Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO SCRITTI
anno <1977>   pagina <23>
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Di uno scrìtto Crispino
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pubblicata dal Caddeo4) e nessun cenno vi si legge che concerna gli Ultimi casi. Ne tace pure il contratto definitivo, del 9 luglio.5)
Ed a ragione.
Il Palamenghi, che curò la pubblicazione delle Lettere dall'esilio, traen-dole dai copialettere crispini (ora in Archivio Centrale dello Stato, serie Reggio Emilia), non pubblicò tutte le lettere (e, sia detto per inciso, non sempre ri­spettò il testo di quelle che pubblicava), né tenne conto di altre lettere di Crispi ed a Crispi. Ora avviene, ad esempio, che nelle carte crispine in possesso del­l'Archivio centrale (e già dell'Archivio di Stato di Palermo), si trovi l'indica­tiva lettera che il 9 giugno 1850 il Daelli indirizzava a Crispi (il quale rispose, appunto, con la lettera del 17 giugno): in essa il Daelli comunicava di avere una giacenza dell'opuscolo di 42 copie e ne concludeva che, pertanto, ne erano state vendute 58 copie.6'
Se la Tipografìa elvetica fosse stata l'editrice, non sarebbe stato un po' ... poco avere la disponibilità di sole 100 copie?
Ma ecco, nel copialettere, la lettera che Crispi indirizza al Daelli il 19 set­tembre 1850 lettera non pubblicata dal Palamenghi nella quale scrive: Vi ho inviato per mezzo del Carlotti altre 100 copie del mio opuscolo: Gli ubimi casi della rivoluzione siciliana. Spero che ne prenderete cura, siccome per le altre cento anteriormente da voi ricevute .
H linguaggio è chiaro. Ma in effetti le mie argomentazioni sono state al­quanto oziose, poiché ci sono altre prove decisive che l'opuscolo sia stato pub­blicato come in esso è indicato dalla tipografia dei fratelli Canfari, in To­rino. Lo scrìtto Crispino già allora non era del tutto inedito: sotto il titolo La quistione siciliana, senza l'incisivo avvertimento premessogli e senza i docu­menti aggiuntigli nell'edizione in opuscolo, esso era apparso nella Concordia, della cui redazione Crispi faceva allora parte, in sette puntate, dal 10 ottobre 1849 (n. 243) al 2 gennaio 1850 (n. 2). E, si badi, la Concordia usciva proprio dai torchi dei fratelli Canfari, presso Via Dora grossa, n. 32...
Qual motivo mai, dunque, avrebbe indotto Crispi a dire pubblicato dai Can­fari, a Torino, l'opuscolo, se invece lo avesse fatto pubblicare dall'Elvetica?
Al Daelli, con il quale era entrato in rapporto per l'iniziativa del Correnti (incontrato nel gennaio nella redazione della Concordia) e che era venuto a Torino per la carta privata del 15 aprile, Crispi avrà, sì, affidato la vendita di 100 copie dell'opuscolo (e successivamente, si è visto, di altre 100), confidando nell'organizzazione dell'Elvetica.
Voglio dire, infine, che gli Ultimi casi, per il tempo in cui nacquero ori­ginariamente, per l'ambiente in cui Crispi visse i primi mesi dell'esilio, non collocano le loro aperture sociali , ed in alcuni spunti addirittura socialisti-cheggianti, sulla linea degli approcci verso Cattaneo (e tanto meno verso Mazzini).
RENATO COMPOSTO
4) R. CADDEO, La tipografia elvetica di Capolago. 1830-1853, Milano, 1931, p. 403: doc. n. 14: Schema di contratto per la formazione dell'<c archivio siculo ,
5) Ibidem, p. 405: doc. n. 17: Contratto per cinque lavori originali del Crispi e per la formazione dell'a archivio siculo .
6) A.C.S., Carte Crispi, ex A.S.P., fase, 6, ina. 2, doc. 3.