conquista.47*
Nell'opera del '26 l'Angeloni tornava sul problema del federalismo e dèi-1 unità nazionale. Quantunque per questi vi siano state soluzioni diverse dal 1814 al 1826, il pensiero del frusinate può trovare una unità di sviluppo evi­dente. H sistema federalista, visto col passare del tempo come l'organizzazione politica della libertà, veniva valutato nel 1814 come naturale evoluzione della civiltà italiana, formatasi, nella storia che va dai comuni alle signorie, sulle isti­tuzioni locali.48* Allora il problema dell'unità nazionale veniva risolto cercando un compromesso tra fattori dall'Angeloni stesso considerati più tardi inconcilia­bili: gli Stati regionali, l'autorità del Pontefice, i territori sotto dominazione straniera avrebbero dovuto formare un organismo politico di cui non si specifi­cavano né le funzioni né le precise finalità rispetto alla indipendenza italiana. Nel 1818 l'Angeloni, liberatosi dagli atteggiamenti possibilisti verso una fede razione che comprendesse, accanto a Stati di antica tradizione repubblicana, an­che Stati monarchici, chiarisce meglio il suo pensiero federalista in direzione unitaria e repubblicana, secondo lo spirito che rimarrà in seguito nella sua vita di rivoluzionario. L'ordine prospettato per l'Italia prevede, in una lega di Stati,
47) Per l'Angeloni l'ordine della forza naturale è, sul piano politico, quello in cui a tutti o la maggior parte degli uomini reggono le cose che appartengono a tutti (Della Forza cit., voi. II, p. 37). La democrazia diretta è l'ordinamento ideale verso il quale tende l'autore che, proponendo piccole circoscrizioni elettorali, anche alla democrazia rappresen­tativa, ha voluto riferirsi, quanto più possibile, allo spirito della forma diretta. La demo­crazia rappresentativa si fonda sulla impossibilità tecnica di quella diretta e sulla necessità di affidare le pubbliche mansioni a quegli uomini che la natura e l'educazione civile hanno resi adatti allo scopo. Riconosciuta la società come necessaria organizzazione dei rapporti interumani, l'Angeloni non riconosce ad essa alcun imperativo morale valido per l'uomo singolo, sibbene un postulato del vivere civile, di natura utilitaria; la legge, che risponde alla convenienza (Della Forza cit., voi. II, p. 50), non perde tuttavia il suo valore sociale. Vedendo negli stimoli individuali la possibilità di prevaricare le ragioni sociali, Angeloni ha garantito l'adeguamento del singolo alla legge della collettività con la necessità natu­rale del consorzio umano. L'individuo non aderisce immediatamente alla legge civile e solo attraverso l'ammaestramento sociale, che dura quanto la storia umana, arriva a riconoscere il valore della organizzazione fondata sulla necessità di natura. In questo sforzo di ade­guamento alla legge, che esprime il bene collettivo, l'Angeloni identifica la libertà* Ai regimi autoritari, pertanto non viene riconosciuta alcuna azione morale, mentre un ideale etico viene assegnato a chi lotta per i governi popolari e repubblicani. L'opera Della Forza A ricongiunge, cosi, idealmente a quella scritta nel 1818, Dell'Italia, che aveva come tesi fondamentale l'idea che la miseria politica, economica e morale del popolo avesse le sue cause nella dissolutezza dei giovani monarchici. Questo è uno dei pochi legami che uni­scono le due opere, per altri versi tanto lontane tra loro; attraverso Dell'Italia possiamo ricondurre questo pensiero sulla moralità politica dei governi popolari al periodo rivolu­zionario ove è generalmente diffuso. Nell'opera del '18 emerge la tendenza a risolvere il problema politico al di fuori dell'istituto monarchico e nella formulazione di uno Stato repubblicano federale che rispondesse alle esigenze della libertà civile e del progresso eco­nomico (Dell'Italia cit,* voi. I, pp. 240 sgg.; voi. II, pp. 3 sgg.; per lo stesso argomento cr. anche Della Fona cit., voi. II, pp. 30 sgg., ove il Montesquieu è portato come autore obiettivo sulla immoralità dei regimi monarchici, per cui cfr. Esprit dea lois 1. Ili, chap. 3, e viene però criticato per aver affermato la mancanza delle virtù nelle repubbli­che, in Esprit dea Uri*, L V, chap. 2).
48) X AHGELONI. Sopra l'ordinamento cit., pp. 10 sgg.; lo atesso tema in Dell'Italia cit., voi. II, pp. 25 sgg.