Rassegna storica del Risorgimento

ROSA GABRIELE
anno <1977>   pagina <44>
immagine non disponibile

44
Ettore Roteili
l'ideale del buon Comune è un nucleo di almeno quattromila abitanti; guai a quei Comuni che hanno la sventura di averne meno di 1500; essi sono condan­nati a diventare frazioni dei Comuni contermini, senza più consiglio proprio, senza amministrazione locale neppure per le vie . Ma poteva anche constatare, non senza una punta d'orgoglio: nondimeno, tanta è la forza naturale storica che, ad onta di questa legge giacobina, la provincia di Como, che ha gli operai più alacri e svegli d'Italia, serbò tutti i suoi Comuni storici così piccoli che la media loro non giunge ai mille abitanti. Così, nella provincia di Brescia, non valse l'impazienza dei novatori a bandire le piccole autonomie che resistettero per modo che tuttavia, su 285 Comuni bresciani, 139 hanno popolazione infe­riore ai mille abitanti, e di questi 24 non raggiungono i 400. E sono massima­mente i Comuni montani svegli, energici .35J
Era, questo, del maggior grado di partecipazione politica del Comune mon­tano, un punto che doveva stargli particolarmente a cuore, se ancora nel 1883, riferendosi agli effetti della riforma della legge elettorale dell'anno prima nella provincia di Brescia, faceva notare: mentre a Gerola nel piano trovasi un elet­tore sopra 25 abitanti, nei comunelli montani, dove predomina la piccola pro­prietà, rinviensi un elettore persino ogni cinque abitanti .36) Il concetto poi della sconfitta inflitta dai piccoli Comuni lombardi alla legge italiana del 1865, che aveva preteso di capovolgere i principi della legge austriaca del 1755, di­ventò un argomento fisso della sua pubblicistica in materia: lo troviamo pun­tualmente nel saggio del 1886 {Lo Stato e il Comune) e di nuovo in quello del 1887 (La legge comunale e provinciale per l'Italia).
Senonché, constatare come si è fatto fin qui che la identificazione del Comune separava il Cattaneo dal Mazzini e che il Rosa in proposito segui il primo non significa certo asserire che il secondo avesse torto, né, tanto meno, che la sua tesi fosse immotivata. Al contrario, la storiografia più autorevole che si sia occupata di tale contrasto ed abbia svolto un'analisi parallela fra il testo mazziniano del 1861 e quello cattaneano del 1864 non ha avuto difficoltà a con­eludere che di fronte alla sostanziale sensibilità democratica che Mazzini dimo­strava con la sua proposta, di minor respiro appariva la tenace difesa fatta dal Cattaneo dei piccoli comuni della sua Lombardia .
35> G. ROSA, Federazioni comunali., Milano, 1879, pp. 6-7.
36) C ROSA, L'amministrazione cit., pp. 25-26.
") La legge comunale italiana del 1865 idealizzò una monade comunale non infe­riore a nucleo di quattromila abitanti, e volle banditi spietatamente i Comunelli con meno di 1500 persone. Nell'alta Lombardia la massima parte de' Comuni montani hanno popo­lazione inferiore a quel numero sacramentale ma sono Comuni antichissimi, già confederati secondo ordinamenti italo-romani. E tutti que* Comunelli resistettero alla fantastica legge draconiana che li volle assorbire in grosse agglomerazioni (G. ROSA, LO Stato e il Comune cit.. pp. 7-8). Mentre la legge lombarda del 1755 provvide ai Comuni microscopici, i legislatori italiani, prescindendo dalla storia, crearonsi l'ideale del Comune rurale di quat­tromila abitanti, e decretarono la morte dei Comuni rurali inferiori alla popolazione di 1500. Ma nelTItalia alpina i piccoli Comuni opposero resistenza invitta alla loro soppres­sione, tanto che il Ministro Cantelli nel 1868 chiese alle Deputazioni provinciali, se con­venga permettere che possano sussìstere i Comuni piccoli e deboli (G. ROSA, La legge cit., p. 9).
3) C PAVONE, OD. cif., p. 129, il quale poi, singolarmente, aggiunge: difesa non condivisa nemmeno da tutti i moderati lombardi , come se, in genere, le tesi del Cattaneo e quelle dei moderati lombardi coincidessero. È vero, peraltro, che nel 1859 i moderati