Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1977
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Libri e periodici
e non crede più alle favole dello Statuto, alla responsabilità dei ministri, alle garanzie costi* tuzionali. L'esperienza fatta al momento del trasferimento a Torino, da dove con Tarato di Crispi cercherà inutilmente di farsi spostare,5) è lì a soccorrerlo nel momento in cui scrive: I magistrati, elettivi dal ministero, promovibili da lui, se, dopo tre anni di prova di perfetta servilità, amovibili più non sono a suo libito, dipendono però sempre dal ministero, che dispone della loro destinazione, e quindi, o della loro stabile residenza in sede prediletta, o della frequente, penosa loro peregrinazione pei punti più remoti dello Stato. Dal libito del ministero finalmente pende la loro carriera, splendida di rapide promozioni, o la loro oblivione nei gradi in cui si ritrovano (pp. 133-134). Così non giunge inaspettato il grido finale in cui Calvi prorompe: ce La vera libertà, no, non si conquista dai parlamenti, ma dal popolo, con le braccia del popolo, col sangue del popolo (p. 138).
Una volta sfrondati gli allori della monarchia e mostrato di che lagrime grondi il potere suo e delle classi che la sorreggono, Calvi può presentare il proprio modello di società, i cui tempi di attuazione pratica prevedono innanzi tutto che una rivoluzione politica spazzi via il regime esistente per instaurare la repubblica, il solo governo da cui possa realizzarsi la uguaglianza vera, la vera libertà, vale a dire la vera giustìzia sociale e cristiana (p. 56). E qui scatta subito un avvertimento: Il vero tipo del governo repubblicano non trovasi che negli ammaestramenti della vera scienza sociale (p. 57) che è la scienza che partendo dall'analisi delle origini del privilegio economico la proprietà privata di tipo individuale pone le basi del processo di socializzazione, al termine del quale la proprietà, di sua natura indistruttibile, perché indistruttibili sono le sue cause (p. 123), sarà estesa a tutti i cittadini. È questa la riforma primaria che qualifica la repubblica teorizzata da Calvi rispetto a quelle che egli chiama, con termine mutuato dal socialismo francese del '48, formalistiche, che assimila alle monarchie rappresentative e nelle quali, coerentemente con la decisione di non mutare alla radice il sistema economico temperandone tutt'al più gli aspetti più intollerabili, non si andrà oltre l'adozione di alcuni palliativi, che tali gli appaiono istituti come le associazioni di mutuo soccorso (pp. 119-120) o soluzioni come quella dell'associazione <c del capitale e del travaglio (p. 122).
Stabiliti questi principi di fondo, Calvi delinea il funzionamento del suo modello di società: è un esame minuzioso, macchinoso, in cui si può dire che nessun aspetto della vita dello Stato venga tralasciato, e la sistematicità di questa costruzione, il rigore e la precisione da giurista con cui tutti i momenti della vita degli abitanti della novella Utopia sono regolamentati, stanno a dimostrare quanto il democratico siciliano abbia meditato la materia e ne abbia studiato i meccanismi. E vale qui la pena di segnalare taluni degli orientamenti che meglio mettono in evidenza l'attualità e quindi, considerati i tempi, l'assoluta spregiudicatezza del suo pensiero, un pensiero all'interno del quale l'istanza egualitaria e moralistica non si disgiunge da un sano realismo, sì da fargli subordinare la concessione del voto alle donne alla loro istruzione per mezzo di un sistema educativo pubblico gratuito
pel suo autonomismo con tendenze filosociali venne destituito dal Montezemolo ... . Dalla citata voce di G. SCICHILONE apprendiamo che la carica era stata conferita a Calvi da Garibaldi il 29 giugno 1860.
5) Nell'archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma sono conservate alcune interessanti lettere di Calvi a Crispi: in una di esse, con data 25 gennaio 1867, Calvi si lamenta dei tanti fastidii del mio ufficio resi più penosi in questa maledetta stagione, che fa di Torino un paese siberico e dei ce rigori, per noi inassueti, del clima , e conclude con un accorato interrogativo: a Ebbene durerà ancora lungo tempo in vita questa Cassazione? . In un'altra lettera, del 12 giugno 1867, Calvi, saputo della richiesta di trasferimento avanzata dal Presidente della sezione della Corte di Cassazione di Palermo, si rivolge a Crispi per un consiglio: a Voi sapete quanto io aneli il ritorno in patria donde da quattro anni e più mi veggo esule. Credete voi che il profittare dell'occasione [del trasferimento del collega] e chiedere la mia traslocazione a Palermo potesse recar pregiudizio all'avvenire? lo ò cotanta fede in voi, nel senno vostro, nella vostra sagacia, che sotto questo rapporto segnatamente amo rimettermene al vostro avviso (Fondo Nelson Gay, busta 553/55/1 e 6).