Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO; MUSEO CENTRALE DEL RIS
anno <1977>   pagina <480>
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Libri e periodici
lire un caso personale. Nel 1940 il prof. Chester Penn Higby dell'Università del Wisconsin e fondatore del Journal oj Modera History, durante le sue prestigiose lezioni di storia euro­pea, guardandomi al di là del tavolo, mi consigliò di fissare la mia attenzione, un giorno o l'altro, sui telegrafi premagnetici. Due anni dopo pubblicavo un breve articolo illustra­tivo sull'argomento. Da allora in poi, almeno una volta ranno, mi arriva una telefonata o una lettera, sia essa da un ufficiale telegrafista del Pentagono o da uno studente univer­sitario californiano, con domande specifiche sui telegrafi ottici.
Ora, finalmente, possiamo disporre di una storia completa, impreziosita da novanta fotografie e quaranta disegni.
Le origini delle comunicazioni veloci sono sepolte nell'antichità; Agamennone, se­condo Eschilo, potè far sapere prestissimo alla sua regina Clitemnestra della caduta di Troia attraverso una catena di fuochi fissi che aveva predisposto in precedenza. Anche se si sa che i Romani usavano fuochi e fumo come gli Indiani americani o si servivano di elio­grafi, la vera e propria storia comincia alla fine del Settecento. Fu un francese, Claude Chappe, a inventare il telegrafo semaforico nel 1793; subito dopo alcuni ingegneri inglesi suggerirono modifiche perché potesse servirsene l'Ammiragliato nell'avvistamento di navi in arrivo. Già nel 1794 se ne scherzava in brutti versi:
Se mi promettete di non ridere
Mi metterò a spiegarvi cos'è un telegrafo francese! Una macchina dotata di poteri straordinari Scrive, legge e spedisce notizie in un'ora cinquanta miglia lontano. Sembra sia stato Miot de Melito a suggerire a Chappe la parola telegrafo .
L'A. tratta ampiamente il suo argomento in 27 capitoli. Più di cento pagine riguar­dano le isole britanniche e poi si passa alle linee dell'Europa continentale dalla Francia alla Russia.
Dopo un brano sull'esercito inglese durante la guerra contro Napoleone nella peni­sola iberica, Wilson tratta delle linee installate in Africa, in Asia, nelle Antipodes e in America. Gli studiosi del Risorgimento troveranno interessanti le pp. 120-154; vi si parla di Francia, Italia e Svizzera e sono descritte in particolare le realizzazioni dei cinque fra­telli Chappe, tutti coinvolti nella telegrafia.
Il primitivo modello a T di Claude, le sue lotte per ottenere riconoscimenti e sussidi dalla Convenzione nazionale, la costruzione di modelli sperimentali imo presso Parigi fu distrutto dall'ignoranza sospettosa degli abitanti , la prima linea lunga 210 chilometri da Parigi al Belgio; queste le tappe che conobbero il successo il 17 agosto 1797 quanto Barare de Vieuzac si alzò in Assemblea per annunciare che aveva saputo della riconquista di Le Quesnoy sulla frontiera settentrionale a una sola ora di distanza dall'avvenimento.
Le macchine di Chappe erano alte 10 metri, avevano un pezzo a croce movibile di 4 metri e mezzo con indicatori lunghi 2 metri alle estremità. I segnali venivano trasmessi uno per volta per tutta la catena delle stazioni; queste ultime venivano poste su punti ele­vati ogni 13-17 chilometri. L'operatore mirava attraverso un telescopio alla stazione di partenza e poi metteva le sue leve nella medesima posizione del segnale che aveva visto.
Sui 196 segnali diversi, 98 erano per la sorveglianza della linea e 98 potevano essere usati per parole o frasi in codice. Ecco cosa dice Wilson: II sistema creato da Chappe in Francia, di gran lunga il più diffuso, è esempio di organizzazione impostata a catena fra due punti estremi. L'apparecchiatura non era né molto costosa, né complicata; gli operatori erano di modesto livello intellettuale e il codice di servizio qualcosa come una stenografia che si poteva stampare a basso costo ,
Per volere di Napoleone, i semafori francesi furono installati sul Moncenisio verso il Piemonte, la Lombardia e il Veneto con diramazioni a Trieste e a Napoli. Sappiamo che, nel 1815, re Ferdinando ebbe per telegrafo la notizia dell'arresto di Gioacchino Murai, ma si ha motivo di ritenere ohe il servizio cessasse, in Italia, durante la Restaurazione. In
Telegraphs and Telegrams in Revolutionury France, in Scientific Monthly, a. CIX (1944), pp. 431-437.