Rassegna storica del Risorgimento
CUSTODI PIETRO; VERRI PIETRO OPERE
anno
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1977
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pagina
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390
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390
Giuseppina Rastelli
Ma la polemica più grossa rispetto ai censori dell'opera del Verri e sua fu quella che Custodi dovette sostenere con Carlo Rosmini, autore anch'egli di una Storia di Milano, non tanto per quello che ne scrisse sotto il velo trasparente, che per quello che non scrisse .18* Custodi criticava l'opera di questo storico come parziale, superficiale e piena di citazioni affastellate senza criterio, ma soprattutto s'indignava per il fatto che costui, non solo si era servito, tra l'altro, anche della Storia del Verri, senza però dichiararla mai tra le sue fonti, ma aveva attaccato subdolamente il Verri stesso, in modo allusivo, sicché, diceva, I torti del cavalier Rosmini verso il conte Verri sono vari e gravi: non lo citò mai, e quel ch'è più, il criticò talvolta senza nominarlo .19)
La polemica si inasprì allorché, in difesa del cav. Rosmini, scese in campo il giovane Niccolò Tommaseo che nel 1826, dalle pagine del Nuovo Ricoglitore, 20) criticava sia lo stile del Verri che quello di Custodi, definendolo 4 goffo '. Contemporaneamente il Tommaseo rivolse i suoi attacchi anche contro Vincenzo Lancetti il quale, con lo pseudonimo di Splitz, aveva fatto eco a Custodi, rimproverando, in un suo scritto, al Rosmini di aver evitati i punti più controversi e più dubbi, di aver troncata la storia col finir del dominio dei Visconti, e di averne taciuta l'epoca più importante, che è quella che arriva sin verso la fine del secolo XVIII .21) Ma mentre il Lancetti gli rispose, *** Custodi non lo fece allora e ne spiegò il motivo più tardi, in uno scritto del 1835, dove, dopo aver rievocato quella controversia, aggiungeva:
[Tommaseo] in quelle prime sfrenatezze giovanili, (...) tra i nomi illustri che fece scopo ai suoi latrati, s'abbatte su quello di Pietro Verri (...) oltre una continua manifesta infedeltà ed esagerazione nell'esposizione delle cose, egli non si vergognò di parlare dell'Autore (nulla dico di me) con uno spregio impudente. (...) L'occasione mi parve opportuna per questo cenno; perché allora non gli feci alcuna risposta, avendo riputato miglior consiglio di lasciar abbajar solo un uomo, che nuovo producevasi nell'arena letteraria con la petulanza di Tersite, e che a dritto e a rovescio scagliavasi alla cieca e con invettive da trivio contro ben altri nomi che il mio.23'
Fin qui dunque le reazioni puramente letterarie suscitate dalla seconda edizione della Storia di Milano. Ma se queste, pur aspre, possono essere consi-
) Pref. IV voi., p. 227.
W) Pref. IV voi., p. 227; Custodi specificava meglio la sua accusa alla pagina seguente, dove citava anche un passo della Storia del Rosmini: H passo del cavalière Rosmini, in cui è evidente l'allusione al capitolo decimosesto della storia di Verri, è preso dal libro undecimo, al quale diede questo incominciamento:
Qualche moderno storico, per servire ai tempi in che fioriva, e per coprire la viltà di palpare i viventi colla non pericolosa baldanza di mordere i trapassati, ha ripreso come ingiusto e insensato l'unanime consentimento de* Milanesi, dopo, la morte del duca Filippo Maria Visconti, di sottrarsi ad ogni soggezione di principe, e puerili, stolte e cenobitiche ha dichiarate le leggi che i capitani e difensori della libertà, la Repubblica rappresentanti, intorno al buon governo di essa han pubblicate: ec. . Pref. IV voi., p. 228. Cfr. CARLO DE' ROSMINI, Dell'Istoria di Milano, Milano, 1820, quattro tomi, voi. II, p. 455.
N. TOMMASEO, in // Nuovo Ricoglitore, aprile 1826, n. 16, pp. 276-292.
21 ' F. SPI.ITZ [V. Lancetti], Almanacco dei letterati del Regno Lombardo, Milano, 1824-1825, pp. 89-91.
22) La risposta di V. Lancetti a N. Tommaseo sta in Rivista de' libri usciti in luce nell'anno scolastico 1826, Milano, 1827, pp. 42-44 e 223.
u> P. CUSTODI, Notizie del conte Pietro Verri rivedute dall'autore, Milano, 1835, p. XXXV (nota 2).