Rassegna storica del Risorgimento
ANGELONI LUIGI
anno
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1977
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pagina
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18
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Bruno Di Sabantonio
sociale non è considerata inevitabile. Alla nuova costituzione politica, da lui prospettata, non corrisponde una struttura sociale che non si basi su modelli esistenti o in via di superamento. Egli postula una società di tipo agricolo* patriarcale nella quale la purezza dei costumi svolga un ruolo determinante nel mantenimento delle libere istituzioni. Ad essa si ispira la concezione della piccola proprietà coltivatrice che egli deve aver ereditato dall'ambiente della repubblica romanas9) e dall'assetto agrario della Francia rivoluzionaria. Questa visione oscilla tuttavia tra una democrazia ideale ed un populismo troppo patriarcale per non essere pericoloso per l'ordine democratico. D'altra parte la stessa importanza che viene data al problema della terra, in un momento in cui l'incipiente movimento indipendentista faceva passare in secondo piano il grave problema delle campagne, pone l'Angeloni alle origini del movimento democratico e in netta opposizione coi moderati del suo e del tempo posteriore. Eppure, è proprio sul tema delle vie attraverso le quali dovrebbe realizzarsi l'ordinamento della piccola proprietà contadina che l'Angeloni presenta contraddizioni evidenti, solo in parte spiegabili con l'esigenza di non presentarsi come radicale agli occhi di un popolo che non consentirebbe a rivolgimenti violenti sul piano sociale senza una adeguata propaganda rivoluzionaria. Mentre egli afferma indispensabile, infatti, per le libere istituzioni la piccola proprietà ed imputa la schiavitù d'Italia alla costituzione del latifondo tuttora esistente e dà una positiva valutazione dell'assetto agrario della Francia rivoluzionaria,60) si dichiara tuttavia contro le leggi agrarie, né prospetta modi diversi per spezzare il latifondo.61* E, quantunque vengano riconosciuti allo Stato larghi poteri in materia sociale (previdenza, lavori pubblici, educazione scolastica e civile ecc.) gli si negano i mezzi necessari per attuare programmi sociali, limitando la pub-Mica spesa e l'intervento statale nell'economia. Nella forza dello Stato l'Ange-Ioni non cessa di vedere il pericolo incombente dell'autoritarismo; nel suo potere sociale stesso la possibilità del formarsi di un potere coercente; perciò la caratteristica essenziale della piccola proprietà è quella di essere indipendente dal potere pubblico, ed il suo fine consiste nel rappresentare la società civile, nel vigilare affinché gli organi dello Stato possano essere sempre da questa controllati. Se vedessimo in queste affermazioni una difesa dell'individualismo liberale, non potremmo dare una interpretazione coerente del pensiero politico del-l'Angeloni, il quale anche su questo punto esprime ideali libertari. In coerenza col sistema federalista, le libertà che egli rivendica non sono quelle dell'indi
ai Nella repubblica romana l'Angeloni era tribuno; il 30 marzo 1798 propose in questa sede una mozione sulla sussistenza del popolo romano, interessandosi già allora per il mondo agricolo; teoricamente avrà potuto subire l'influenza di Vincenzo Russo, presente in quei tempi a Roma, il cui pensiero è basato, come è noto, sulla identità tra vita agricola e senso morale e libertario e sulla contrapposizione della vita lìbera delle campagne a quella commerciale, responsabile della corruzione dei costumi e della libertà. Su questo periodo cfr.: D. CANTI MORI, V. RUMO, il circolo costituzionale di Roma nel 1798 e la questione della tolleranza religiosa, in Annali della Scuola Normale superiore di Pisa, serie li, voi. XI (1942), fase. IV, p. 113; V. E. GIUNTELLA, Atti delle Assemblee eh., voi. I, p. LXXIV; sulla politica del Tribunato cfr. lo stesso V. E. GIUNTELLA. Due esperienze repubblicane in Roma (1798-1849) in Rassegna storica del Risorgimento, a. XXXVII (1950), fase. I-IV, pp. 179 sgg.
M> L. ANGELONI, Dell'Italia cit. voi. I, pp. 240 sgg. e passim; Della Fona cit., voi. II, pp. 12 sgg.
6I> L. ANGELONI, Della Forza cit., voi, II, pp. 119 sgg.