Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <366>
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Libri e periodici
CHRISTOPH WEBER, Quellen und Studien zur Kurìe und ZUT vatikaniache Politile unter Leo XIII. Mit Berùchsichtigung der Beziehungen des HI. Stuhles zu Dreibund-machten; Tubingen, Max Niemeyer, 1973, in 8, pp. XIX-594, con ili. S.p.
Nella premessa a questo lavoro sulla Curia e sulla politica della S. Sede nella prima parte del pontificato leoninno, l'autore chiarisce subito le ragioni del taglio prescelto, che privilegia non tanto le linee esterne dell'azione politica e diplomatica, quanto la più sottile struttura della politica vaticana: organi, persone e gruppi che in successivi periodi esplicarono una funzione notevole nel governo della Chiesa.
H Weber sostiene a ragione che tale aspetto risulta finora scarsamente indagato non solo per la scarsità di fonti in merito, ma soprattutto per l'incomprensione del fatto che per la S. Sede, non esisteva alcuna separazione tra politica estera ed interna (come si am­metteva un tempo per gli Stati normali: una distinzione che anche per essi attualmente la storiografia va sfumando, conscia delle inevitabili correlazioni fra i due settori). In ogni Stato europeo in realtà la S Sede era a dentro (a motivo della presenza di una Chiesa locale, moralmente e canonicamente legata a Roma), e fuori (quale entità giuridica extraterritoriale e spiritualmente universale): sicché la diplomazia vaticana si muoveva in una condizione assai diversa rispetto alla diplomazia classica, trovandosi il Nunzio a rap­presentare insieme un Papa, sovrano sui generis, lontano e inafferrabile, e una parte della stessa popolazione (e lo stesso Bismarck avrebbe cozzato contro questa situazione).
Quale fu l'atteggiamento di Leone XIII in un quadro politico internazionale in cui, negandosi al Papato il ruolo di potenza , gli si riconosceva quello di elemento di po­tenza (Machtfaktor) ? Come è noto il pontefice (pienamente consapevole dell'irrimediabile tramonto dei rapporti tradizionali fra la Chiesa e gli Stati) si sforzò di stabilire buone rela­zioni con tutti i governi, abbandonando perciò alla loro sorte le forze legate ai vecchi regimi, i circoli reazionari, i gruppi ultramontani, facendo sapere di non potersi vincolare a linee perdenti. Ma contemporaneamente egli cercò nuovi spazi per assicurare alla Chiesa una influenza sociale di cui gli Stati dovessero tener conto: così, mentre promoveva un adeguamento della cultura cattolica ai problemi del mondo moderno, incoraggiò le tendenze sociali e democratico-cristiane (nonostante le pressioni in senso contrario esplicate da molti esponenti dell'episcopato e dei governi austrìaco e tedesco).
Tale politica a largo raggio (che giustifica iniziative solo apparentemente contraddit­torie, specialmente in Italia) è analizzata dal Weber fin dalle origini, concentrando l'atten­zione sulle ce cerniere vaticane e sulle individualità che per varie ragioni risiedevano o convenivano a Roma esercitando a vario titolo una funzione di collegamento tra le realtà nazionali austriaca, italiana, germanica ed il mondo oc oltre il Portone di bronzo , Lo stu­dioso tedesco, nell'impossibilità di consultare le carte dell'Archivio segreto vaticano (chiuse per il periodo successivo alla morte di Pio IX) utilizza e frequentemente allega un'amplis­sima serie di fonti: oltre a materiale edito scarsamente conosciuto (come le Lettere vaticane pubblicate da Raffaele De Cesare sulla Rassegna settimanale), anche molti documenti inediti provenienti dall'Archivio di Stato di Roma (notizie del commissariato di Borgo su vicende e personalità vaticane), dagli archivi diplomatici di Vienna, Bonn, Monaco (rapporti degli ambasciatori presso la S. Sede), e da alcuni archivi pubblici e privati contenenti le carte di personaggi-chiave per la storia dei rapporti tra Potenze Centrali e Curia romana: Karl Ba-chem, Franz Xaver Kraus, Peter Alexander Reuss, Anton de Waal (una cui biografia inedita, con relativo apparato critico, su mons. de Montel costituisce il primo capitolo del libro). Per quanto riguarda il nostro paese tuttavia sarebbero stati certo assai utili i documenti dell'archivio storico del ministero degli Esteri e le carte Crispi.
La parte più immediatamente interessante per gli studiosi italiani risulta quella rela­tiva alla amministrazione del potere, assoluto e centralizzato, che Leone XIII intese fin dal­l'inizio controllare personalmente, delegando meno decisioni possibili e servendosi per i diversi affari di organi consultivi accanto a quelli ufficiali; oltre alle Congregazioni ordi­narie e a speciali commissioni politiche di cardinali, il pontefice si giovò del cosiddetto Gabinetto segreto (secondo Weber, un vero a apparato rivale rispetto alla Segreteria di Stato), che esprimeva sostanzialmente gli indirizzi del oc circolo dei Perugini . Questo gruppo, formato da ecclesiastici legati al Pecci dal tempo dell'arcivescovato di Perugia