Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO SCRITTI
anno <1977>   pagina <22>
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SULLA PUBBLICAZIONE DI UNO SCRITTO CRISPINO
Quattordici anni or sono, nell'awiare le mie ricerche crispine con il sag­gio su Le idee sociali del primo Crispi (1839-1849), che vide la luce su questa Rassegna,1) prendevo le mosse da quello scritto sugli Ultimi casi della Rivolu­zione siciliana esposti con documenti da un testimone oculare del quale si può dire che il giovane esule, ormai accostatosi, nel corso delle esperienze degli ul­timi mesi della rivoluzione siciliana, allo schieramento democratico, ma ancora nell'atto di esplorarne le varie correnti, vi toccasse il momento politicamente più avanzato, con una interpretazione del fallimento della rivoluzione siciliana in chiave ideologica, come dovuto alla borghesia privilegiata degli affari e della proprietà.
Su quei contemporanei approcci alle diverse correnti democratiche, e par­ticolarmente sulle avances crispine verso Mazzini e Cattaneo, pagine acute ha scritto di recente Massimo Ganci, nell'intelligente e stimolante profilo che egli ha dedicato a Crispi.2) Non starò, quindi, a riesporre quegli approcci. Voglio prenderne, invece, lo spunto per una semplice puntualizzazione.
Ormai la biografia crispina va sempre più decisamente uscendo così dal­l'agiografia come dalle sterili polemiche, per porsi su un più sereno e concreto piano storiografico; ma proprio quando va uscendo dall'approssimativita delle versioni tradizionali, stranamente, per gli Ultimi casi si è manifestata negli stu­diosi più recenti una tendenza a mettere in dubbio le indicazioni tipografiche dell'originaria edizione in opuscolo, per sostenere la tesi che esso fosse stato pubblicato non a Torino, bensì dalla Tipografìa elvetica di Capolago.
In effetti le indicazioni tipografiche date sono, come mostrerò, veritiere e lo scrìtto, nelle sue origini, va collocato in una atmosfera che non era esatta­mente quella di Capolago.
La tesi ritengo è nata sicuramente da un eccesso (ma anche, poi, da un difetto) di solerzia, cioè dall'aver voluto tener conto, con una interpretazione eccessiva non giustificata dal testo, della lettera che Crispi indirizzò al direttore della Tipografìa elvetica, il 17 giugno 1850: ...Circa il mio opuscolo: Ultimi casi della rivoluzione siciliana, resto inteso di averne voi venduto 58 copie .3) Da quel rendiconto di vendita, evidentemente, si è voluto desumere che fosse stata la Tipografia elvetica a pubblicare l'opuscolo. E perché mai avrebbe detto edito a Torino uno scritto anonimo il cui autore, peraltro, risiedeva proprio a Torino?
La lettera del 17 giugno 1850 è integrata da un modello di contratto rela­tivo alla collaborazione crispina all'Archivio storico contemporaneo italiano, nel quale si fa riferimento alla carta privata del 15 aprile, ma questa venne
*> Rassegna, a. XLIX, fase. II, pp. 199-216.
2) M. GANCI, Il caso Crispi, Palermo, 1976.
3> F. CRISPI, Lettere dall'esilio* Roma, 1918, p. 5.