Rassegna storica del Risorgimento

CUSTODI PIETRO; VERRI PIETRO OPERE
anno <1977>   pagina <404>
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Giuseppina Rastelli
pagherà. Per vizio organico non fu sensibile alle donne e questo, unito all'appa­rente amore alle arti, fu un merito presso l'Imperatrice Regina. ... Il suo governo fu quello di un Bassa inaccessibile, capriccioso e talvolta violento... Non avea nessun sentimento e nessun gusto e detestava chiunque egli sospettava che avesse occhi per conoscerlo e deffinirlo. Egli temeva con vera pusillanimità ogni movimento nel popolo. La plebe che attorniava su d'una strada i burrattini, la credeva sollevata e comandò smaniosamente al cocchiere di voltar strada. In mezzo ai nobili, ei, col grosso capo curvato, sempre inquieto nello sguardo, badava che alle spalle, o a destra, o a sinistra, non si cavasse lo stile che lo immolasse; tanto poco conosceva anche dopo il soggiorno di più anni la indole paziente e tranquilla de' Milanesi, ch'egli rappresentò sempre alla Sovrana con odiosi colori di niente affezionati al di lei Governo; il che era vera calunnia... Occupò la sua carica 24 anni. Le sole memorie ch'egli ha lasciato sono la fab­brica della Casa di Correzione e la rovina della sola eccellente pittura a fresco che eravi in Milano, cioè il Cenacolo delle Grazie di Leonardo da Vinci, al quale fece porre mano da un certo Mazza che si diceva pittore. Tale era il suo senso per l'architettura e la pittura. Le fabbriche migliori fatte dopo il 1771 si debbono al genio del Reale Arciduca.
IV. 1782, 20 giugno Morì il conte di Firmian che per più di dieci anni, dal 1760 al 1771 fu il vero despota della Lombardia austriaca. Ei posse­deva in supremo grado l'arte di occultarsi ed era padrone di sé, delle sue parole, de' sguardi, del viso. Mai un sentimento uscì dalla sua bocca, sia che non ne avesse, sia che non fossero tali da mostrarsi. Dalla sua bocca non uscivano che fatti, epoche, non mai un ragionamento. Lodava i letterati morti e detestava quelli che non lo erano ancora. Diffidentissimo, nemico degli Italiani, simulava di amarli, come simulava benevolenza verso i Gesuiti ch'ei odiava e temeva.
V. Venne finalmente il Reale Arciduca Ferdinando, pieno di attività, di facile penetrazione, levò immediatamente dalle mani de' subalterni la verga di ferro con la quale eravamo percossi. Da quel punto fino al 1780 non vi è stato uomo, al quale sia stata fatta sorpresa o soverchieria: la libertà individuale fu rispettata, ognuno potè accostarsi al Governatore e presentargli la sua ragione. Accadde quello che sempre succede ne' paesi soggetti al dispotismo, cioè che avendo il potere un Prìncipe illuminato e buono cessano i mali pubblici e privati. Ma la condizione di un popolo è sempre miserabile e precaria, quando essa semplicemente dipende dalla casuale volontà di chi è preposto a governarlo.
VX Giuseppe II conobbe che il sistema era viziato, ma non conobbe che una contemporanea ed universale distruzione delle leggi e delle pratiche d'un paese è un rimedio peggiore del male. Non fece alcun caso della opinione, che pure è la regina del mondo, e fece sentire agli uomini tutta la illuminata potenza di un monarca che non conosce altra norma che il suo volere. Senato, toga, magistrato camerale, Vicario e Tribunali di Provvisione, Podestà, Giudici al Gallo ed al Cavallo, Vicario pretorio, Congregazione dello Stato, seminari ve-scovili, altari sulle strade, confraternite, monache, frati, collegiate, tumulazione de* cadaveri nelle chiese, amministrazione di pie fondazioni, tutto venne in un sol colpo distrutto* Si videro i senatori Benza alcuna distinzione e, mutato titolo, andare avviliti al nuovo tribunale. Scacciati i seminaristi elvetici dal loro pa­lazzo ed ivi inalberata l'aquila e collocatovi un nuovo Consiglio di Governo.