Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <79>
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Libri e periodici
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tivi di organizzazione autonoma della Somalia stessa prima del 1914 e del crearsi, col Mini­stero delle Colonie, di un organo centralizzato di governo.
Certo Del Boca ci offre anche una utile sintesi degli avvenimenti e fornisce dei giu­dizi abbastanza precisi su taluni aspetti della politica coloniale dell'età liberale, come, ad esempio, nel fatto che le operazioni in Africa Orientale, più che ad una spinta di origine popolare o parlamentare, fossero dovute piuttosto ... alle pressioni della lobby coloniali­sta ... , cioè di determinati settori capitalistici e di larghi strati della classe dirigente del Mezzogiorno; critica anche giustamente Ferrato obiettivo della stessa classe dirigente libe­rale, che, sbarcando sulle coste eritree mirava alla conquista dell'Etiopia; tale conquista, essendo l'Etiopia l'unico stato unitario e agguerrito dell'Africa, risultava di gran lunga superiore al potenziale bellico ed economico dell'Italia e, lasciata poi a metà, obbligò questa ad assumersi enormi oneri senza realizzare troppo apprezzabili vantaggi.
Ciò non toglie che l'autore non riesca a fornire, comunque, un quadro completo della situazione nelle colonie italiane. Se, infatti, largo spazio è dato agli avvenimenti di carattere militare, meno approfondito e critico appare il discorso sugli aspetti giuridici ed ammini-strativi delle colonie stesse.
Così, ad esempio, per i caratteri dell'amministrazione coloniale diretta ed indiretta: l'azione delle compagnie commerciali, dalla Rubattino alla Filonardi, alla Società del Be­nedir, pure illustrata nelle sue innegabili conseguenze negative, a causa della disorganizza­zione e della mancanza di mezzi finanziari, non è però valutata nel suo aspetto più inte­ressante: l'importanza dell'iniziativa individuale e privata nell'opera di colonizzazione ita­liana; i governatori, come Ferdinando Martini per l'Eritrea e Giacomo De Martino per la Somalia, di cui pure si riconoscono le qualità, sono sbrigativamente accusati di pugno di ferro... nell'esercizio del potere... , di regime autoritario , di metodi che anticipano il fascismo o, nel migliore dei casi, di <c vieto paternalismo , astraendo il loro comportamento dalla effettiva e delicatissima situazione politica, militare e sociale delle colonie.
Sono sminuiti, spesso, anche quei tentativi, se pur limitati, di miglioramento delle risorse e possibilità del territorio delle colonie, come, in Somalia, le aziende agricole spe­rimentali di Stato all'epoca di De Martino, che cercò di circondarsi di collaboratori che fos­sero anche tecnici e specialisti, anche se poi proprio Io scarso appoggio tecnico del governo e la totale assenza di esperimenti preparatori in campo agricolo determinarono, in gran parte, il fallimento dell'impresa.
In effetti, Del Boca tende spesso a sostituire un giudizio schematicamente moraleg­giante a quello più dichiaratamente storico, e il suo discorso resta cosi in superficie. D'altra parte questo indirizzo è tipico di altre recenti opere sul problema del colonialismo, come quella di Carlo Zaghi su L'Africa nella coscienza europea e l'Imperialismo italiano (Guida, Napoli, 1973) o come i saggi, più razionali e attenti alle implicazioni economiche e politico-sociali, di Leone Iraci nel suo Note sul Terzo Mondo (Bulzoni, Roma, 1970). Si ha l'impres­sione, leggendo Del Boca, di ritrovarvi la stessa tendenza, ormai piuttosto diffusa, al ripudio di ima esperienza storica che, invece, pur con i suoi elementi negativi, comportava in primo luogo la necessità di valutare l'effettivo grado del a consenso che l'aveva sostenuta. Si tratta di un esperienza che costituisce, ormai, parte del nostro patrimonio politico, morale e civile, da studiare, quindi, senza pregiudizi, nella sua realtà, per meglio comprenderne l'essenza.
Ci sembra, infine, che il programma di Del Boca di scrivere una storia basata non solo sui documenti accessibili ma anche e soprattutto... in base alle moltissime testimo­nianze dei protagonisti, italiani, etiopici e somali , non pienamente realizzato nel suo la­voro, andrebbe ripreso e approfondito*
Si dovrebbero studiare maggiormente i contenuti concreti dell'esperienza coloniale italiana, fatta, oltre che di vicende politico-militari, di fatti giuridico-amministrativi e di aspett economico-sociali, che devono insieme chiarire i caratteri fondametnali di una poli­tica che consistette, principalmente, nel delicato lavoro di trapianto di uomini ed istituzioni, nell'illusorio tentativo, prematuro nel clima e nelle condizioni dell'Italia prima e dopo il 1915-18 e insieme tardivo di fronte all'imminente tramonto del mondo coloniale, di attuare il miraggio della creazione di una nuova società in una lontana terra africana da popolare.
LUDOVICA DE COURTEN