Rassegna storica del Risorgimento

PARLAMENTO ITALIANO OSTRUZIONISMO 1897-1900
anno <1977>   pagina <444>
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Anna Maria Isastia
non lo avesse convertito in legge.74) Dello stesso avviso era Fontanive che soste­neva che il Governo ha una facoltà legislativa latente che gli deriva da una necessità organica dello Stato che però il parlamento gli doveva riconoscere in qnei casi di urgente necessità.75)
Mortara, che scriveva in un periodo particolarmente delicato, durante una lunga proroga della Camera imposta da Crispi per poter legiferare in sua vece, a conclusione del suo lavoro ribadiva duramente che: Or quando accada che il governo, arrogandosi di deliberare provvedimenti che esigevano il voto del parlamento, sia guidato soltanto o principalmente dall'intima persuasione che quel voto sarebbe stato rifiutato o fieramente conteso; oppure quando accada che l'operosità normale del parlamento sia paralizzata o impedita per fatto e volontà del governo, egli è certo che si verificano situazioni tali in cui l'arbitrario esercizio della podestà legislativa non può trovare né ottenere alcuna scusa; allora esso non ha origine da una necessità imperiosa, ma da un sopruso meditato .76> Il che equivale a dire che la motivazione politica della condanna del decreto Pelloux era stata resa dal Mortara con anticipo di alcuni anni, molto prima che quel decreto venisse imposto dal governo.
Per la dottrina dell'epoca non c'erano dubbi: l'emanazione di un decreto legge sostanziava un vero arbitrio, che in casi particolari poteva essere giusti­ficabile, ma questa sanatoria poteva operarla solo il parlamento; non era certo questo il caso dei tanto contrastati provvedimenti politici. Lo stesso Sonnino, nel novembre del 1899, scrivendo sulla Nuova Antologia, pur difendendo il decreto 22 giugno, avrebbe convenuto che pel retto funzionamento degli isti­tuti rappresentativi occorre eliminare ogni necessità di ricorrere ai decreti-legge perché essi limitavano l'effettivo esercizio di alcuni diritti comuni alla maggioranza e alle minoranze; ma subordinava poi l'eliminazione del ri­corso al decreto alla introduzione di profonde riforme nel regolamento della Camera che permettessero di risolvere velocemente determinate questioni, quale che fosse l'opposizione della minoranza.
Alla Camera, gli interventi degli oratori furono tutti molto duri. Bonacci, che era stato ministro di grazia e giustizia con di Rudinì, chiese di dichiarare nullo il decreto e di censurare i ministri che ne erano autori. Condanna per l'operato del governo espressero anche Branca, Colombo, Fortis, Gallo e Fran-chetti. In difesa del decreto parlarono i capi della maggioranza, Sonnino e Prinetti e lo stesso Pelloux che ammise la sua illegalità, ma rifiutò di ricono­scergli la portata che molti volevano dargli, considerandolo solo un provve­dimento eccezionale ... conseguenza di cause eccezionali .78'
Di Rudinì prese la parola per sottolineare che, a suo avviso, non si trattava di trovare la via per far passare i provvedimenti politici ma era necessario determinare le condizioni per le quali e con le quali il potere legislativo [doveva] esercitare ora e sempre le sue funzioni . 79> L'unico sistema per risolvere le difficoltà nelle quali il governo si dibatteva era, a suo giudizio,
7*) U. GALEOTTI, Facoltà legislativa cit., p. 178.
7 A. G. FONTAWIVB, Teoria dei decreti-legge cit.., p. 79.
7 L. MORTASA, / decreti-legge cit., pp. 915-916.
77) SIDNEY SONNINO, / decreti-legge e il regolamento della Camera, in Scrìtti e discorsi extraparlamentari (1870-1902), voi. I, a cura di BENJAMIN F. BnowN, Bari, Laterza, 1972, pp. 666-667.
7 A,C, Dss., XX, 2" tornata del 28 giugno 1899, p. 4787.
7) Ibidem, p. 4778.