Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1977>   pagina <368>
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Libri e periodici
e poi, da ultimo, lo scoppio della guerra europea pongono i socialisti italiani di fronte a rapporti e compiti nuovi e imprevisti, da cui possono venire conseguenze durevoli per l'in­tero movimento. Giolitti, intanto, rimane l'interlocutore principale, sia che predomini con assoluta naturalezza, si celi discretamente nell'ambiguità, o perda visibilmente il controllo della situazione; ma il rapporto con lui con Giolitti e con il ' giolittismo ' riflette bene tutti i mutamenti, spesso sconvolgenti, della società italiana del tempo .
Ed è questa, per l'appunto, la trama dell'opera. Il cui punto di riferimento costante è lo sforzo congiunto, anche se esprimentesi non di rado in uno scontro dialettico vivace e battagliero specialmente da parte del polo femminile, di Turati e della Kuliscioff per ricercare e impostare una politica positiva che investa in blocco tutto il problema del ruolo nelle sue varie articolazioni del partito socialista nella realtà nazionale: cer­cando rapporti diversi con la classe dirigente tradizionale e con le altre forze politiche e sociali; preoccupandosi di dare alle iniziative specifiche uno sbocco preciso sul piano delle istituzioni; affrontando con impegno mai affievolito, malgrado qualche crisi di stanchezza passeggera, la lotta interna del partito stesso; procurando di mantenere coerenza ed equa­nimità tra scissioni, polemiche e scontri sovente assai duri. Al centro di questo sforzo e di queste preoccupazioni, il problema dei rapporti fra democrazia e socialismo, fra l'avvenire del partito socialista e la costruzione di un sistema democratico soddisfacente, nella con­vinzione mai smentita del nesso indissolubile fra istituzioni democratiche e la possibilità stessa di vita autonoma del socialismo. E se può parere a volte che nelle loro analisi e nei loro orientamenti d'azione Turati e la Kuliscioff finissero troppo spesso per privilegiare l'elemento democrazia a scapito dell'elemento ce socialismo , va pure ricordato che è solo attraverso l'ottica deformante di ima ottusa storiografia cosiddetta militante che il problema più attuale e assillante di allora, nelle condizioni specifiche dell'Italia che a loro volta non possono essere disgiunte dal generale contesto politico ed economico-sociale a livello internazionale, può essere considerato quello di uno sbocco rivoluzionario da dare alla lotta di classe in funzione dell'edificazione di una società socialista. Come osserva per­tinentemente Vigezzi: ce Riformisti e rivoluzionari (anche se cosi spesso lo si dimentica) vivono in un mondo che non ha conosciuto la rivoluzione d'ottobre, che considera ancora la rivoluzione francese come la - rivoluzione ' per eccellenza. Con tutte le conseguenze del caso.
Il dramma vissuto in quegli anni dal riformismo italiano impersonato da Turati e dalla Kuliscioff si riconduceva all'amara consapevolezza dell'isolamento dei socialisti pro­prio nel momento in cui la spinta democratica dei primi anni del secolo andava esaurendosi. E la crisi della democrazia italiana, che Turati e la Kuliscioff individuano, denunciano, cercano di analizzare, subiscono, non può non essere pure crisi del socialismo, oc II socialismo italiano si trova isolato, sospinto al margine, in difficoltà, anche perché sta venendo meno ogni suo legame con i democratici, anche perché divengono sempre più labili e incerte le sue possibilità d'agire con frutto nella democrazia italiana . Certo, la democrazia a dei democratici non è mai stata solida in Italia, la sua forza espansiva non ha mai potuto contare su un'iniziativa larga e vigorosa dal basso, e prescindere così dal centro e dal go­verno, e In altre parole: a partire dalla svolta di fine secolo, i democratici non hanno mai potuto fare veramente a meno di Giovanni Giolitti .
Ma Giolitti è anche il a giolittismo , ossia non più un punto di forza ai fini della democratizzazione progressiva del paese, ma un ostacolo a tale processo. Anna e Filippo ne sono ben consapevoli, e si può dire che il loro scontro con questa contraddizione di fondo, mai completamente risolta ed anzi sempre più aggrovigliantesi con il passar degli anni, rappresenti il tema centrale di Vigezzi come del resto lo è pure di tanta parte della storia stessa del riformismo italiano del primo quindicennio del secolo.
In un tale contesto, il momento decisivo dell'or incontro mancato torna a precisarsi nella guerra di Libia. Neppure il ce no a Giolitti del marzo 1911 aveva avuto questo carat­tere di rottura definitiva, con conseguenze a lunga scadenza. Prima della Libia, ribadisce ancora Vigezzi} il disegno riformista di una crescita del socialismo nell'ambito di una società democratica poteva richiedere una lungimiranza o una fermezza di cui magari non si