Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO; MUSEO CENTRALE DEL RIS
anno <1977>   pagina <494>
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Libri e periodici
tanti perché dei loro ondeggiamenti e delle diverse prese di posizione e la stessa paziente attenzione è dedicata ai comprimari, ai parlamentari seguaci dell'uno o dell'altro uomo politico, ai più fedeli sostenitori dei protagonisti. E attraverso l'analisi delle alleanze e delle inimicìzie, del sottile e sinuoso gioco di manovre di corridoio con cui si negoziavano ap­poggi o si concertavano opposizioni l'A. ci porta alla sgradevole conclusione che per lo più gli scontri avvenivano non tanto in nome di ideali o di principi, ma di posizioni e inte­ressi personali da conquistare o da difendere. Esemplificante a tale fine l'attenzione che Sagrestani dedica alla genesi dei diversi ministeri di cui evidenzia le tante elaborazioni che si svolsero tra le quinte. La necessità di tener conto degli interessi di un gruppo senza scontentarne un altro, le arrière-pensées che inducevano l'uno o l'altro candidato ad un portafoglio a rifiutare l'incarico nella speranza di raggiungere la poltrona più prestigiosa, il cercare l'alleanza del tale o del tal'altro parlamentare per il legame dell'uomo politico con questo o quel giornale, il problema della provenienza regionale di ministri e sotto­segretari. L'indagine dei rapporti tra le forze politiche e la loro contrapposizione in rela­zione agli eventi più significativi della vita della nazione svolta da Sagrestani lascia alla fine, al di là forse delle intenzioni stesse dell'autore, una sensazione di piccolo, di meschino, un tanfo di stando, di chiuso. In quest'Italia di fine secolo, di libertà se ne respirava dav­vero poca a giudicare dai risultati delle elezioni politiche del 1892, 1895, 1897 i cui dati sono stati analizzati nel corso del lavoro e dai quali si evince, senza possibilità di dubbio alcuno, l'estrema facilità con cui l'esecutivo poteva condizionarne pesantemente i risultati ottenendo ogni volta schiaccianti maggioranze ministeriali per governi ogni volta diversi.
Nelle prime pagine del suo lavoro l'A. tratteggia il primo esperimento di governo di Giolitti reso più complesso dall'ostilità di larghi settori della Camera e di Crispi in par­ticolare per Vhomo novus, per il burocrate, per l'uomo politico estraneo alle idealità risor­gimentali, la cui originalità secondo Sagrestani consisteva nel binomio inscindibile pa­reggio-riforma tributaria chiave di volta di un nuovo indirizzo politico che assicurasse all'Italia avanzate conquiste civili e sociali (p. 25).
Oltre al problema finanziario che condizionò pesantemente tutti i governi italiani di quel periodo, un tema ampiamente dibattuto durante il primo ministero Giolitti fu quello della rinascita dei partiti storici cui il deputato piemontese diede il là per la composizione omogenea del suo gabinetto, cosicché, sostiene Sagrestani, il trasformismo veniva ad es­sere l'elemento di divisione fra sostenitori e detrattori del governo; coloro che deploravano la formula passavano dalla parte di Giolitti, gli altri nel campo degli oppositori (p. 50).
Nell'economia del lavoro molte pagine vengono dedicate dall'autore a Milano fucina politica rilevantissima (p. 161) perché li si gettarono le basi per la strutturazione di un partito cattolico e per l'evoluzione del partito socialista e ancora, aggiungiamo noi, perché a Milano i radicali e i repubblicani avevano il loro centro vitale di irradiazione. Storica­mente destinata alla sconfitta era dunque la guerra che Crispi lanciò allo Stato dì Milano e la sua caduta fu la vittoria del nord, e della maturità politica delle regioni più evolute (p. 244). Anche Yesperimento liberal-conservatore dei governi di Rudini (secondo le parole di Belardinelli) era destinato al fallimento, perché Io statista siciliano era incapace di com­prendere le istanze del paese, ma Sagrestani sottolinea il distacco dalla realtà durante il '97 e i primi mesi del '98 di tutti i gruppi politici. Mentre l'Italia viveva la crisi cerealicola, i socialisti erano divisi tra massimalisti e transigenti, l'opposizione di centro di Sonnino e quella di destra di Colombo e Prinetti combattevano il ministero e il governo stesso, troppo eterogeneo e diviso tra Zanardelli e Visconti-Venosta, era impotente mentre le lacerazioni al suo interno si approfondivano col montare della crisi. L'acme e la catarsi finale del pro­cesso evolutivo di quegli anni si ebbero con i disegni di legge eccezionali voluti da Pel-loux, l'azione politica costantemente volta in senso conservatore da Sonnino, l'ostruzionismo parlamentare che portò i partiti dell'Estrema a difendere le più valide conquiste dello Stato liberale e sfociò nelle elezioni del 1900 che conclusero un'epoca e diedero inizio all'età giolittiana.
Ci sembra, se non andiamo errati, che questo sia il primo lavoro di un certo impegno di Sagrestani e, come spesso capita in questi casi, ne risente la stesura che, farraginosa ed incerta nei primi capitoli, a mano a mano che si procede acquista invece scioltezza e sicu­rezza. Il volume risulta apprezzabile per la puntualità dell'esposizione e la chiarezza dei