Rassegna storica del Risorgimento

ROSA GABRIELE
anno <1977>   pagina <38>
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Ettore Roteili
Un ordinamento simile, secondo il Mazzini, spegnerebbe il localismo gretto e darebbe alle unita secondarie forze sufficienti per tradurre in atto ogni progresso possibile. Per effetto della sua visione del Comune, la piccola provincia, nella quale soltanto la libertà può essere praticamente esercitata e sentita, sottentrerebbe alla granda e artificiale provincia nella quale possono fa­cilmente educarsi germi di federalismo e di aristocrazie smembratrici . In ogni caso, qualunque sia per essere conclude il Mazzini il successo del mio od altro sistema s>, questo è certo che si dovrà anche ampliare il Comune in modo da affratellare l'elemento rurale a quello delle città , nonché sviluppare la partecipazione dei cittadini. Il Comune del Mazzini, insomma, è un Comune sicuramente più democratico di quello piemontese (poi italiano), cioè più aperto alla partecipazione politica. Ma è, al tempo stesso, un Comune assai vasto.
Che cosa avrebbe comportato, in concreto, l'applicazione dell'ordinamento comunale delineato dal Mazzini? Nessuno a quanto risulta se lo è mai chie­sto, ma è necessario farlo se si vuole apprezzare pienamente la portata della sua proposta.
Secondo i dati del censimento generale del 31 dicembre di quello stesso 1861, i Comuni del Regno erano, allora, 7721 e gli abitanti 22.182.377. Creare dei Comuni di almeno 20.000 abitanti significava passare da 7.721 Comuni ad appena 1109. Più drastica ancora sarebbe risultata la riduzione in Lombardia, la regione cui principalmente si sarebbero riferiti Carlo Cattaneo e Gabriele Rosa e che era anche la più suddivisa in piccoli Comuni: pur comprendendo Milano coi suoi 192.182 abitanti, la Lombardia sarebbe passata da 2241 Comuni ad appena 159. Ma non molto diverso sarebbe stato il mutamento negli ex-Stati sardi, ove l'ordinamento comunale vigente era nato. Nel 1861 Piemonte, Liguria e Sardegna contavano complessivamente 2194 Comuni per 4.276.666 abitanti. Si sarebbe passati, così, da 2194 Comuni a 213, nonostante la presenza di città come Torino con 172.614 abitanti e Genova con 130.917.19)
Non occorre addentrarsi in ulteriori calcoli per concludere che il Comune delineato da Giuseppe Mazzini nel 1861 poco o nulla aveva a che fare col Co­mune allora effettivamente esistente. Basti pensare che, sempre in quell'anno, solo 41 città capoluoghi di provincia superavano i ventimila abitanti.
Va detto, en passoni, che i dati suesposti pongono anche in una luce di­versa la polemica storiografica sulle modalità di attuazione concepite dal Maz­zini per il suo disegno; questione che è stata sollevata a proposito della nota pagina in cui Gaetano Salvemini scrive che il nuovo ordinamento amministra­tivo dell'Italia Mazzini se lo immaginava creato da una costituente centrale rivo­luzionaria . È vero aggiunge il Salvemini che Mazzini voleva che la costi­tuente lasciasse larga autonomia ai comuni, ..., ma tanto le amministrazioni co­munali quanto le amministrazioni regionali le pensava sempre create da un atto di volontà del governo centrale .
La più recente critica mazziniana, contestando questi giudizi del Salvemini, ha osservato che Mazzini fa continuo riferimento in sede storica alle tradizioni di autonomia delle città italiane e nulla mostra che le voglia vedere cancellate
19> Per questi dati ofr. C. PAVONE, op. cit., pp. 803-806.
3*) G. SALVEMINI, Scritti sul Risorgimento, a cura di P. PIERI e C. PISCHEDDA, Mi­lano, 1961. Il Salvemini, però, aveva torto sia nel l'ut tribù ire al Mazzini la concezione del Comune come organo locale del governo centrale sia nel ritenere che egli non volesse Co­muni inferiori a diecimila abitanti (anziché ventimila).