Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <74>
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Libri e periodici
tenti toscani, è il dato costante e di fondo, che spiega in grande misura razione politica di Digny come sindaco di Firenze e poi come ministro delle finanze. Si potrebbe anzi dire, schematizzando un po', che su questa base, Digny come ministro tenta di estendere, su un piano politico più generale, l'esperienza fatta in Firenze; ed è questo il legame interno e il filo conduttore che unisce le due parti del libro. Ma non è solo su questo pur rilevante aspetto che si sofferma FA. Nel capitolo I infatti, Da Firenze granducale alla capitale d'Italia , viene illustrata Fascesa di Digny, a partire dal 1859 e dal ruolo da lui giuocato in quegli eventi, sullo sfondo dei legami di parentela, di interessi finanziari e politici, che ne facevano uno dei più autorevoli esponenti della consorteria toscana e ben presto per­sonaggio di rilievo nazionale. È particolarmente suggestivo il quadro tracciato nei primo paragrafo di questo capitolo, dove si delinea Fambiente fiorentino di Digny, peraltro già abbozzato nella Premessa, le parentele e le amicizie con gli altri esponenti della classe diri­gente, scritto non per il gusto fine a se stesso della ricostruzione ambientale, ma per le conseguenze che ciò aveva nella vita politica toscana e spesso anche in quella nazionale. Perciò viene dopo ampiamente illuminata la situazione politica locale e generale, il dissidio tosco-piemontese, che nasce ufficialmente col discorso di Peruzzi dei 28 giugno 1862 sul-Fordinamento amministrativo, che trova nuovo alimento in occasione della legge di con­guaglio provvisorio dell'imposta fondiaria e il suggello definitivo con la Convenzione di settembre e i tumulti di Torino.
Seguono poi i due capitoli dedicati al periodo di Digny sindaco di Firenze capitale, in cui la narrazione è condotta su più piani, nell'intento di dare un quadro complessivo e articolato della vita politica e sociale della città, dove, anche perché si tratta della capitale, questioni locali e nazionali si intersecano spesso, e danno luogo a quella che poi fu detta <c questione di Firenze : dalle vicende interne dei consigli comunale e provinciale ai la­vori di ampliamento e rinnovamento urbanistico, dai connessi fenomeni di speculazione edilizia e di sviluppo finanziario e affaristico alle modificazioni nei tradizionali schiera­menti politici, dalle pressioni degli interessi costituiti alle conseguenze della vendita dei beni ex ecclesiastici. In questa complessa realtà Cambray-Digny, con l'appoggio soprattutto di Peruzzi e per gli interessi che lo legavano al mondo degli affari (banche, ferrovie, so­cietà edilizie), agisce da mediatore nell'intreccio cui davano luogo le attività economiche, i lavori pubblici e gli appalti che si realizzavano in questo periodo a Firenze. Attraverso i prestiti del comune e nell'attuazione del piano regolatore di Giuseppe Poggi, concepito per l'ampliamento della città, si incrementano questi rapporti con la finanza nazionale ed estera, come, tramite le società bancarie e edili, Digny riesce ad avere l'appoggio dei demo­cratici fiorentini, che già stavano evolvendo verso posizioni moderate. Molto interessante, ed anche inconsueto per uno storico, è il rilievo dato al piano Poggi e alla ristruttura­zione urbanistica, con le conseguenze e i disagi che ciò comportò per le classi popolari e colFascesa di un ceto medio che si consolidò con i lavori e la vendita dei beni ecclesiastici.
Nell'ottobre 1867 Digny venne chiamato a far parte del governo Menabrea come ministro delle finanze e al biennio della sua permanenza in questo incarico sono dedicati i quattro capitoli della seconda parte. Con notevole capacità di analisi, FA. segue le vi­cende politiche dei tre ministeri Menabrea, dalle condizioni iniziali di quasi isolamento dall'opinione pubblica, al consolidarsi della posizione di Digny, come restauratore delle finanze e personalità di maggiore spicco nella compagine governativa, fino alla crisi defi­nitiva dell'autunno '69. Non mancò comunque fin da principio l'appoggio di parte del mondo degli affari e soprattutto della finanza toscana e genovese, proprio grazie alla pre­senza di Digny, che faceva presentire la possibilità di cospicue operazioni col sostegno dello Stato. In effetti questo periodo, oltre a segnare soprattutto con l'introduzione del macinato, la prevalenza data alle imposte indirette per il raggiungimento del pareggio e l'inizio di una stabile sistemazione del bilancio a spese delle classi popolari, fu caratterizzato da una politica di favore per l'alta finanza, soprattutto italiana, che permise il rafforzamento degli interessi del gruppo toscano. Come già si è accennato, Digny attua ora, su un piano più vasto, la stessa politica praticata al comune di Firenze che, mentre è volta, attraverso una audace gestione del danaro pubblico, al vantaggio di grossi gruppi finanziari, mira anche ad agganciare frazioni politiche alla sua sinistra, nella fattbpecie il Terzo Partito di Mor­di ni, Bargoni e Correnti, per allargare la base di appoggio nel Parlamento. Mordini e Bar-