Rassegna storica del Risorgimento

PARLAMENTO ITALIANO OSTRUZIONISMO 1897-1900
anno <1977>   pagina <435>
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Ostruzionismo parlamentare
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per regolamento, gli emendamenti dovevano presentarsi ventiquattro ore prima che si aprisse la discussione, cosa impossibile nel caso in questione non cono­scendosi ancora il testo delle modifiche. Votate le due proposte Pantano e Pelloux, la Camera stabilì di tenere seduta la domenica.
Si riprese poi la discussione sui provvedimenti politici con la lettura del­l'emendamento proposto dal governo: L'autorità di pubblica sicurezza può vietare per ragioni d'ordine pubblico gli assembramenti e le riunioni pubbliche ed i contravventori al divieto saranno puniti a' termini dell'articolo 434 del Codice penale . La giornata trascorsa non era servita a sanare la spaccatura provocata da Pelloux tra governo e Commissione e tra governo e ministro di grazia e giustizia con una formula conciliativa. Facendo leva su questa situa­zione di fatto, Bovio chiese le dimissioni del governo e Ferri sottolineò che Pelloux aveva mostrato sui diritti statutari una ignoranza senza precedenti . Finocchiaro Aprile, ministro guardasigilli del precedente governo Pelloux, di­chiarò a sua volta di appoggiare l'articolo proposto dalla Commissione in quanto non era stata intenzione del ministero precedente creare restrizioni nuove al diritto di riunione, ma di sottoporre a speciali sanzioni le riunioni o assembramenti all'aperto che po[tevano] essere di pericolo per l'ordine pub­blico, distinguendole dalle riunioni in luogo recinto per quanto aperto al pub­blico . Appariva insomma assolutamente evidente a tutti che la sostituzione dell'aggettivo pubbliche alla formula della Commissione all'aperto, stravolgeva tutto il senso dell'articolo trasformandolo in un'arma di totale repressione.
Chiesta da Pantano la votazione nominale sull'emendamento proposto dal governo al quale Pelloux aveva, per la seconda volta in due giorni, annesso la questione di fiducia, votarono contro, insieme a tutta l'Estrema, tra gli altri Finocchiaro Aprile, Fortunato, Ciolitti, Grippo, Nasi, Palberti, Zanardelli. Molti rudiniani, per non prendere posizione, preferirono uscire dall'aula al momento dell'appello nominale. La Camera approvò con 180 voti a favore e 113 contrari. La maggioranza non era stata quella dei giorni precedenti, ma le previsioni, dopo quello che era successo, non erano molto ottimistiche e l'opposizione aveva dato come quasi sicura la caduta del ministero. Si doveva procedere subito dopo alla votazione degli articoli aggiuntivi mantenuti dall'opposizione allo scopo dichiarato di impedire che in quella seduta si potesse passare alla di­scussione di altri articoli del disegno di legge e, per ogni articolo si era stabilito di domandare la votazione nominale. Fatta nuovamente la chiama la Camera, però, non risultò in numero perché molti deputati delle sinistre si assentarono ostentatamente al momento del voto ottenendo non solo di interrompere la seduta del giorno, ma riuscendo anche ad individuare quella successiva.
Ben deciso a dare battaglia anche sul fronte delle modifiche al regolamento Ferri, in apertura della seduta domenicale, si appellò all'articolo 34 del regola­mento stesso secondo cui se la Camera non è in numero, il presidente scioglie la seduta, e la Camera s'intende convocata, senz'altro, per il prossimo giorno non festivo all'ora medesima del giorno prima . A suo giudizio, quindi, quel giorno non si poteva tenere legalmente seduta Chiesta la votazione nominale risultò mancante il numero legale. Ben 286 deputati su una media di presenze
4T) L'art. 64 diceva: r Le relazioni delle Commissioni alla Camera saranno stampate e distribuite almeno 24 ore prima che ri apra la discussione, tranne che per urgenza la Camera deliberasse altrimenti .
) A.C., Dss., XX, tornata del 17 giugno 1899, p. 4557.