Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918; ITALIA POLITICA 1915-1916; NAZIONALI
anno <1977>   pagina <466>
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466 Raffaele Molinelli
egalitaria, socialistoide, umanitaria, internazionalista e pacifista, opponeva la nuova cultura europea spiritualistica, neoidealistica, irrazionalistica e vitalistica, carica di antidemocratismo, di gerarchismo, superomismo, eroicismo, antisocia­lismo, di realpolitik, di nazionalismo e bellicismo. Dall'incontro della razza di quella tempra con i corifei della nuova cultura e della nuova politica nasceva per Coppola la nuova Italia dalla volontà imperiale.
Era una tesi suggestiva e che aveva una sua presa retorica proprio per la qualità degli ingredienti di cui era fatta: il popolo antico e sano e i giovani, disinteressati, demiurghi della nazione; e avrebbe avuto fortuna con raggiunta di alcuni predecessori a quei demiurghi, che la pubblicistica nazionalista aveva già rintracciato, e di successori, che una pubblicistica e una storiografìa future avrebbero poi trovato. Storicamente, però, era una tesi assai fragile perché deformava alcuni elementi e altri, troppi, ne taceva.
Quella volontà imperialistica esisteva realmente, ma non trovava la sua possibilità nella volontà della 'razza' e nelle presunte eredità romane di essa. La trovava semmai nel lavoro tenace di quel popolo, che stava creando un paese in via di sviluppo industriale e, in generale, in fase di notevole crescita economica e civile; un paese così vitale che certi gruppi economici e politici ritenevano potesse esser lanciato in una politica di potenza e di espansione.
Di quell'Italia legale e politica, alla quale i nazionalisti dicevano di op­porsi, facevano parte, poi, forti gruppi burocratici, militari, politici ed impren­ditoriali sensibili al fascino di quella volontà imperiale e dei cui interessi i nazionalisti stessi erano portavoce non inconsapevoli; anche se, per loro, va da sé, quelli erano gli interessi dell'intero paese. La ' razza ', invece, cioè il popolo, specialmente quello delle officine e dei campi, di meno quello dei ceti medi, era sordo a quei richiami imperiali perché ne avvertiva il carattere anti­proletario ed antidemocratico.
Per Coppola l'Italia, date le necessità storiche ed etniche del suo imperia­lismo, aveva nella storia mondiale una funzione sovversiva e rivoluzionaria, ana­loga e parallela a quella della Germania. Come per questa, i suoi interessi si scontravano con quelli conservatori delle vecchie potenze plutocratiche impe­riali > ; e alla Germania la legavano pure l'orientamento trentennale della sua politica estera e il carattere antidemocratico del suo rinnovamento culturale. La Germania, però, goticamente incapace di uscir da se stessa , di avere, cioè, una vera coscienza mondiale , per l'incomprensione del valore, delle forze e dei diritti altrui, non aveva seriamente voluto la collaborazione dell'Italia per­ché non aveva dato a questa il tempo e il modo di preparare la guerra co­mune e non aveva indotto l'Austria, in precedenza, a fare i necessari sacrifìci.
Sulla base di quella teoria delle presunte affinità proletarie l'Italia fascista sarebbe entrata nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania. I nazionalisti, invece, che pur l'avevano creata e benché anch'essi fossero affa­scinati dalla potente macchina militare tedesca, riuscirono a comprenderne i pericoli e i limiti: l'ottusa gotici tà, per usare i loro termini forse un po' eufe­mistici, dell'imperialismo gemello, e le soddisfazioni, irredentistiche, che dove­vano pur esser date al sentimento nazionale degli italiani.75> Ad ogni modo il riconoscimento di quelle affinità nella politica estera ed interna dei due paesi
79 Su questa posizione nazionalista vedi pure R. MOLINELLI, / nazionalisti italiani e l'intervento cit., pp. 94*95, 139.