Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1977
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pagina
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67
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Libri e periodici
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che la clemenlissima lettera era venuta e che presentandola ai Sovrani coITaltra al Principe di S. Nicandro gli era stato ordinato mandar questa a S. Nicandro e lasciare alle Maestà Loro la diretta a me (21 gennaio 1777). Tratti del genere feriscono il vecchio per il quale ogni lettera del re Cattolico è a venerata quanto il monumento più venerabile dopo il Testamento Vecchio e Nuovo . Né qui si esauriva il mugugno. Ecco il Tanucci pronto ad accusare presso Carlo HI il conte di Wilseck, ambasciatore d'Austria, perché non lo ha invitato alla festa offerta nella sua casa al principe di Svezia. Né basta: i medici di Corte non gli mandano più i rapporti che stilano sulle condizioni di salute dei membri della Reale Famiglia. Tanucci può solo spedire ogni volta il rapporto del medico che vigila sul principe Filippo e informare il re di quante passeggiate l'augusto infermo ha potuto compiere nel corso della settimana in dipendenza delle variazioni del tempo. Sono cose che .Fui timo giorno dell'anno 1776 gli fanno scrivere una amarissima lettera che, però, esprime anche la gioia rasserenatrice che gli aveva procurato la lettera del sovrano venuta a liberarlo delle amarezze che lo affliggevano a in questa divenuta per me valle di lacrime per dover vedere, udire e soffrire quelle improprie e inaudite cose che produce questo secolo .
Di chi la colpa dell' amaro abituale del mio spirito ? (3 marzo 1777). Per stornare il sospetto che potrebbe incolparne il re Ferdinando IV o persone reali chiarisce subito che l'apertura delle lettere che è la cosa che più lo offende, è da addebitarsi esclusivamente alla miseria di noi vermi delle Corti, cabala vile, gelosie, sospetto di bestiole che latrano e saltellano intorno al Trono, e latrano mordono a chi si approssima, [che] ha prodotto e produce il disordine (13 maggio 1777). Ciò non impedirà a Tanucci di ricadere nei suoi queruli ricorsi al sovrano precisando, colorendo di dettagli la persecuzione di cui è oggetto. Spesse volte segnala che il suo genero gli ha portato le lettere reali dopo essere andato a ritirarle nelle sedi di villeggiatura di Ferdinando IV. Si indovina che a contrastare col permaloso e inacidito vegliardo poco manchi sia tutto il Regno.
Ma sono solo questi i problemi che settimanalmente il Tanucci sottopone al suo Re? Essendo stato costretto a fare le consegne del Ministero al Sambuca aveva certamente poco spazio, ma la sua intelligenza, un tempo vivida, e la sua esperienza profonda e attenta avrebbero potuto cogliere, pur tenendo conto dell'esilio in cui era praticamente costretto a Napoli, problemi ben più grossi. Non pare, però, che, neppure nel caso dei Liberi Muratori, un campo specifico cui era tenuto a informare il Trono, egli si sia preoccupato di studiare il fenomeno (verso il quale manifesta una condanna compatta, accettando supinamente il pensiero generale della Corte, e di Carlo IH in particolare, il che in effetti sorprende e dispiace considerando la apertura mentale e la doviziosa cultura di questo campione del riformismo), limitandosi a qualche sommaria e non impegnata notizia. Si sottrae a un cosi piatto interesse, che si riscontra al riguardo in questa corrispondenza, forse solo la lettera del 20 maggio 1777 in cui informa Carlo HI di una lettera rimessagli per competenza dal marchese di Sambuca dell'ambasciatore a Parigi Domenico Caracciolo in favore dell'avvocato Usi autore della sediziosa allegazione in favore dei Liberi Muratori rei la quale fu bruciata per ordine del Re con tanta approvazione di Vostra Maestà . Prosegue: Costui [avvocato Lisi] è andato probabilmente a Parigi sperando quella protezione che qui l'Ambasciatore di Francia fa a questi rei. La lettera dello Ambasciatore Caracciolo è fortissima, e forte mostra esserne stato l'impulso. Dice ancora che da Gazzette e da Lettere ha saputa l'atroce sedizione posta in chiaro, la libertà perciò data ai rei; né ha difficoltà di dire che questo processo ha dato motivo di discredito e di riso. Tutte queste caricature però non hanno mosso il Re. ben informato, e memore della sediziosa allegazione. Sicché la Maestà Sua mi ha ordinato che non si risponda a Caracciolo . Il sarcasmo che evidentemente insaporiva la lettera del Caracciolo è probabilmente il motivo per cui Tanucci se ne fa compiaciuto relatore a Carlo ni. Chissà cosa avrebbe pensato se avesse potuto sospettare che il Caracciolo sarebbe stato di li a poco nominato Viceré di Sicilia, e successivamente primo ministro fino al 17891
Questi assaggi della corrispondenza tanucciana sono, anche se pochi e rapidi, sufficienti a delincare la vita e l'animo dell'ultimo Tanucci e dare una risposta, finora mancata, alia domanda del Croce. Se essi non ci arricchiscono sul piano giuridico e politico ci mettono largamente in condizione di conoscere l'uomo nel suo meschino tramonto. Un tramonto, tuttavia, che non manca di suscitare qualche patetica simpatia, anche se non ai può non