Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO; MUSEO CENTRALE DEL RIS
anno <1977>   pagina <495>
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Libri e periodici
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dati; lo è in misura minore per l'apparato critico. Mancano, e facciamo solo alcuni esempi, i lavori di Galante Garrone sui radicali e quelli di Belardinelli su di Rudini, senza contare il volume di Levra sulla crisi di fine secolo. Quanto allo scandalo della Banca Romana, l'A. si è rifatto alle fonti sorvolando completamente sui lavori di Quilici, Novacco e Vitale. Anche le note in alcuni capitoli sono scarse e sarebbe forse stato opportuno renderle più complete. In conclusione un lavoro che si fa apprezzare per l'impegno profuso dall'autore al quale va dato atto di essere riuscito nel non facile compito di rendere in maniera chiara un momento molto complesso della nostra storia. Avrebbe dato una accresciuta validità al testo il tener maggior conto della storiografia sul periodo che non è tale da rendere neces­sario un costante e quasi esclusivo ricorso alle fonti.
ANNA MARIA ISASTIA
ALFREDO CANAVERO, Milano e la crisi di fine secolo (1896-1900); Milano, SugarCo Edi­zioni, 1976, in 8, pp. 484. L. 6.500.
H 1898, fungendo da spartiacque tra due mondi, consacrò la fine di un'epoca. I go­verni Pelloux assolsero il compito di portare alle estreme conseguenze il tentativo di di­fendere lo Stato liberale dai due pericoli rappresentati dal socialismo e dal movimento cat­tolico, quello Stato di cui gli epigoni della classe politica risorgimentale si sentivano gli unici custodi e dal quale le consorterie, abituate da sempre a governare, volevano tenere lontane le nuove forze che premevano con diverse esigenze e mutate necessità. Ma non si può capire il '98, la reazione e la svolta che, in coincidenza col sorgere del nuovo secolo, mutò il quadro politico italiano dando inizio ad un nuovo corso liberale, se non rifacendosi alla situazione del paese alla caduta di Crispi. È quanto si propone Canavero con questo volume che si ricollega sia cronologicamente sia ideologicamente al Crispi e lo e Stato di Milano di Fonzi.
Il perché l'A. analizzi gli avvenimenti di quegli anni cruciali avendo come punto di riferimento costante Milano appare evidente fin dalle prime enunciazioni. Nel capo­luogo lombardo prima e meglio che nel resto d'Italia presero corpo le nuove realtà poli­tiche e sociali, fermentarono ed ebbero il loro centro ideologie e movimenti di pensiero. La recente realtà industriale poneva nuovi problemi ed esigeva nuove soluzioni. Milano si trovò cosi ad anticipare le tendenze di tutto il paese, a. Quello che oggi pensa Milano , scriveva Salvemini nel 1899, e domani lo penserà l'Italia .
Nella complessa realtà milanese di quegli anni era logico che i contrasti fossero particolarmente vivi. Mentre l'industrializzazione produceva modifiche profonde nel tes­suto cittadino con l'immissione di masse di emigranti che portavano con sé nuove istanze economiche e sociali, la vecchia classe dirigente cittadina, la consorteria, tendeva sempre più a chiudersi in una posizione di ostinata conservazione nel tentativo di tenere fuori dall'area del potere le nuove forze e questa sua battaglia influenzava tutta la politica ita­liana condizionando parlamento e paese. Le tante sfaccettature della realtà milanese face­vano anche si che le vecchie e nuove ideologie e, al loro interno, le diverse correnti, trovas­sero proprio nella capitale morale le loro maggiori possibilità di espressione. Particolare attenzione viene dedicata dall'A. all'analisi delle diverse e contrastanti espressioni del mo­vimento dei cattolici e alla profonda frattura che divideva transigenti e intransigenti e, al­l'interno del secondo gruppo, i murriani dai seguaci di Filippo Meda o di don Albcrtario e questi dagli intransigenti conservatori alla Paganuzzi o Scotton.
Canavero non ha dubbi sulla spontaneità dei moti del maggio e delle prime contro­misure dell'autorità che temette un movimento rivoluzionario. Pesanti invece le respon­sabilità del di Rudini nel non aver saputo valutare esattamente la situazione di Milano e la faziosità dei resoconti e degli appelli che gli giungevano dalla consorteria. I moderati non erano disposti a lasciar sfuggire l'occasione di stroncare le forze socialiste, repubblicane, ra­dicali e cattoliche. Riguardo a queste ultime l'A. è del parere che l'azione delle autorità non fu diretta gcnericamenthe in senso anticlericale, ina si propose di ridurre al silenzio l'ala sociale dei cattolici intransigenti costringendo l'ala conservatrice ad avvicinarsi ai mo­derati in funzione antisocialista. In questo assunto Canavero si riallaccia alle interpretazioni di Fonzi, Àmbrosoli e Scoppola, in contrasto con la tesi di Spadolini secondo cui i prov-