Rassegna storica del Risorgimento

PARLAMENTO ITALIANO OSTRUZIONISMO 1897-1900
anno <1977>   pagina <434>
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Anna Maria Isastia
iniziando con quelli proposti dal socialista No fri che. con la tecnica ormai abituale, prolungò il suo discorso fino al tardo pomeriggio.
In apertura della tornata successiva svolsero i loro emendamenti Riccardo Luzzatti e Berenini dell'Estrema, Giorgio Arcoleo, Sidney Sonnino e Vincenzo Piccolo-Cupani della maggioranza. Arcoleo proponeva di sostituire le parole riunioni o assembramenti pubblici all'aperto con assembramenti o riunioni in luoghi pubblici od aperti al pubblico , ampliando quindi le possibilità di divieto; Sonnino, irrigidendo ulteriormente l'art. 1 proponeva invece assem* bramenti o riunioni pubbliche eliminando addirittura le parole all'aperto e lasciando alle autorità preposte le più larghe facoltà di vietare qualunque riunione. Analogo a quello di Sonnino l'emendamento proposto da Piccolo-Cupani. Si manifestò a questo punto un pericoloso dissenso tra Commissione e Ministero perché Grippo rifiutò tutti gli emendamenti mentre Pelloux, a nome del governo, dichiarava di accettare l'articolo proposto dalla Commis­sione con le modifiche richieste dagli oratori della maggioranza, cioè togliendo le parole all'aperto. L'appoggio dato dal presidente del Consiglio alla proposta di Sonnino provocò, come era facile immaginare, l'immediata e vivace reazione dell'Estrema che, resasi conto dell'estrema delicatezza del momento, cercò di aggravare il dissenso nel campo della maggioranza, imprevedibilmente appog­giata dalle parole con cui. di Rudinì sottolineò la gravità dell'emendamento proposto.
Data l'incandescenza della situazione, Arcoleo, appoggiato da di Rudinì e Sonnino, propose di rinviare la discussione all'indomani per dare tempo alla Commissione di conciliare le due proposte. Era, però, evidente che un accordo non era possibile perché l'emendamento mutava completamente il senso del­l'articolo decretando la soppressione del diritto di riunione laddove in origine si volevano solo impedire le dimostrazioni in piazza.
La frattura apertasi in seno alla maggioranza fu ulteriormente approfon­dita dall'intervento di Palberti45) che tenne a precisare che la Commissione non avrebbe comunque mutata la sua formula. Ma anche all'interno della Com­missione esisteva invece una spaccatura perché c'era chi, già in precedenza, avrebbe voluto modificare l'articolo secondo l'emendamento che ora Sonnino aveva ripreso.
Per tentare di appianare i contrasti, il seguito della discussione fu diffe­rito all'indomani, ma il 17 giugno, prima di riprendere il dibattito sugli emen­damenti, Cambray-Digny, come relatore di maggioranza della Giunta per il regolamento della Camera, presentò la relazione sulla proposta Sonnino per le modifiche al regolamento che, approvate, avrebbero imbavagliato l'ostruzio­nismo. Pelloux, che aveva tutto l'interesse a far approvare subito le modifiche, chiese di inserire la proposta nell'ordine del giorno dell'indomani, domenica. Pantano chiese dapprima di rimandare la questione a fine seduta poi, invocando l'art* 64 del regolamento che prescriveva non potersi stabilire di discutere un argomento se non ventiquattro ore dopo la distribuzione della relazione rela­tiva, chiese che fosse fissata la data del martedì successivo, negando l'urgenza invocata da Pelloux.47* Lo zanardelliano Cocco-Ortu a sua volta, sempre nel ten­tativo di far slittare la discussione, fece presente al presidente Chinaglia che,
45) pai berti era il presidente della Commissione.
46) Lo affermò De Bernardi parlando a nome della minoranza della Commissione.