Rassegna storica del Risorgimento
ROSA GABRIELE
anno
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1977
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pagina
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36
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Ettore Roteili
il deputato, in un sistema a suffragio estremamente ristretto, per il quale si otte-neva la elezione nel singolo collegio uninominale con poche centinaia di voti (talora poche decine), veniva a dipendere dal prefetto, che poteva orientare con facilità un elettorato così esiguo. Il prefetto, infine, era in uno stato giuridico che lo poneva continuamente alla mercé di un Governo sempre in grado di revocarlo e sostituirlo.
Come membro del consiglio provinciale di Brescia Gabriele Rosa ebbe modo di osservare da vicino il funzionamento del sistema politico ed amministrativo italiano e il ruolo che in esso svolgeva il prefetto. In un Incido articolo pubblicato sulla Rivista repubblicana dell'agosto del 1878 egli indicò chiaramente la contraddizione che esisteva fra le esigenze delle comunità locali e gli interessi cui il prefetto doveva prestare ossequio: dovrebbe porsi con la legge e per interesse pubblico, al disopra di tutti scriveva il Rosa ma le istruzioni secrete e le pretese del partito dominante alle Camere e al Ministero non glielo permettono . Deve dissimulare, aggiungeva, ma in secreto avere un partito e per quello agire segnatamente nelle elezioni politiche e amministrative, e secondo quello designare i sindaci . In particolare proseguiva il prefetto è anche presidente della deputazione provinciale la quale non di rado trovasi in conflitto di interessi col potere esecutivo. Allora in lui concludeva lottano il difensore della Provincia e quello del Governo, e naturalmente nella tenzone vince il più forte ,
Si può forse notare che manca ancora, in uno scritto come questo, il pieno sviluppo della critica al parlamentarismo, che si avrà invece con Arcangelo Ghi-sieri.15) Si può forse notare, cioè, che del sistema politico italiano è visto più l'aspetto amministrativo che l'aspetto costituzionale, più il limite dell'accentramento che il limite del parlamentarismo. Ma l'impossibilità di soddisfare in tal modo tutta la domanda di partecipazione politica che sale dal basso è colta con precisione.
C'è da chiedersi, allora, quale sia l'alternativa che Gabriele Rosa intravvede e propone. Che il punto di arrivo del processo di ricostruzione dello Stato vagheggiato da lui e dai repubblicani dell'epoca sia la repubblica e in ispecie la repubblica federale è fin troppo palese.16) Altrettanto palese è che in termini istituzionali tale processo debba passare attraverso le autonomie e l'allargamento del suffragio, per il quale egli si batté,17) e colpire quindi sia l'accentramento sia
,5> Tuttavia fin dal 1867 non aveva mancato di asserire: È indubitato che le ultime elezioni politiche ebbero tipo prevalente municipale. (...) Non solo gli elettori mostrarono intendimenti municipali, ma come nota Ferrari, lo spirito federale, senza ammetterlo teoricamente, senza confessarlo, predomina nella Camera, nel governo. Onde i Deputati si uniscono in generale per Stati, nelle discussioni ricordano più gli interessi, gli spiriti locali cbe quelli d'Italia, e gli stessi ministri si eleggono per Stati, onde soddisfare ai sentimenti delle varie parti d'Italia (G. ROSA, Unità cit., pp. 41-42).
,6> a La forma politica meglio rispondente a questo bisogno degli interessi privati, dell'economia pubblica, della civiltà, è la federazione pura, nella quale le parti riserbansi più libertà che non ne pongono in comune come nell'altre costituzioni politiche (G. ROSA, Unità cit., pp. 30-31).
,7> Cfr. D. VENKBUSO, La democrazia milanese e il problema della organizzazione degli enti locali: 1859-1890, nel voi. La Provincia di Milano, Storia amministrativa delle province lombarde, Milano, 1969, p. 21. Vi si cita l'articolo di G. ROSA. // voto universale amministrativo, in II Secolo, 6315 /XV ITI (1883), col quale egli a si limitava, questa volta, a perorare la causa del suffragio universale amministrativo .
Peraltro nel 1867 il Rosa aveva polemizzato contro il suffragio universale: Recente-