Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1977
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pagina
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367
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Libri e periodici
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(Laurenzi, Boccali, Schiaffino, Roteili, Angeli e altri), con diversi gradi e funzioni esercito una notevole influenza in senso conciliatore nella politica vaticana, ma perse forza e fu gradatamente emarginato ad opera del Rampolla dopo la svolta del 1887. Mi sembra interessante rilevare a questo punto come la crisi nelle relazioni fra Chiesa e Stato italiano in quell'anno costituisse l'occasione per un mutamento nell'organizzazione del potere curiale: il fallimento della linea politica conciliante aveva come conseguenza la fine di un dualismo, che avrebbe comportato debolezza nell'attuazione della nuova fase intransigente; ma il deciso prevalere degli organi di governo ordinarii su quelli privati troppo italianisti e provinciali corrispondeva anche alle necessità tecniche di una grande politica a livello mondiale.
Non è tuttavia soltanto questa prospettiva strutturale (e la gran copia di notizie edite e inedite sul personale di Curia) che rende preziosa per un italiano l'opera del Weber; soprattutto l'attenzione comprensiva per quella complessa realtà che è la S. Sede (centro religioso e politico, con articolati rapporti internazionali) conferisce ce spessore allo studio e ne fa un importante contributo per la conoscenza di un mondo che, considerato spesso compatto e impenetrabile, viene perciò approssimativamente interpretato.
MARIO BELAUDINELLI
BRUNELLO VICEZZI, Gioititi e Turati. Un incontro mancato; Milano-Napoli, Ricciardi, 1976, in 8, 2 tomi, pp. XXVII-741. L. 20.000.
È questa una rilettura penetrante, attenta, minuziosa fino alla puntigliosità, della storia del socialismo riformista italiano negli anni del suo declino, coincidente con il tra' monto stesso dell'età giolittiana. Una rilettura, va aggiunto subito, condotta essenzialmente alla luce del ricco carteggio Turati-Kuliscioff, finora in gran parte ancora inedito. Il periodo abbracciato è quello 1910-1915: da quel momento di attesa si potrebbe quasi dire di pausa politica che fu il ministero Luzzatti, alla definitiva consumazione degli equilibri gioii Ulani tradizionali con l'intervento italiano nella guerra mondiale. Il primo tratto di questo arco cronologico, quello cioè che va sino al ritorno al potere di Giolitti nel marzo 1911, è preso in considerazione nel primo dei due tomi in cui si suddivide l'opera e che è costituito a sua volta, per oltre metà delle sue quasi trecento pagine, dal testo accuratamente annotato di cinquanta lettere scambiatesi da Filippo Turati e Anna Kuliscioff tra l'il febbraio 1910 e l'il giugno 1911. Ed è soprattutto questa parte che si presenta con una fisionomia assai netta di approfondito e sagace commento al carteggio, a tutto il nutrito dialogo politico intessuto senza soluzioni rimarchevoli di continuità dai due protagonisti del riformismo italiano. Il secondo e più lungo tomo ha invece un andamento più mosso ed una più complessa articolazione, anche se la corrispondenza fra Turati e la Kuliscioff continua sempre a fare da filo conduttore dell'intero discorso storiografico portato avanti dall'autore. Un discorso giocato tutto sul sapiente contrappunto tra l'analisi politica via via condotta dai due animatori della Critica Sociale e i grandi movimenti di fondo della società italiana. Movimenti che non si esaurivano certo nelle pur radicali trasformazioni della struttura economico-sociale. I caratteri decisivi del periodo, come rileva Vigezzi nell'in traduzione, vanno inseriti in una cornice più vasta: ce II peso, l'influenza delle strutture economico-sociali, ovviamente si avvertono; ma sono quelli, allora, di un'Italia ancora largamente contadina e, come si dice, * arretrata ', con fortissimi squilibri regionali, e con un'organizzazione politica che è spesso anch'essa abbastanza rudimentale . Si tratta ovvia* mente di un'Italia che tra il 1910 ed il 1915 è investita da tutta una serie di mutamenti profondi, segnati in buona misura dalle ripercussioni della crisi economica, così come su di esse influiscono i contrasti sulla funzione maggiore o minore dello Stato nell'economia. Ma i mutamenti continua ancora Vigezzi , sono assai più ampi. L'aspirazione ere* scente alle ' grandi riforme il suffragio universale, la guerra di Libia, la nascita generalizzata dei partiti, l'incipiente organizzazione di una società di massa, l'avanzata dei cattolici, l'irruzione dei nazionalisti, la scomparsa della vecchia Estrema, la diffusione del sindacalismo nel pubblico impiego, la trasformazione dei radicali, la riscossa dei conservatori,