Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1977
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pagina
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71
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Libri e periodici
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Gli studiosi prendono senza dubbio particolare interesse allorché l'A. (p. 17 e sgg.) valendosi soprattutto di documenti d'archivio, tratta degli Aspiranti facendo conoscere non solo i nomi dei Dignitari, Maestri e Apprendisti, ma anche per quanto è possibile le loro generalità, le loro attribuzioni ed azioni durante il biennio 1820-21.
L'interesse non è meno vivo quando viene affrontato (p. 29 e sgg.) il tema biografico riguardante il Gran Maestro Raffaele Netti, nato a Santeramo nel 1776, detto Vabate Netti; figura non ignota al Croce e ad altri che hanno scrìtto sulla nota ribellione del 1820 promossa dai sottotenenti Morelli e Silvati. Da taluni particolari, raccolti in queste pagine, l'avvenimento riceve più luce e più intimità.
La figura del Netti, Gran Maestro e deputato al Parlamento napoletano, già esaminata dal Colletta, qui è messa in rilievo da circostanze e testimonianze raccolte con molta cura ed elencate cronologicamente con ben calcolata misura.
Non poteva mancare e non manca il racconto, in sintesi, relativo alla repressione del moto: Santeramo è fra i Comuni che partecipa con eletto drappello di volontari alle ultime difese; ed il Netti, privato di ogni pubblico ufficio, è tra gli umiliati e perseguitati di Santeramo. Quindi non mancano all'A. i motivi per concludere riconoscendo nei patrioti Santermani una profonda e nobile passione patriottica ed una coscienza in cui già si manifesta l'idea per una patria unita e libera.
Buone illustrazioni, fra cui il ritratto del Netti, adornano il libro.
PIERO ZAMA
CARLO BIANCO DI SAINT-JORIOZ, Ai militarì italiani (1833), a cura di ENRICA MELOSSI; Torino, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Comitato di Torino, 1975, in 8, pp. 83. S.p.
Frugando negli archivi si fanno delle piacevoli, e talvolta clamorose scoperte; cosi è successo ad Enrica Melossi, che nel preparare una biografia di Carlo Bianco di Saint-Jorioz ha rinvenuto l'opuscolo Ai militari italiani, di cui si supponeva resistenza, ma non se ne erano trovati esemplari. Probabilmente una retata della polizia, e le epurazioni nei quadri dell'esercito piemontese impedirono la diffusione dell'opera. Un attento confronto fra questa e le altre opere del Bianco, cioè il Manuale Pratico del Rivoluzionario Italiano (1833), e il Trattato sulla guerra d'insurrezione per bande (1830), più note, permette alla Melossi di attribuirne senza dubbio la paternità ad unica mano. Alessandro Galante Garrone nella prefazione sottolinea la figura del Bianco, più uomo d'azione che di pensiero, dotato di forte amor proprio, incaricato di convincere i quadri in concomitanza della spedizione mazziniana in Savoia del '34, nella quale ebbe parte direttiva*
L'opuscolo mostra una forte influenza mazziniana, con uso frequente della endiadi Dio e Popolo , e l'aspirazione ad una federazione europea; ma anche di Filippo Buonarroti, per i concetti di eguaglianza e per l'idea dell'imposta progressiva. L'influenza non si manifesta certo nello stile ruvido, pesante, infarcito di rozze invettive e apocalittico.
Bianco conserva un'ostinata fiducia nell'esercito come punta di diamante della rivoluzione nazionale, come a Napoli, Torino, Cadice (numerosi sono gli accenni ai fatti del *20-'21). Dopo aver esaltato gli ideali di Unità, Indipendenza, Libertà, si sforza di mostrare come si possa considerare invalido il giuramento prestato al Re (p. 55). E qui appare il giurista, a conoscenza del diritto canonico non meno che di quello civile. Cerca poi di toccare altre corde più sensibili, illustrando i vantaggi in paghe, carriera e prestigio sociale che si avrebbe col nuovo governo (pp. 59 sgg.) da parte dei militari, prima di concludere con l'esortazione ad intraprendere una regolare campagna contro gli Austriaco, lasciando ai civili il compito di costituire bande di partigiani per logorarne i fianchi.
In appendice compare un altro rarissimo opuscolo, dal titolo Invito ai Pai rio iti Italiani , datato 1830. Alcuni temi riecheggiano le pagine del u Trattato " del Bianco e dimostrano come la fiducia nell'insurrezione armata fosse in quei momenti profondamente diffusa negli ambienti dell'emigrazione italiana (p. 22). Da notare la limitazione etnica delle aspirazioni unitarie (p. 79), con l'esclusione della Savoia e del Tirolo tedesco, dei