Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <75>
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Libri e periodici
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goni parteciparono in effetti all'ultimo governo Menabrea, sulla base di trattative per la riforma amministrativa, ma la manovra fu favorita anche dal fatto che essi si facevano portatori di interessi, quali quelli degli Orlando di Livorno, non ancora dominanti, che miravano ad integrarsi nella struttura di potere.
Nonostante i legami sempre più stretti col mondo finanziario, Digny riusci a conclu­dere solo una grossa operazione con uno dei gruppi affaristici più importanti del momento, cioè la concessione della Regia dei tabacchi al Credito Mobiliare di Balduino. Non riuscì invece la fusione della Banca Toscana con la Banca Nazionale nel Regno, cui in anni suc­cessivi Digny si dichiarò ostile, né la convenzione per un ulteriore prestito allo Stato da parte ancora del gruppo Balduino. Questo fatto, che fu la eausa principale della crisi di governo, fu dovuto al timore di settori parlamentari per il clima di prevaricazione da parte dei gruppi finanziari che avevano preso il sopravvento sulla scena politica italiana. Questo stretto legame fra la politica e il mondo dei grandi affaires. cui si è appena accennato e che in questa parte è indagato a fondo, costituisce uno dei principali motivi di interesse del volume di Coppini.
ROLANDO NIBBI
FRANCESCO FIUMARA, Calabria al filo spinato. Scorci di storia e di cultura meridionale. Con una nota introduttiva di Rocco Mario Morano; Reggio Calabria, La Procellaria, 1976, in 8, pp. 192. L. 3.500.
II volume in cui Francesco Fiumara ha raccolto una parte del suo lavoro recente può essere letto ed inteso come il diario intellettuale di un meridionalista colto ed appassionato che, con un sistema di ampie e meditate recensioni, costituisce la storia culturale della que­stione meridionale, come si è delineata negli ultimi venti anni in saggi storici, letterari, antropo-sociologici. La sistematicità della raccolta è avvalorata anche dal fatto che i temi dei libri discussi sono disposti diacronicamente in modo da coprire il corso storico delle vicende meridionali e calabresi, in particolare, dal Settecento ai nostri giorni.
Sin dalle prime pagine, attraverso i resoconti di viaggiatori stranieri come Edward Lear e Brian Hill, le condizioni di vita del popolo calabrese e lo stato del territorio vengono rappresentati con qualche concessione al folklore e non senza qualche inclinazione al-Vhumor, nella loro sostanziale drammaticità. Il francese Creuzé de Lesser, nel 1801, con­clude scrivendo: L'Europa finisce a Napoli e vi finisce pure assai male; la Calabria, la Sicilia, tutto il resto è dell'Africa . Considerazioni che offrono al Fiumara la ragione per dire che se la questione dell'inferiorità sociale del Mezzogiorno preesisteva all'Unità, è ancora più doloroso constatare che essa, nella storia, ormai lunga, dello Stato unitario non è stata risolta, anzi per certi aspetti si è aggravata, cosicché il filo spinato che avvolge in una spirale di disagio sociale ed economico la terra di Calabria, si scopre ancora nella sua lunga sequenza di giri, di cui I ultimo rimane tuttora aperto al circuito d'involuzione .
Per quanto riguarda gli aspetti ' classici ' della questione meridionale, i contributi del Fiumara si possono distinguere in due gruppi: nel primo, analizzando opere di Carlo Scarfoglio, di Demetrio De Stefano e di Michele Viterbo, si insiste sull'ambiguità della poli­tica cavouriana nella fase della spedizione garibaldina nel Sud; si respingono assurde tenta­zioni separatiste e avventate accuse nei confronti di Mazzini e di Garibaldi; si rivaluta Fapporto dei meridionali alla realizzazione dell'Unità. Ma è nei contributi del secondo gruppo, quelli dedicati alla questione meridionale dopo l'Unità, che prende quota la polemica del Fiumara. Con un'accurata lettura complementare di due opere assai note (le antologie laterziane sul Sud nella storia d'Italia e sul Nord nella storia d'Italia, curate rispettivamente da Roberto Vi Ila ri e da Luciano Cafagna), lo scrittore calabrese perviene all'osservazione che dall'una risulto la fine del Regno delle Due Sicilie con il suo passato illiberale, ma anche con quelle sostanze e risorse che, sebbene mal amministrate, costituivano una ricchezza non trascurabile; dall'altra opera risulta come la fortuna del Nord s'innesti sulla rovina del Sud. Ed a questo fine, si dà rilievo non solo alle tesi del Nitli sul trasferimento di ricchezza dal Sud al Nord operato con la politica fiscale, non solo al dissesto dell'economia meridionale