Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <68>
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Libri e periodici
sorrìdere dinanzi all'ampiezza dei riferimenti cortigianeschi alla gloria ohe nelle cacce con­quista il He Cattolico: trionfi minutamente registrati, tenendo il conto numerico delle punte delle corna di ogni cervo abbattuto* senza dimenticare accanto alla grossa selvaggina (lupi e cinghiali) anche le modeste beccacce e pernici. Si tratta di una contabilità che, insieme a quella dei dentini che vanno spuntando alle reali nipotino del Sovrano, sembra essere il leit­motiv di questa corrispondenza, il preponderante interesse del vegliardo. Attraverso queste lettere appare nella sua interezza che la nomina a Consigliere del Tanucci non fu che una lustra. Il Tanucci effettivamente usci dalla storia con Carlo di Borbone re di Napoli e Si­cilia, e dalla cronaca con le consegne del Ministero al marchese di Sambuca.
GAETANO FÀLZONE
ALFONSO PREZIOSI, Fermenti patriottici, religiosi e sociali alVisola d'Elba (1821-1921) (Bi­blioteca storica elbana, 1); Firenze, Olschki, 1976, in 8. S.p.
I/opportuna e vivace fioritura di studi di storia locale e municipale seriamente con­dotti che si è verificata a vari livelli nel corso degli ultimi anni porta un ulteriore frutto in questo volume del Preziosi, che inaugura una Biblioteca storica elbana e viene pub­blicato sotto gli auspici del Centro italiano di studi napoleonici e di storia dell'Elba. Bene ha fatto l'autore a soffermarsi sulle vicende recenti della pur ristretta società elbana, su­perando il cliché in sé limitato dell'Elba isola napoleonica: i contributi raccolti nel vo­lume (in massima parte già editi, ad eccezione di quello dedicato a La comunità israelitica di Portoferraìo., pp. 133-147, che del resto esorbita sostanzialmente dai limiti cronologici imposti al volume stesso) ne illuminano, infatti, separatamente ma non disorganicamente, aspetti politici, religiosi ed economici. L'Elba dell'Ottocento non fu, certo, teatro di eventi particolarmente significativi: anche il movimento liberale e nazionale vi ebbe respiro tutto sommato piuttosto asfìttico, come documentano in sostanza i saggi raccolti nella prima parte del volume: nel periodo pre-unitario, l'isola toscana ebbe importanza più come luogo di soggiorno obbligato di personaggi politicamente compromessi, che come centro attivo di iniziative liberali o comunque innovatrici. Non mancò, però, nella popolazione elbana e la duratura popolarità del Guerrazzi ne è prova una spiccata sensibilità agli influssi repubblicani: è evidente in ciò il collegamento e la dipendenza dagli orientamenti preva­lenti o comunque presenti nella democratica Livorno, collegamento e dipendenza che si intuiscono reali e vitali sulla base di diversi spunti presenti nel libro del Preziosi, e che sarebbe stato forse opportuno esaminare più a fondo.
I brevi contributi presenti nel volume riguardo alla storia religiosa dell'Elba del XIX sec., in particolare alla diffusione del protestantesimo attorno alla metà del secolo, restano, nel complesso, un po' marginali. Risulta ad ogni modo molto interessante il feno­meno dell'attecchimento del culto evangelico in una società abbastanza fortemente conno­tata in senso conservatore e tradizionalista come quella elbana (che dimostra, tuttavia, pro­prio in questa circostanza, la propria ricettività a stimoli esterni). Si ha qui una ulteriore conferma della capillarità di quella penetrazione evangelica (non politicamente colorita, in questo caso) nella Toscana di metà Ottocento magistralmente studiata oltre ventanni fa da Giorgio Spini nel suo Risorgimento e protestanti.(Napoli, 1956): il Cignoni, un sem­plice marinaio che fu tra i primi rappresentanti dell'evangelismo elbano (rimasto sempre, intendiamoci, in termini abbastanza esigui a livello numerico), conobbe infatti personal­mente Francesco Madiai, uno tra i più noti apostoli di quella dottrina.
Dove comunque il volume del Preziosi prende quota, a nostro avviso, è nella parte relativa alle vicende socio-economiche del periodo post-unitario e del primo Novecento: alludiamo al saggio dedicato a Le Patria libera , rivista periodica elbana dell'800 (pp. 91-111), e alla terza sezione del volume (pp. 151-218). L'affermarsi di un ceto bor­ghese fortemente laico e progressista che si incarnò soprattutto nelle figure di Cesare Hutre (discendente di una famiglia radicatasi all'Elba ai tempi di Napoleone, ed anima della rivista sopra menzionata), di Cesare Ccstari e di Rodolfo Manganaro, e che agì tra gli anni '60 e '70 attraverso il consueto strumento dell'associazionismo popolare e operaio