Rassegna storica del Risorgimento
ROSA GABRIELE
anno
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1977
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pagina
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46
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46
Ettore Roteili
Bisogna chiarire, peraltro, che la storiografia sopra richiamata, nel contrapporre il minor respiro del Cattaneo alla sostanziale sensibilità democratica del Mazzini per la sua proposta di Comuni di almeno ventimila abitanti, BÌ riferisce non tanto alla capacità di un Comune siffatto di assolvere i propri compiti, quanto alla sua capacità di affratellare le popolazioni cittadine e parte delle popolazioni rurali in modo che, cessando la funesta disuguaglianza fra città e campagna, il progresso possa irradiarsi anche attorno ai centri urbani. È pure questo un elemento centrale del pensiero mazziniano, ripreso nello stesso articolo del 1861 in via generale con l'osservazione che se vi è piaga che in Italia minacci l'armonia dello sviluppo collettivo, è senz'altro lo squilibrio di civiltà esistente fra le città e le campagne . Ma non è di per sé un argomento insuperabile, giacché, se l'intento di raggiungere un miglior equilibrio fra città e campagna era sicuramente democratico, in assoluto si può dubitare che la soluzione del Comune di ventimila abitanti e, in ogni caso, dell'inserimento della città e della campagna nella medesima unità amministrativa fosse la più idonea all'uopo o, perlomeno, preferibile a quella opposta propugnata dal Cattaneo. Del resto, come si potrebbe escludere che quest'ultimo fosse mosso parimenti da una esigenza democratica di nuovo equilibrio fra la città e la campagna?
EL Mazzini spiega che non v'è pericolo che l'elemento progressivo della città soggiace all'elemento conservatore e retrogrado delle campagne perché i fati dell'Epoca e la potenza di vita e di bene che esiste nel primo elemento, assegnano influenza dominatrice, dovunque s'ordini il contatto fra quello e l'altro, al progresso . E, probabilmente, in questa ambivalenza di progresso e conservazione, che è connessa a ogni questione di autonomie, c'è anche il senso complessivo del suo intervento del 1861, che è stato letto come tentativo di distinguere tra la realtà e la menzogna della libertà locale e di riaffermare la sua tesi di fondo, secondo cui uno sbocco federalistico dell'unificazione, in ultima analisi, avrebbe * giocato ' a favore delle classi conservatrici, cioè, come dice, delle aristocrazie che mantengono lo smembramento come quelle che primeggiano in zone anguste . **>
Sul punto del Comune, però, non era quella l'unica conseguenza possibile dell'inserimento di città e campagna in una medesima unità amministrativa. Il Cattaneo, ad esempio, ne coglieva un'altra di segno negativo, quando escludeva, come si è visto, che con sodalizio forzato di comuni, le istituzioni dei più colti e prosperi si propagassero agli altri. Ed esemplificava raccontando: quando nel 1816 il suburbio di Milano fu sciolto dalle leggi francesi e dalla sudditanza urbana aveva una sola scuola, e ora ne ha quarantasei! . Per insinuare: E se ora lo si invita ad aggregarsi nuovamente, non si dissimula che è per fargli sostenere una parte di debito non suo .41)
Comunque sia, Gabriele Rosa, per parte sua, ebbe presente l'altro problema posto dal Mazzini a motivazione della sua proposta, cioè quello della capacità del Comune di piccole dimensioni di operare in maniera adeguata. Un problema, dunque, per sua stessa natura destinato a ingigantirsi col passare degli anni, in quanto legato allo sviluppo economico e tecnologico*
Occorre soffermarci su questo tema perché, se c'è un aspetto dell'autonomismo del Rosa che possa essere segnalato per la originalità del contributo dato
40) C. PAVONE, op. cfr, pp. 92-93.
41) Q) nella seconda delle quattro lettere pubblicate da II Diritto.