Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1977
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Libri e periodici
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tivi di organizzazione autonoma della Somalia stessa prima del 1914 e del crearsi, col Ministero delle Colonie, di un organo centralizzato di governo.
Certo Del Boca ci offre anche una utile sintesi degli avvenimenti e fornisce dei giudizi abbastanza precisi su taluni aspetti della politica coloniale dell'età liberale, come, ad esempio, nel fatto che le operazioni in Africa Orientale, più che ad una spinta di origine popolare o parlamentare, fossero dovute piuttosto ... alle pressioni della lobby colonialista ... , cioè di determinati settori capitalistici e di larghi strati della classe dirigente del Mezzogiorno; critica anche giustamente Ferrato obiettivo della stessa classe dirigente liberale, che, sbarcando sulle coste eritree mirava alla conquista dell'Etiopia; tale conquista, essendo l'Etiopia l'unico stato unitario e agguerrito dell'Africa, risultava di gran lunga superiore al potenziale bellico ed economico dell'Italia e, lasciata poi a metà, obbligò questa ad assumersi enormi oneri senza realizzare troppo apprezzabili vantaggi.
Ciò non toglie che l'autore non riesca a fornire, comunque, un quadro completo della situazione nelle colonie italiane. Se, infatti, largo spazio è dato agli avvenimenti di carattere militare, meno approfondito e critico appare il discorso sugli aspetti giuridici ed ammini-strativi delle colonie stesse.
Così, ad esempio, per i caratteri dell'amministrazione coloniale diretta ed indiretta: l'azione delle compagnie commerciali, dalla Rubattino alla Filonardi, alla Società del Benedir, pure illustrata nelle sue innegabili conseguenze negative, a causa della disorganizzazione e della mancanza di mezzi finanziari, non è però valutata nel suo aspetto più interessante: l'importanza dell'iniziativa individuale e privata nell'opera di colonizzazione italiana; i governatori, come Ferdinando Martini per l'Eritrea e Giacomo De Martino per la Somalia, di cui pure si riconoscono le qualità, sono sbrigativamente accusati di pugno di ferro... nell'esercizio del potere... , di regime autoritario , di metodi che anticipano il fascismo o, nel migliore dei casi, di <c vieto paternalismo , astraendo il loro comportamento dalla effettiva e delicatissima situazione politica, militare e sociale delle colonie.
Sono sminuiti, spesso, anche quei tentativi, se pur limitati, di miglioramento delle risorse e possibilità del territorio delle colonie, come, in Somalia, le aziende agricole sperimentali di Stato all'epoca di De Martino, che cercò di circondarsi di collaboratori che fossero anche tecnici e specialisti, anche se poi proprio Io scarso appoggio tecnico del governo e la totale assenza di esperimenti preparatori in campo agricolo determinarono, in gran parte, il fallimento dell'impresa.
In effetti, Del Boca tende spesso a sostituire un giudizio schematicamente moraleggiante a quello più dichiaratamente storico, e il suo discorso resta cosi in superficie. D'altra parte questo indirizzo è tipico di altre recenti opere sul problema del colonialismo, come quella di Carlo Zaghi su L'Africa nella coscienza europea e l'Imperialismo italiano (Guida, Napoli, 1973) o come i saggi, più razionali e attenti alle implicazioni economiche e politico-sociali, di Leone Iraci nel suo Note sul Terzo Mondo (Bulzoni, Roma, 1970). Si ha l'impressione, leggendo Del Boca, di ritrovarvi la stessa tendenza, ormai piuttosto diffusa, al ripudio di ima esperienza storica che, invece, pur con i suoi elementi negativi, comportava in primo luogo la necessità di valutare l'effettivo grado del a consenso che l'aveva sostenuta. Si tratta di un esperienza che costituisce, ormai, parte del nostro patrimonio politico, morale e civile, da studiare, quindi, senza pregiudizi, nella sua realtà, per meglio comprenderne l'essenza.
Ci sembra, infine, che il programma di Del Boca di scrivere una storia basata non solo sui documenti accessibili ma anche e soprattutto... in base alle moltissime testimonianze dei protagonisti, italiani, etiopici e somali , non pienamente realizzato nel suo lavoro, andrebbe ripreso e approfondito*
Si dovrebbero studiare maggiormente i contenuti concreti dell'esperienza coloniale italiana, fatta, oltre che di vicende politico-militari, di fatti giuridico-amministrativi e di aspett economico-sociali, che devono insieme chiarire i caratteri fondametnali di una politica che consistette, principalmente, nel delicato lavoro di trapianto di uomini ed istituzioni, nell'illusorio tentativo, prematuro nel clima e nelle condizioni dell'Italia prima e dopo il 1915-18 e insieme tardivo di fronte all'imminente tramonto del mondo coloniale, di attuare il miraggio della creazione di una nuova società in una lontana terra africana da popolare.
LUDOVICA DE COURTEN