Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO; MUSEO CENTRALE DEL RIS
anno <1977>   pagina <488>
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Libri e periodici
zioni economico-sociali di due città lombarde: Brescia e Como. Se in un caso interessa rile­vare, dall'età del dominio austriaco in avanti, il costante sviluppo industriale, il confronto quotidiano tra esponenti di classi sociali diverse (moderati, legati alla manifattura serica ed ai mercati di tutta Europa, specie danubiani; democratici interessati all'unità nazionale; socialisti rivolti all'emancipazione sociale delle masse; cattolici militanti che faticosamente entrano nella scena politica nell'età giolittiana), il dipanarsi della lotta politica e della vita dei periodici in un arco di tempo assai ampio, nell'altro caso un complesso quadro della elasse politica locale emerge dalla dialettica delle parti, e dal loro vario atteggiarsi di fronte alla realtà economica e politica di una provincia, in via di espansione sotto il profilo indu­striale, dove opera una personalità cosi prestigiosa come Giuseppe Zanardelli. H volume di storia bresciana (che tiene dietro al precedente: Politica e società nella Brescia zanardel-Uana. Le elezioni politiche a suffragio (1876-1880)> Milano, 1973), non si limita per altro alla illustrazione della vita politica a provinciale , ma proprio attraverso la figura dello statista esamina alcuni nodi storici a livello nazionale, mettendo a fuoco il nesso tra la classe dirigente bresciana ed il nuovo modo di fare politica dalla rivoluzione parlamen­tare del '76 in avanti, le interrelazioni tra le forze politiche locali, la crisi della produzione industriale ed agricola nell'ultimo trentennio del secolo, la nascita dell'opposizione cattolica, la svolta autoritaria impressa allo Stato liberale e le contraddizioni insite nello sviluppo economico e sociale della nuova Italia per il contrasto con alcuni orientamenti che vanno sempre più emergendo. Una particolare colorazione infine assume il confronto tra il paese legale e quello reale (di socialisti e cattolici), nel mutarsi del clima politico dall'egemonia dello Zanardelli fino al suo declino, ai compromessi e agli accordi con altri gruppi ed alla ripresa liberale all'inizio del secolo.
RENATO GIUSTI
LORENZO GESTRI, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa Carrara. Dall'Unità d'Italia all'età giolittiana; Firenze, Olschki, 1976, in 8Q, pp. XIV-371. L. 5.600.
Le vicende politiche e sociali della zona apuana, e di Carrara in particolare, durante il primo cinquantennio unitario, hanno sollecitato finora l'attenzione ed il contributo di nume­rosi studiosi. Sulla loro scia si pone ora l'A., il quale allarga il campo d'indagine a tutte le componenti socie-economiche della zona, utilizzando una documentazione inedita particolar­mente abbondante. Il risultato che ne deriva consiste nel presentarci un quadro completo del panorama economico apuano, analizzato in ogni sua singola componente, dalle fasce sociali più legate all'industria del marmo (grandi e piccoli imprenditori, cavatori, etc.) a quelle apparentemente più lontane (contadini), ma altrettanto sensibili agli sviluppi e alle trasformazioni che dall'attività estrattiva e dall'andamento del commercio nazionale ed estero del marmo avevano origine. D'altra parte la ricostruzione delle vicende ha un respiro senza dubbio più ampio di una storia locale, sia per merito del Gestri che cerca costantemente di verificare gli avvenimenti carraresi con la temperie politica italiana, sia perché la Toscana in generale si presentava in questo periodo come centro promotore di agitazioni politiche e sociali che larga incidenza ebbero in campo nazionale.
Un ruolo decisivo nel progredire dell'organizzazione politica e nella definizione delle linee ideologiche preminenti nel movimento operaio della zona fu svolto dalla durezza dello scontro sociale, determinala sia da parte proletaria, per il particolare sviluppo storico che favoriva vivaci spinte individualistiche congiunte ad un endemico ribellismo, sia da parte padronale che opponeva una più che colpevole ottusità alle esigenze elementari dei lavora­tori. Il confronto tra le parti si ridusse così per molto tempo ad una furiosa repressione, molto spesso avallata e favorita anche dalle forze democratico-liberali, delle forme più co­scienti di emancipazione operaia. Repressione che ebbe profonde ed importanti conseguenze: se da una parte concorse alla progressiva sconfitta della logica insurrezionale di derivazione bakuniana, fatta di assalti e di incendi ai simboli del potere (calasti, archivi giudiziari, etc), la eoi ultima manifestazione si ebbe in occasione dei moti spontanei del 1894, e alla sua sostituzione dapprima con l'anarchismo ben più consapevole di Errico Malatesta, poi grò-