Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
<
1977
>
pagina
<
365
>
Libri e periodici
365
fattori tanto economici quanto sociali e culturali. Il saggio di Lacaita costituisce un importante contributo alla comprensione della genesi di questa situazione, ed è particolarmente interessante in quanto è un raro esempio di studio dell'evoluzione delle strutture scolastiche viste in connessione con le trasformazioni economiche e produttive, collocando così l'analisi storica dell'istituzione-scuola in un quadro di respiro ben più ampio di quanto non sia usuale.
H volume segue, per il perìodo che va dagli inizi dell'Ottocento alla vigilia della prima guerra mondiale, l'espansione dell'istruzione elementare (base indispensabile per una istruzione professionale che non sia solo apprendistato) e dell'istruzione professionale e tecnica, considerando, all'interno di questa, tanto i corsi di addestramento miranti a preparazioni specifiche e settoriali, quanto le scuole e gli istituti tecnici a livello secondario e secondario superiore, nonché le istituzioni a livello post-secondario e universitario che si situano nel settore tecnico-scientifico.
Nel ricostruire le vicende di queste diverse forme di insegnamento, l'A. prende in esame la dinamica delle varie forze che ne hanno condizionato l'evoluzione. Con la nascita ed il progressivo affermarsi dell'industria, si fa strada la consapevolezza dell'importanza dell'istruzione, specialmente tecnica, ai fini dello sviluppo economico, e gli alti e bassi del processo di industrializzazione, ripercuotendosi sulla domanda di personale, contribuiscono ad accelerare o a frenare il movimento di formazione. Inoltre, da parte di chi intende promuovere uno sviluppo sociale in senso più avanzato, si guarda naturalmente con favore ad una diffusione dell'istruzione fra strati sempre più larghi della popolazione, confidando anche, positivisticamente, nella funzione anti-oscurantista degli studi scientifici e tecnici. A favore di un potenziamento di questi studi, ai diversi livelli scolastici, troviamo quindi forze di varia provenienza: tanto rappresentanti del ceto imprenditoriale e gruppi tecnici legati all'industria, quanto uomini delle forze politiche progressiste e del movimento socialista, nonché esponenti del positivismo pedagogico. Dall'altra parte, le resistenze verso questo tipo di formazione provengono prevalentemente da quei ceti dirigenti non legati allo sviluppo industriale, e anzi sospettosi nei suoi confronti (in specie la borghesia agraria); queste forze fanno leva sulla diffidenza verso Io spirito scientifico, visto come principio di materialismo e ritenuto carico di potenziale eversivo, e sul timore degli effetti <c rivoluzionari di una elevazione degli strati più sfavorevoli della popolazione. A tutto questo si aggiunge poi la tradizione culturale che vuole che la cultura sia veramente tale solo se astratta: si pensi alle difficoltà che ebbero le scuole tecniche superiori di scienza applicata ad entrare a pieno titolo nel consesso delle università, scontando così la et colpa di non limitarsi a studiare i puri principi, ma di occuparsi, appunto, di scienza applicata.
Nella sua articolata analisi, l'A. studia l'interazione di questi elementi, mostrando fra l'altro come un ostacolo ad un deciso decollo della cultura scientifico-tecnica si ritrovi nel fatto che, in realtà, le stesse forze che intendono promuovere l'innovazione, e lo stesso nascente movimento dei lavoratori, siano in qualche misura succubi di questa logica, che vuole un certo tipo di cultura insieme subalterno nella sua collocazione e pericoloso nei suoi possibili sviluppi. L'intensità dei diversi fattori frenanti si attenua indubbiamente con il passare del tempo e con l'evoluzione economica e sociale, che conduce ad una prospettiva riformista; tuttavia il pregiudizio culturale non viene mai del tutto superato, né si raggiunge un sufficiente equilibrio fra formazione generale e preparazione professionale nei diversi gradi dell'istruzione.
II volume, pubblicato sotto gli auspici del Centro per la Storia della Tecnica in Italia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha fra l'altro il merito di riunire, rendendoli di più facile consultazione, numerosi dati statistici tratti da diverse fonti. Si può osservare che la natura stessa di questo lavoro che intende presentare un quadro generale dell'evolversi di complessi fenomeni per un notevole arco di tempo lascia il desiderio di una trattazione più specifica dei molti argomenti toccati. Non resta che augurarsi che questo non rimanga un esempio isolato, e che la strada di uno studio della storia delle istituzioni formative integrato con i fenomeni sociali ed economici venga seguita con maggior frequenza, anche per contribuire alla comprensione del volto attuale dei problemi educativi.
DONATELLA PALOMBA