Rassegna storica del Risorgimento

ROSA GABRIELE
anno <1977>   pagina <47>
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Le autonomie locali e Gabriele Rosa
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alla formazione dell'ideologia repubblicana in materia, si tratta dell'aspetto in esame.
E, naturalmente, una originalità che si colloca entro limiti precisi, posto che il metodo della costruzione dell'ordinamento attraverso progressive aggrega­zioni derivanti da scelte spontanee è, come si è visto, tipicamente cattaneano. Inoltre, sia pure embrionalmente, lo stesso Cattaneo nel 1864 aveva accennato nella seconda lettera al principio poi sviluppato dal Rosa ( quando fossimo costretti a scegliere tra violenza e violenza aveva scritto sarebbe a prefe­rire quella che moltiplicasse i consorzi e li spargesse più largamente sulla super­ficie delle provincie ). E nello stesso Mazzini del 1851 s'è rinvenuto un passo interpretabile anche in tal senso ( associazione volontaria di località, come sug­geriranno condizioni topografiche di interessi economici omogenei ).43)
È il Rosa, però, che articola il discorso e già nel saggio I Comuni enuncia il principio che per molti interessi collegati dei piccoli vici limitrofi ed uniti geograficamente compongonsi federazioni primitive . Su questa base, escluso che il frazionamento dei Comuni generi il dissesto economico, argomenta che i Comuni piccoli sono più economici dei grossi con il fatto costante che si associano spontaneamente per la condotta medica, per esattoria, per arginature, costruzioni di ponti, per squadriglie di guardie boschive, per segretario, per or­ganista. Ed esorta: secondiamo questo spirito federativo. Studiamo il modo di venire in aiuto dei piccoli Comuni, onde, senza perdere il beneficio storico e sociale dell'autonomia, possano bastare alla soddisfazione di molti carichi loro imposti dal progresso della civiltà, dalle necessità politiche .
Tuttavia, è nel 1879, nel saggio appositamente intitolato Federazioni comu­nali che il Rosa contesta il metodo seguito dalla legislazione italiana : i nostri legislatori dichiara in luogo di provvedere a fornir modo di esistenza agli elementi dei Comuni, mediante gradazione di funzione e d'attributi, stimavano non potersi procedere altrimenti che per assorbimento . Lamenta, perciò, che nei vari progetti di legge di riforma comunale italiana il principio federativo non prevalse e ricorda che nel 1872 l'avvocato Pattirani di Bergamo ram­mentò lo Bcentramento comunale e la federazione in forme di consorzi obbliga­tori fra i piccoli comuni . Disattendendo tali suggerimenti, ai piccoli Comuni prosegue rendesi sempre più arduo il compito di soddisfare ai doveri e
42> Originalità nell'ambito della ideologia e della formulazione programmatica dei repubblicani, non in assoluto, che ai consorzi era dedicato uno dei quattro progetti presen­tati dal Mughetti nel 1861. Di tale progetto e di quello relativo alle Regioni G. MIGLIO, L'unificazione amministrativa, nel voL La formazione dello Stato unitario, Milano, 1963, p. 78, ha scrìtto che se fossero stati accolti avrebbero profondamente trasformato ed in­fluenzato in senso liberale tutto il nostro assetto amministrativo, perché sul piano tecnico à trattava di decentramento spinto fino al limite del * federalismo ' .
43) Si tratta del Manifesto del comitato nazionale italiano, 30 settembre 1851, firmato da Mazzini, Sani, Montecchi, Agostini e Quadrio. Cfr. L. CECCHINI, op. cit., il quale com­menta: o si vuol sostenere che i ' liberi e grossi Comuni * debbano essere il risultato di tale associazione, o che le Regioni debbano formarsi per aggregazione spontanea, o ci si riferisce a qualcosa di simile al comprensorio o consorzio di comuni . Il fatto è che i Comuni come tali sono indicati, separatamente, come * liberi e grossi '.
**) G. ROSA, / Comuni cit., pp. 47 e 50-51. Nel saggio Unità cit. aveva scritto che l'equilibrio politico si raggiunge e si avvicina meglio colle forme federative, quali in Italia sono quelle di Comuni costituiti nel consorzio della Provincia . Ed aggiunge: a non si bada che la Provincia è forma federativa (p. 20).