Rassegna storica del Risorgimento
ROSA GABRIELE
anno
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1977
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pagina
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32
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LE AUTONOMIE LOCALI
NELL'ESPERIENZA POLITICO-AMMINISTRATIVA
DI GABRIELE ROSA**
Sono convinto che non si ordinano repubbliche federali sicure, sino a che la democrazia non si è ben ordinata nelle piccole agglomerazioni locali, nei grembi rurali. Non si deve edificare dal vertice, ma salire dalla radice. Come fecero gli Svizzeri, come pensava il mio maestro Cattaneo *.u
Queste parole, contenute in una lettera del 30 maggio 1894 dettata ai repubblicani lombardi come testamento politico appena tre anni prima della morte, esprimono tutta l'essenza dell'autonomismo di Gabriele Rosa: autonomismo di pensiero, ma anche autonomismo d'azione, professato come amministratore locale nel ventennio (1867-1886) in cui egli fu membro del Consiglio provinciale di Brescia.
Analizzare le caratteristiche del pensiero autonomistico di un repubblicano della generazione di Gabriele Rosa2) significa imbattersi subito in una questione che ormai si può considerare classica per la storiografia repubblicana, qual'è quella della diversa impostazione con cui Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo affrontarono il tema degli ordinamenti locali.3) Ma, trattandosi di Gabriele Rosa, il problema va esaminato non tanto sul versante che più ha interessato negli ultimi anni, cioè il regionalismo, quanto a proposito del Comune.
Per ciò che riguarda il regionalismo, invece, pare ormai acquisito che sonò scorrette entrambe le interpretazioni estreme: sia negare, da un lato, il regionalismo di Giuseppe Mazzini, quasi che egli, a prescindere dagli altri pronunciamenti anteriori ancora di recente rinvenuti,4) non si sia dichiarato per la Regione nell'aggiunta all'articolo Dell'Unità Italiana del 1833, aggiunta che, proprio per essere stata scritta nel 1861, l'anno della proposta e della reiezione dei progetti Minghetti, resta fondamentale; sia negare, dall'altro, come pure si è tentato, *> il regionalismo di Carlo Cattaneo, come se l'assenza di una perentoria
*) Il saggio non considera l'evoluzione intera del pensiero autonomistico di Gabriele Rosa (1812-1897), bensì il periodo durante il quale egli fu consigliere provinciale di Brescia (1867-1886). E di questo perìodo vengono presi in esame non tutti gli scritti, ma quei pamphlets di una certa dimensione, in cui egli cercò di conferire organicità alle sue riflessioni sulle autonomie locali
l> Cfr. la Introduzione (p. 13) di G. Tramarollo al voi. G. ROSA, Autobiografia, Pisa, 1963, nonché G. TRAMABOLLO, Rosa il poligrafo nel voi. Democrazia repubblicana. Profili starici da Mazzini a Conti, Milano, 1975, p. 165.
2) Sulla quale si veda soprattutto G. SPADOLINI, I repubblicani dopo l'Unità, Firenze, 1972.
3) La questione è affrontata ora di nuovo da L. CECCHINI, Unitari e federalisti. Il pensiero autonomistico repubblicano da Mazzini alla formazione del P.R.I., Roma, 1974.
*) 1/, CECCHINI, op- cit.
s> Da parte dello stesso L. CECCHINI, op. cit., p. 53: ce Ci sono sue affermazioni che farebbero pensare a una dimensione regionale, ma ci pare di poter affermare, anche