Rassegna storica del Risorgimento

ROSA GABRIELE
anno <1977>   pagina <43>
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Le autonomie locali e Gabriele Rosa
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del 1755 fece larga parte al censo, siccome quello che ha interesse massimo all'amministrazione .3
Poste queste premesse, il Rosa si cimenta in uno di quegli excursus storici a volo d'uccello per i quali nutre una speciale predilezione, che è, probabil-mente, tratto tipico di ogni autodidatta dell'epoca. Se il Comune romano os­serva era suddiviso, le città nostre ora, per quanto grandi, hanno un solo consiglio amministrativo . A Napoli, ad esempio, ora è un Comune solo senza suddivisioni con mezzo milione di abitanti .33) La maggior parte delle 68 Pro­vincie d'Italia ha meno di 500 mila abitanti, quindi argomenta il Rosa -r- ove non fossero le distanze, l'Italia, in luogo di avere 8562 consigli comunali, potrebbe amministrarsi con 68, quante sono le Provincie. E per vero ag­giunge il Rosa ciò si tentò di fare dai dispotismi centrali, ma i vici, i pic­coli comuni fuori, resìstendo, mantennero le antiche e provvide suddivisioni .
Si è, con queste osservazioni, già al centro del problema. Basterà continuare l'excursus e passare dai greci e dai romani al Medio Evo e dall'Europa all'Ame­rica; basterà ricordare che quando il 30 dicembre 1755 il ducato di Milano ricostituì i comuni, serbò alcune antiche consuetudini, e fra loro quella che i piccoli comuni avessero un consiglio o convocato di tutti; basterà dimostrare che i comuni più piccoli d'Italia risultano intorno i laghi lombardi, donde usci­rono nel Medio Evo i fabbricatori delle cattedrali, i lanaiuoli, i fabbri più in­dustri, dove tuttavia sono i migliori agricoltori, le popolazioni più sveglie e attive ,M) basteranno queste annotazioni, in cui è palese l'influenza cattaneana, per pervenire ad alcune acquisizioni precise: 1. Che, ove la politica non subor­dina l'amministrazione, ove prevale la natura e l'ordine storico, presso ogni po­polo, ad ogni grado di civiltà serbansi indipendenti autonomi alcuni piccoli co­muni (...). 2. Che ove concorso di circostanze ingrossassero soverchiamente un comune, si formano nel suo seno suddivisioni, onde provvedere meglio alle cose locali col concorso diretto del maggior numero . Di qui la critica alla legge del 1865 in cui è soverchiarne spirito di accentramento e si notano due difetti essenziali: l'eccesso di unificazione nei grandi comuni; la minaccia all'autonomia dei piccini alla massima parte degli antichi ed energici comuni alpestri . E di qui anche l'esemplificazione: Nel comune di Vello con 228 abitanti tutti par­tecipano all'amministrazione, ed a quella si educano. A Napoli, con mezzo mi­lione di abitanti la massima parte non sa d'amministrazione,... Vello ha un am­ministratore e consigliere ogni quindici persone, Napoli ne ha uno ogni 6250 .
A queste convinzioni, trasmesse dal suo maestro e convalidate dall'espe­rienza personale, Gabriele Rosa si manterrà costantemente fedele. In un altro saggio di dieci anni dopo (1879), scrìtto ormai al termine dei periodo di mag­giore minaccia per i piccoli Comuni, ribadiva : Per la legge italiana del 1865
32) G. ROSA, / Comuni cit., pp. 21, 22, 23 e 44. Dallo stesso saggio sono tratte an­che le citazioni successive.
33) L'esempio di Napoli (p. 31) è scelto, naturalmente, perché si tratta, all'epoca, del Comune più popolato del Regno.
34) p*jej circondario di Siracusa sono 31 Comuni con una media di popolazione ognuno di 8903 persone. La popolazione adequata de' Comuni toscani è di 7410, quella degli 8562 Comuni italiani mediamente è di 2919 abitanti. Mentre la media popolazione nei Comuni nella Provincia di Como è di 871 abitanti, quella del circondario di Salo è di 999, quella de' Comuni del Circondario di Pallanza è di 761 persone, che scendono in media 557 nel Circondario di Ossola. Nel Canton Ticino intorno il lago di Lugano la media popolazione dei Comuni è di 490 (pp. 45-46).