Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1977
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pagina
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369
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Libri e periodici 369
era sempre capaci; le divisioni interne si susseguivano; la politica delle K grandi riforme stentava e concretarsi; e tuttavia, quel disegno restava a portata di mano ed anche le polemiche, le battute d'arresto, le deficienze, gli errori, gli smarrimenti, le sconfitte facevano parte integrante d'una grande lotta politica e sociale che ai cercava, sapientemente, costantemente, di guidare. A partire dall'autunno del 1911, tutta questa prospettiva riformista sì oscura, diventa incerta. Il solco sempre più largo che si crea fra socialismo riformista e democrazia borghese restringe definitivamente i margini di manovra e la capacità d'incidenza politica effettiva del disegno tura Lia no. E la crisi del 1914-15 fra neutralità e intervento quella crisi che continua ad essere il fulcro dell'interesse e dell'impegno storiografico di Vigczzi e sulla quale egli offre negli ultimi capitoli di quest'opera un altro contributo essenziale con spunti di notevole originalità in più direzioni, anche a proposito, per esempio, della posizione di Mussolini non potè che rendere irreversibile un processo che già da tempo appariva ormai difficilmente controllabile.
ALBERTO AQUARONE
NOVELLO PAPAFAVA, Scelta di scrìtti 1920-1966 con pref. di Arturo C. Jemolo, introd. agli scritti di Umberto Morra; Torino, ERI, 1975, in 8, pp. 268. L. 5.500.
Il volume rappresenta un omaggio ad un ex-presidente della Rai, esponente liberale, proprietario terriero, giurista e studioso. Studioso di che? Di un po' di tutto. Novello Papa-fava dei Carraresi dimostra interessi in varie direzioni, vuole approfondire e rendersi conto di tutto quello che lo tocca, e ce darsene ragione , integrandoli in un pensiero organico, in una, si direbbe oggi, oc filosofia (p. 58). Così il volume (curato da Umberto Morra, e preceduto da un affettuoso ricordo di A. C Jemolo) può dirsi miscellaneo. Papafava, et ragazzo del '99 , combatte sul Piave e vuole indagare sul perché di Caporetto, inserendosi nelle arroventate polemiche del dopoguerra. Sulla base dei memoriali di Diaz, Capello, Badoglio e altri, maneggiati da esperto giurista, sembra indicare Capello come principale responsabile. In un altro articolo lamenta lo sfacelo della disciplina militare sotto Nitti, in particolare per l'impresa fiumana.
Sempre di quegli anni sono i saggi forse più interessanti di tutta la sua opera, apparsi sul periodico gobettiano Rivoluzione liberale, volti a dimostrare lucidamente ed acutamente, con perizia filologica, le incoerenze e le contraddizioni nelle affermazioni di Mussolini e degli altri capi fascisti, emesse a giustificare la progressiva distruzione dello Stato liberale. Analizza il liberalismo nei suoi tre aspetti: filosofico, economico, giuridico. Inusuale (pensiamo che è il 1924), un'interpretazione in chiave psicoanalitica del fascismo.
Un altro gruppo di saggi prende in esame i rapporti fra liberalismo e cattolicesimo, fedi di cui Papafava fu fervente credente, e scritti in occasione delle elezioni del secondo dopoguerra, a seguito delle esortazioni della C.E.I. a concentrare i voti cattolici su di un unico partito. Papafava si mostra sottile conoscitore del diritto canonico, scendendo anche sul piano più squisitamente teologico. In questo campo a il suo intento è sempre quello di avvalorare una interpretazione liberaleggiante di quanto espongono canoni ed altri documenti ufficiali della Chiesa, senza impugnarne mai le formule (p. 252). Infine, ai problemi dell'economia terriera dedicò una raccolta di saggi Viali del tramonto nell'agricoltura , con i consueti a richiami alla chiarezza , alla logica e all'onestà, mentre si maturavano scelte decisive di politica agricola.
FLORIANO BOCCINI
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