Rassegna storica del Risorgimento
PARLAMENTO ITALIANO OSTRUZIONISMO 1897-1900
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1977
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445
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Ostruzionismo parlamentare
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trovandosi su questo punto d'accordo con Sonnino, quello della riforma del regolamento.
Ampio e stringato fu l'intervento di Zanardelli che condannò la sostanza e la forma del decreto. Pelloux sosteneva che si dovevano mantenere i principi informatori del primo disegno di legge e li aveva invece violati nel decreto del 22 giugno. Infatti, mentre originariamente lo scioglimento delle associazioni era posto sotto la garanzia dell'autorità giudiziaria, ora questo principio era stato abbandonato. Nel primo disegno di legge l'autorità di pubblica sicurezza poteva vietare solo le riunioni a cielo aperto. Adesso invece si parlava genericamente di riunioni pubbliche, vanificando in pratica il diritto dì riunione. Quanto alla forma era stato violato lo Statuto e la Camera non poteva con un voto sanare la violazione. Anche dopo una delibera in tal senso il decreto sarebbe rimasto nullo ed egli si diceva certo che la magistratura non avrebbe sanzionata l'illegalità emanando sentenze sulla base dello stesso.
Pelloux, nel suo intervento, aveva chiesto che il disegno di legge per la conversione del regio decreto 22 giugno venisse inviato all'esame della stessa Commissione che aveva esaminato i disegni di legge sui provvedimenti politici ed aveva sottolineato che l'eventuale voto positivo della Camera sarebbe stato considerato come quel bill di indennità [cioè la pronuncia di esonero da responsabilità] che evidentemente noi desideriamo per la forma in cui il provvedimento è stato presentato .
Già si sapeva, prima ancora della ripresa dei lavori parlamentari, che il governo aveva intenzione di chiedere alla Camera un voto di fiducia che valesse a sanare l'anormalità dell'atto emanato, rafforzasse la sua posizione e servisse a dimostrare che non si erano create spaccature in seno alla maggioranza; di conseguenza, su questa proposta, si accese una vivace discussione tra coloro che la giudicavano un atto necessario che non poteva essere impedito e quanti, rifacendosi alle parole stesse di Pelloux, davano invece di essa solo una valutazione politica.
La votazione nominale diede una maggioranza di 208 voti contro 138 no tra i quali quelli di tutta la sinistra liberale con a capo Giolitti e Zanardelli oltre a quelli di tutta l'Estrema compatta. L'esito del voto, inaspettato per molti, produsse viva impressione, considerando che alcuni temevano per la sorte del governo e neanche i ministeriali contavano su una maggioranza così notevole.
H giorno seguente, giovedì. Grippo presentò alla Camera la relazione della Commissione incaricata di esaminare la proposta di convertire in legge il R.D. del 22 giugno e Pelloux chiese che tale disegno di legge venisse iscritto nell'ordine del giorno della seduta del sabato successivo mentre, a sua volta, Andrea Costa tentò, ancora una volta, di far slittare la discussione sui provvedimenti politici dopo quella dei bilanci.
Nella seduta pomeridiana del 30 giugno doveva riprendere la discussione sulle modifiche al regolamento della Camera, con l'Estrema ben decisa ad opporsi- Le ostilità furono aperte dal repubblicano Taroni che, in apertura, chiese la verifica del numero legale. Il presidente Chinagli a cercò di convincere il deputato a chiedere invece la votazione nominale sul processo verbale temendo, a ragione, una doppia richiesta di votazione e facendo notare che, anche in
a Ibidem, p. 4787.