Rassegna storica del Risorgimento

CUSTODI PIETRO; VERRI PIETRO OPERE
anno <1977>   pagina <403>
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La <x. Storia di Milano e P. Custodi
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pur voluto degradare gli nomini allo stato di schiavitù, per fare egli le parti di mi despota. Nel suo soggiorno alla Corte di Vienna, egli fomentò la nazionale prevenzione degli Austriaci contro gli Italiani e travagliò ad imprimere nel­l'animo di Maria Teresa una pessima opinione contro de* Lombardi, acciocché qualunque lamento fosse screditato e di nessun effetto contro il volere di lui. Una principessa amabile e sensibile s'irritò facilmente contro un popolo che le si fece credere sleale e avverso d'animo...; e con tali funeste prevenzioni si alzò quel muro inespugnabile che ci separò per sempre da lei e lasciò libero il campo ai Ministri di deprimere e vilipendere il nostro paese.
II. Frattanto ci teneva depressi un Ministro invisibile e rintanato fra una galleria di cattivi quadri, fra una libreria di volumi conosciuti per il solo frontespizio, segnando comodamente, senza leggere, i decreti che gli presenta­vano i suoi scrivani favoriti. Una sola parola, incautamente proferita dal nobile Vitali, fa cagione per cui di notte venisse circondata la sua casa, la sbirraglia portasse la delazione alla dama sua cognata e agli altri parenti, ed egli venisse, come un malfattore, incarcerato e per più mesi privato della libertà. Una sola vivacità senza conseguenza, del marchese Gorini, cagionò una simile conse­guenza, ed un nomo di settantanni, di probità conosciuta e colto, venne posto in castello. Durante la notte, giravano per la città de' commissari e leg­gevano le carte che si trovavano nelle tasche de' cittadini. Di giorno, gli sbirri sparsi per le strade gittavano le stanghe ne' raggi delle ruote di quelle carrozze che, a loro giudizio, correvano e la contessa Brebbia, nata Lonati, fu la prima a trovarsi così sorpresa. I fermieri generali collegati cogli scrivani erano frat­tanto gli arbitri del paese e non venivano promossi alle cariche se non i loro fautori e dipendenti, né dal Trono emanavano onorifici diplomi che su tal genia: tanto arditamente era delusa da' suoi ministri l'Imperatrice Regina... Se taluno si presentava al Ministro, doveva tentare tuttavolta prima di poterlo vedere, indi, mediante uno zecchino al cameriere signor Diletti, veniva intro­dotto e vi trovava un corpulento e timido uomo che sospettava che si avesse un pugnale nascosto, ascoltava con impazienza, nulla comprendeva, si cono­sceva prevenuto che tutto fosse cabala o raggiro, e questo fu veramente il Go­verno tirannico che soffrirono, durante il Ministero del conte di Firmian, il quale, morendo nella state del 1782, lasciò una schiera di poveri creditori che non saranno pagati. Così un Ministro scelto per impedire ogni prepotenza eser­citava il suo uffizio e riduceva gli uomini benestanti alla scelta, o di aver nemico un nomo armato del sommo potere, ovvero di cedergli la somma di danaro ch'ei richiedeva, colla sicurezza di mai più riaverla.
IIL II conte di Firmian, successo al Cristiani, era uomo che non aveva sentimento alcuno, e che coll'ammassare una libreria e col riempire la casa di quadri mal conosciuti, col dare de' pranzi ai forestieri e invitare alcuni nomini di lettere del paese, ebbe riputazione d'essere un Mecenate. Non l'ho mai inteso ragionare di niente, e molto sono stato con lui. Egli non intendeva nulla degli affari. La sua compostezza, la immobilità sua, i monosillabi, una orgogliosa urbanità coprivano il vacuo immenso. I secretali suoi favoriti erano i padroni veri. Nel suo governo si fecero molte cose buone, egli non ha il merito che di una sola, cioè dell'abolizione dell'Inquisizione e d'abbassare la potenza de' frati. Egli teneva alla sua tavola i letterati come ornamenti degni di un Mecenate, e talvolta come buffoni. Morì carico di debiti che nessuno