Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918; ITALIA POLITICA 1915-1916; NAZIONALI
anno <1977>   pagina <459>
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I nazionalisti maggio '15-giugno '16 459
Verso la fine del 1915 il movimento nazionalista cominciava a prendere le distanze dal governo Salandra, che fino a quel momento aveva sostenuto senza riserve di rilievo. La prima occasione gli era offerta dal discorso del guardasigilli Orlando, tenuto nel novembre a Palermo, che il suo quotidiano ufficioso criticava così aspramente, per il tono poco imperialista, tanto da vedere interamente censurato l'articolo ad esso dedicato. Di fronte a questo provvedi* mento, ritenuto ingiustificato, i nazionalisti rivendicavano la piena libertà di combattere il governo ogni qual volta lo avessero ritenuto opportuno, quando, cioè, la sua azione fosse loro sembrata inadeguata alla condotta della guerra e ad assicurare a questa il raggiungimento dì obbiettivi imperialistici.
Buona accoglienza, invece, essi riservavano alle dichiarazioni fatte da Son-nino alla Camera il primo dicembre sugli scopi della guerra, scopi che venivano ritenuti, con qualche forzatura, aderenti al programma nazionalista; che una certa forzatura ci fosse in questa interpretazione del discorso del ministro degli esteri lo prova il fatto che di esso si dichiarava pure soddisfatto il capo del­l'interventismo democratico, Leonida Bissolati. H discorso di Sonnino forniva lo spunto ai nazionalisti per ribadire con maggiore insistenza il tema della guerra alla Germania, che essi vedevano scaturire come una necessità implicita­mente posta dagli obbiettivi fìssati dalle dichiarazioni del ministro. Ai loro occhi la guerra alla Germania non era solo la possibilità di sconfìggere l'Austria, né era tanto meno, è ovvio, la lotta per salvare l'Europa delle nazionalità e della democrazia. Era, invece, il solo modo per realizzare l'imperialismo italiano che vedeva tutte le sue direttive di marcia insidiate da quello tedesco.
La riapertura del parlamento ai primi di dicembre, inaugurata proprio da quel discorso di Sonnino, offriva loro il destro, oltre che a riprendere la polo* mica antiparlamentare della quale abbiamo parlato in precedenza, anche per esprimere quelle pesanti riserve nei confronti del governo che ormai erano proprie di quasi tutti gli ambienti accesi sostenitori della guerra, ed anche delle più alte sfere militari.45) Essi rimproveravano al governo soprattutto la debolezza dell'impegno e del programma finanziario di guerra, e di essersi sot­toposto al giudizio del parlamento, rientrando così in quel gioco parlamen­tare , al quale si era sottratto nel maggio, che lo metteva nelle mani di coloro che avversavano la guerra.
Questa era la posizione nazionalista nei confronti del governo alla fine del 1915: una fiducia votata46) con molte riserve sulle capacità, del capo e di buona parte della compagine governativa, di saper condurre con decisione la
**) Vedi su tutta la questione S. SONNINO, Diaconi parlamentari* voi. Ili, Roma, 1925, pp. 535-538; Diario 1914/1916, voi, II cit., p. 282; L. ALBERTINI, Venti anni di vita politica. Parte seconda. L'Italia nella guerra mondiale. Voi. IL Dalla dichiarazione di guerra alla vigilia di Caporetto (maggio 1915-ottobre 1917), Bologna, 1952, p. 125.
45* Vedi, ad esempio, in L. ALBERTINI, Epistolario 1911-1916, voi. II cit., pp. 506, 514, 523, 524, la corrispondenza di Andrea Torre che riferisce anche un colloquio con Cadorna. Diceva Torre: il governo a continua a camminare verso l'abisso , <c conduce, con leggerezza favolosa, l'Italia alla rovina .
**) Nella discussione sulla fiducia al governo si aveva un violentissimo scontro ver* baie tra il socialista Ferri e Federami (ATTI DEL PARLAMENTO ITALIANO. Camera dei De­putati, Legislatura XXIV, voi. VIII cit., p. 8505), che faceva scrivere a F. Martini nel Diario sotto la data del 10 dicembre 1915: <t Brutta seduta alla Camera, finita con ingiu­rie, con diverbi personali fra Enrico Ferri e Luigi Federami (p. 596).