Rassegna storica del Risorgimento

ANGELONI LUIGI
anno <1977>   pagina <16>
immagine non disponibile

16
Bruno Di Sabantonio
la possibilità che alcuni elementi del suo pensiero vengano ricondotti a Ma­chiavelli e allo Helvétius.52)
Il relativismo e la teoria della forza costituiscono i temi di un lungo dibat­tito epistolare tra l'Angeloni e il Buonarroti,53) nel quale si precisano le di­verse posizioni dei due rivoluzionari, pur sulla comune base della lotta ai re­gimi assoluti del tempo. Le polemiche, sorte intorno ai principali temi dell'opera, portarono l'Angeloni stesso ad una ulteriore chiarificazione del suo pensiero. Ri­badito il carattere anti-metafisico ed anti-autoritario del relativismo dei valori che vuole liberare l'uomo dall'asservimento alla superstizione religiosa diffusa dai governi dispotici, l'Angeloni tornava a considerare il principio della forza con una più precisa coscienza del suo carattere eversivo dello status quo poli­tico-sociale.54) Pur accentuando la natura politico-rivoluzionaria della forza, egli non riusciva comunque ad evitare problemi morali difficili come quello della eguaglianza e della libertà. Il Buonarroti vedeva questi inconciliabili con un sistema politico basato sulla forza.55*
Invero, l'idea guida del frusinate è la considerazione che i rivolgimenti so­ciali seguono leggi di natura. La sua visione progressiva della storia è data pro­prio dalla importanza che, nella evoluzione degli ordinamenti civili, acquista la scissione della forza naturale in due elementi contrapposti. Al momento ne­gativo, rappresentato dalla degradazione della forza nei regimi autoritari, si contrappone quello positivo e costruttivo della forza rivoluzionaria che è mo­rale in quanto liberatrice.) E, mentre i regimi assoluti hanno un carattere pre­cario in quanto si fondano sulla contingenza di un momento negativo della na­tura, privo di ordine morale, l'ordinamento cui aspira la rivoluzione ricom­pone nell'equilibrio politico le forze sociali contrapposte, ravvivando di una dialettica naturale la vita dello Stato. Anche l'ordine rivoluzionario, tuttavia, deve rispettare le tensioni naturali e porsi come espressione della forza della maggioranza politica. In questo senso sembra difficile poterlo identificare con il bene di tutti; esso, secondo la legge dialettica, è un termine della opposizione che minaccia di ridurre la società alla propria egemonia. Sembra giustificata dalla natura stessa la possibilità che in politica interna le classi più forti e, in politica internazionale gli Stati più potenti, instaurino un ordine oppressivo. L'indipendenza delle nazioni e la libertà e la eguaglianza dei cittadini sono i due temi che l'Angeloni riesamina alla luce dello sviluppo dialettico del suo pensiero. Per il primo rispetto, egli pensa di poter salvaguardare l'indipen­denza dei popoli richiamandosi al principio della affinità ideologica che per­
meati del pensiero politico dell'A u geloni a Hobbes, vedendo nella forza teorizzata dall'esule il carattere precipuo della libertà rivoluzionaria, in quanto la libertà è, secondo lui, po­tenza; interpretazioni di questo tipo non vengono accettate dall'Angeloni; ma il fatto che esse potessero più o meno conseguentemente trarsi dai suo sistema della forza spiega l'in­sistenza con cui il Buonarroti richiama l'Angeloni ad attenuare l'importanza di questo principio pericoloso per la democrazia.
52) Questi autori rientrano nelle fonti varie proposte, per l'opera dell*Angeloni. da S. SALPI in un articolo est., sulla Revue Encyclopédiquc, voi. XXXIII (1827), p. 493.
53) Per i rapporti tra i due rivoluzionari, oltre all'opera cit, di A. Galante-Garrone, cfr.j G. ROMANO-CATANIA, F. Buonarroti, Milano, 1902, pp. 137-187; A, SAITTA, F. Buo­narroti, Roma, 1950-51, voi, I, pp. 80-84, voi. II, pp. 42 sgg,, 187 sgg.
5*) L. ANGELONI, Delia Forza cit., voi. II, pp. 107 sgg.
55) A. GALANTE-GABHONE, F. Buonarroti e i rivoluzionari dell'800 cit., pp. 38 sgg.
56) L. ANGELONI, Della Forza cit., voi. II, p. 110.