Rassegna storica del Risorgimento
ROSA GABRIELE
anno
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1977
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pagina
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33
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Le autonomie locali e Gabriele Rosa 33
dichiarazione sul putito specifico della Regione possa obliterare, paradossalmente, un regionalismo che è tale, anzitutto, nel metodo di una costruzione federalistica dello Stato e che, prima di definire aggregazioni più vaste, come le Regioni, si preoccupa della cellula di base della comunità locale.
Se si propone di considerare la genesi dell'autonomismo del Rosa sotto un profilo diverso da quello della questione regionale non è, tuttavia, perché questo tema sia assente dai suo orizzonte culturale e politico. Che egli si sforzasse di alimentare e di arricchire il messaggio della scuola repubblicana spostando l'accento su temi concreti, limitati, effettivi, come appunto le autonomie regionali, ha già notato a suo tempo Giovanni Spadolini, il quale anzi, estendendo l'analisi a tutta la generazione dei repubblicani, cui il Rosa stesso appartiene, ha messo in luce come essa sentisse con un interesse e un'acutezza nuovi i problemi della fondazione dello Stato e dell'ordinamento regionale, oltre che della questione meridionale, della riforma della burocrazia, della magistratura, della revisione tributaria, della lotta al protezionismo e al monopolismo, del rinnovamento degli enti locali, dell'ampliamento della vita comunale e municipale.6) È interes* sante, inoltre, che il primo tentativo così lo chiama il Ma si ni di organizzazione politica dei repubblicani lombardi, frutto della collaborazione, fra gli altri, di Gabriele Rosa e Arcangelo Ghisleri, dia luogo a un organismo di tipo regionale: la Consociazione Repubblicana della Regione lombarda fondata a Milano il 9 marzo 1879. *>
Del resto, si trovano affermazioni esplicite di regionalismo nei testi presi in esame in questa sede, che pure sono dedicati al Comune o, al più, alla Provincia. La pietra fondamentale dello Stato, il pritaneo delle libertà scrive il Rosa nel 1886 è il Comune ordinato federativamente in sé e nelle agglomerazioni della Provincia, delle Regioni, degli Stati .S) C'è, in questo riconoscimento della Regione come agglomerazione dei Comune, tutto il metodo cattaneano di costruzione dello Stato. Si comprende, quindi, come lo Spadolini abbia potuto osservare che questi repubblicani mostravano di aver studiato più il Cattaneo che il Mazzini.9 Ma la derivazione è ancora più evidente in un testo dell'anno dopo, dove il Rosa asserisce che la stessa legge austriaca mostrò come, senza rompere l'unità, si possono mantenere le Regioni. Perché ordinò amministrazione per la Lombardia diversa da quella del Veneto. E col mezzo della Congregazione
dal collegamento con altre prese di posizione, che in Cattaneo non c'è una particolare accentuazione in proposito . In tutto il capitalo dedicato a C. Cattaneo l'autore ignora le quattro lettere al Diritto del 1864, su cui infra.
Peraltro che fosse, inesatto il riferimento a C. Cattaneo fatto per l'Ente Regione dai deputati repubblicani all'Assemblea Costituente aveva asserito anche G. TRAMAROLLO, Cattaneo in libreria* nel voi. Carlo Cattaneo, Roma, 1971, p. 180.
6> G. SPADOLINI, op. cit., pp. 54 e 71.
7) p. C. MASINI, La scuola del Cattaneo,, in Rivista storica del socialismo* 1959,
n. 7-8, p. 513.
8) G. ROSA, LO Stato e il Comune* Brescia, 1886, p. 8. Ma già vent'anni prima aveva scritto: t Farini, Mingbctti. ed altri nell'Italia centrale, ... sommessamente proposero che all'unità di salisse per gradi di Comuni, di Provincie e di Regioni geografiche e storiche. Molti politici accettanti le autonomie dei Comuni e delle Provincie, s'allarmarono al nome di Regioni, quantunque queste potessero essere consorzi di Provincie per gruppi di interessi speciali, per esecuzioni di leggi e regolamenti loro peculiari, come era la Toscana (Gv ROSA, Unità, scentramento e trasformazioni degli Stati, Brescia, 1867, p. 33).
G. SPADOLINI, op. cit., p. 71.