Rassegna storica del Risorgimento
ROSA GABRIELE
anno
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1977
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pagina
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40
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40
Ettore Roteili
dopo che nel Regno d'Italia napoleonico era stato applicato, sulla falsariga del modello francese, l'opposto principio della nomina statale di tutte le cariche amministrative locali. E se anche il Mazzini nello scritto del 1845 aveva richiamato la patente del 12 aprile 1816, non era stato certo per lodare l'autogoverno comunale austriaco, di cui non pareva nemmeno essersi accorto, bensì per negare deci samente che le comunità locali lombarde godessero di qualsiasi autonomia (potere locale aveva detto ma in ogni affare di qualsiasi natura che sorpassi il valore di un centinaio di lire deve essere deciso a Venezia e spedito laggiù ). In ogni caso, non si era occupato della riforma del 1755, della quale l'atto del 1816 era una riedizione, mentre proprio la riforma teresiana era stata esaltata dal Cattaneo (e a ragion veduta perché più dell'atto si prestava a dimostrare la sua tesi) : il testo per l'appunto che anche il Rosa ricorda ripetutamente nel suo saggio / Comuni, posteriore, del resto, di appena cinque anni alle quattro lettere del suo maestro.*
Nondimeno, come si è accennato, non sono né l'autogoverno comunale, né il suffragio universale amministrativo che contrappongano la lezione del Mazzini a quella del Cattaneo. Il Rosa, anche se più probabilmente si rifa al lombardo, non ha in proposito incertezze di sorta. Dopo un'articolata disamina, in cui riferisce, tra l'altro, che nei Comuni del Massachussets tutti sono elettori ed eleggibili, e si raccolgono in assemblee generali ad amministrare direttamente , può indicare come un principio acquisito che nei vici o comuni elementari generalmente sono tutti elettori e che la proprietà territoriale vi è rappresentata anche se delle donne, dei minori, dei corpi morali , nonché, coerentemente, che le elezione del Consiglio e del capo esecutivo dei comuni è popolare ed annuale .
È appena necessario rilevare che, così facendo, Gabriele Rosa contestava implicitamente altrettanti principi dell'ordinamento allora vigente in Italia, il quale escludeva non solo il suffragio universale, ma pure la elezione del sindaco da parte del consiglio comunale.
Nell'analisi qui condotta ciò che appare importante è che tali principi siano enucleati e considerati validi non tanto per la generalità dei Comuni, quanto per quelli che, come or ora si è visto, egli stesso definisce elementari . Anche nell'esempio riportato del Comune del Massachusetts e specificato che esso dapprima è nato piccolissimo . Insomma, tutta la difesa che il Rosa sviluppa dell'autogoverno locale è legata strettamente alla difesa del Comune di piccola dimensione. Ed è a questo proposito che risultano palesi la discendenza dal Cattaneo e la distanza dal Mazzini.
Riferire in una maniera esauriente sulla polemica condotta dal primo contro il legislatore nazionale a favore della conservazione dei piccoli Comuni, presenti soprattutto in Lombardia, vorrebbe dire analizzare pressoché interamente tre delle sue quattro lettere sopra ricordate. Tuttavia, in questa sede, trattandosi di esaminare non il pensiero cattaneano, ma la sua influenza sul Rosa, il discorso può essere breve.
Già nella prima lettera egli anticipa un concetto attinente al tema, poi ri-
26) G. MAZZINI, Italia, Austria, e il Papa cit., p. 235. In sostanza, mentre il Cattaneo esalta l'autonomia del Comune del Lombardo-Veneto in quanto esso è provvisto di autogoverno, il Mazzini la nega per il regime dei controlli, che è l'aspetto trascurato dal Cattaneo stesso.
*tt) G. ROSA, 1 Comuni cit., pp. 35 e 47-48.