Rassegna storica del Risorgimento

PARLAMENTO ITALIANO OSTRUZIONISMO 1897-1900
anno <1977>   pagina <419>
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Ostruzionismo parlamentare
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Di Rudinì che era succeduto a Crispi dopo Adua, se da una parte voleva liquidare l'eredità crispina, dall'altra era egli stesso un conservatore, rappre­sentante degli interessi agrari ed incapace di comprendere le cause di males­sere del paese, in perfetta sintonia con la monarchia anch'essa sorda ad ogni istanza di rinnovamento. Il suo programma di conservazione dinamica non valse ad evitare che la crisi del paese raggiungesse il suo acme mentre nel contempo la sua azione politica gii alienava poco a poco i gruppi che lo avevano dapprima appoggiato. La carestia, i tumulti, la reazione politica, l'ingerenza involutiva della Corte portarono ad un esasperarsi della situazione che vide il parlamento tornare a giocare un ruolo decisivo nella vita politica del paese fino a costringere il governo e la Corona a scoprirsi per essere poi sconfessati dai risultati di quelle elezioni generali del 1900 volute da Pelloux che si sen­tiva invece sicuro di rafforzare con esse la sua posizione.
La scarsezza del raccolto, già segnalata in tutta Europa nel 1897, aveva portato ad un aumento del prezzo del pane e degli altri generi di prima necessità.2) Fin dai primi giorni del '98 si ebbero dimostrazioni e tumulti che proseguirono in un crescendo nella primavera seguente a Faenza, Bari, Foggia, Palermo, Napoli, Pesaro, Ferrara, Molfetta, Benevento, Rimini, Ravenna. II 3 e 4 maggio ci furono gravi incidenti in Emilia e Toscana; il 6 maggio a Milano fu proclamato lo stato d'assedio ed i morti e feriti superarono il centinaio. La causa principale del malcontento e dei disordini era l'indigenza; il prezzo del pane era raddoppiato e in alcune località non se ne trovava affatto perché l'ostilità tra Spagna e Stati Uniti per la questione cubana aveva reso più dif­ficoltoso l'approvvigionamento d'oltre oceano e la speculazione imperversava.3) Ma di Rudinì e con lui gran parte della maggioranza e della Corte erano con­vinti che all'origine dei tumulti ci fosse la propaganda anarchica e socialista, e la paura di un rivolgimento sociale portò all'arresto di molti esponenti socia­listi e cattolici, alla soppressione di oltre cento testate, alla chiusura di circoli e associazioni repubblicani, socialisti e cattolici, ad incriminazioni e con­danne di giornalisti e deputati. Il 16 giugno, a completamento della sua azione repressiva, di Rudinì presentava alla Camera un disegno di legge su Provvedi'
statistica. Un'analisi dei risultati sulla base di tale statistica si trova in MARIO BELARDI-NELLI. Un esperimento liberal-conservatore: i governi di Rudinì (1896-1898), Roma, Edi­trice Elia, 1976, pp. 149 sgg. Si veda anche ALESSANDRO GALANTE GARRONE, Felice Ca­vallotti, Torino, Utet, 1976, pp. 675 sgg.
2) Si veda M. BELARDINELLI, Un esperimento cit., pp. 243 sgg.
3) Ibidem, pp. 335 sgg. La storia dei tumulti è stata fatta per la Toscana da CARLO PINZANI, La crisi politica di fine secolo in Toscana, Firenze, G. Barbèra, 1963; per il Pie­monte e la Lombardia da UMBERTO LEVRA, // colpo di stato della borghesia. La crisi polir fica di fine secato in Italia 1896-1900, Milano, Feltrinelli, 1975; per Milano in particolare da ALFREDO CANAVBRO, Milano e la crisi di fine secolo (1896-1900), Milano, SugarCo Edi-suoni, 1976. Si vedano ancora SERGIO ANSELMI, Ancona e provincia nella crisi di fine se­colo: i moti per il carovita, in Quaderni storici delle Marche, a. IV, 1969, pp. 265-332; ENZO SANTARELLI, L'azione di Errico Matatesta e i moti del 1898 ad Ancona, in Movi­mento operaio, a. VI, 1954, pp. 248-274; GIANFRANCO VOLPE, Il movimento socialista a Napoli ed i moti del maggio *98, in Clio, a. II, 1966, pp. 413-455; ANGELO GAMBASIN, Il '98 a Padova, in Rassegna di politica e di storia, 1964, n. 122, pp. 23-32; 1965, n. 123, pp. 19-32; n. 124, pp. 43-56; COSIMO CECCUTI, Firenze gioiittiana, in Nuova Antologia, f. 2109, settembre 1976, pp. 84-92.