Rassegna storica del Risorgimento

CUSTODI PIETRO; VERRI PIETRO OPERE
anno <1977>   pagina <405>
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La Storia di Milano e P. Custodi
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Tolta al Governatore Arciduca ogni ingerenza e condensata la somma potenza nel solo capo di quel Consiglio, dal quale dipendeva il destino d'ogni Ministro inferiore, ...e che, come arbitro della nuova Police, ebbe la facoltà di carcerare e condannare perfino ad un determinato genere di pene afflittive e disonoranti, senza trafila giudiziaria, qualunque cittadino. Ciascuno rimase sbigottito a tale spettacolo d'uno smascherato dispotismo. Comparvero nuovi Magistrati col titolo d'Intendenti politici, signoreggiami i Consigli municipali delle città, alle quali non fu più lecito di opinare o impetrare, se non per bocca de' rappresentanti scelti dal Governo... Le guardie della Police, venute a Milano dalla Germania col pretesto di tener in ordine la città marciando armate da principio di ba­stone, che a loro talento esercitavano sulla pazienza degli avviliti cittadini. Un gentiluomo, per essersi incautamente posto a gettar acqua vicino ad un quar­tiere di costoro, venne bastonato sul fatto; né si parlò di riparazione. Una donna che abitava a San Raffaele, forse prostituta, da un giorno all'altro presa, senza formalità di difesa, coll'ordine del capo del Consiglio governativo, venne rapata, con un cartello infamante condotta attraverso la città e condannata ad un anno di carcere... Nuovi supplizi inventati; si bollarono sulla faccia i rei, si pensò a dare una lenta morte opprimendo la respirazione con pesanti masse di ferro ed impedendo il moto delle membra e limitando persino l'acqua ai condannati, senza che tali crudeltà servissero nemmeno d'esempio perché eser-citavansi nelle segrete carceri... Il corpo ecclesiastico venne contenuto, non solo, ma in faccia del popolo degradato. I Commissari entrarono in molti Monasteri e scacciarono le monache; molti conventi di frati vennero distrutti; tutte le confraternite in un punto furono abolite, molte chiese soppresse, ven­dute e profanate; annientate molte festività, proibite le processioni, tolte ai parroci le loro parrocchie, ed instituito nuovo riparto. Tolto a Roma ogni nomina ai benefizi, appropriandole al Governo; obbligati i Relatori a staccarsi dai loro Generali, proibite le solennità ai Santi patroni delle chiese, piantata una teo­logia sola nella Università di Pavia, la quale riduce a mera parola la primazia del Pontefice romano... Queste rapide operazioni, eseguite senza preparare la pubblica opinione e con violenza, avvilirono il corpo de' ministri della religione ed annientarono nel volgo istesso le opinioni religiose e con esse la moralità. Il corpo de* Nobili perdette tutto, poiché il Ministro regio nominò alcuni che rappresentassero le nuove Congregazioni municipali, avvocò a sé medesimo tutte le pie fondazioni, incorporò nel Monte Regio il Banco S. Ambrogio e quindi il Presidente del Consiglio di Governo riunì nella sua persona tutta la potestà legislativa, esecutiva, giudiziaria e dittatoria... Venne distrutta la Con­gregazione dello Stato, acciocché non vi fosse più alcuno che avesse diritto a rappresentare al Monarca i mali che affliggessero la Provincia. I Ministri nazio­nali, arbitrariamente e senza che apparisse un dispaccio sovrano, vennero esposti ad essere dimessi; ciascheduno dovette tremare ed una onorata fermezza d'animo invisa al desposta venne condannata all'inazione e allo scarto, senza riguardo alcuno ai prestati servigi. Due Toscani furono posti a presiedere ai primi tribu­nali di giustizia; un suddito veneto fu eletto Capitano di Giustizia e capo della Police ed i Milanesi, che per lo passato avevano coperto sempre tali cariche, vennero anche in ciò avviliti. L'asprezza delle maniere e l'insulto resero ancora più amara una tale rivoluzione, la quale realmente ha ulcerati gli animi di tutti. Di tante mutazioni seguite, alcune poche sono in bene, ma le più sono in male. Dalla serie delle cose accennate ne risulta una verità con evidenza, e