Rassegna storica del Risorgimento

ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO; MUSEO CENTRALE DEL RIS
anno <1977>   pagina <497>
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Libri e periodici
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ventista era da considerarsi filoitaliano; ohi non lo fosse stato, veniva giudicato antitaliano. Ma era esatto questo postulato? Se lo ai demolisce, cade la impalcatura delle accuse. E il Corsini lo demolisce dimostrando che gli irredentisti (ed a tale corrente appartenevano liberali e socialisti) erano per l'ingresso puro e semplice del Trentino nel Regno d'Italia, stato centralizzato e in urto con la Chiesa Cattolica dal 1861 in poi; gli autonomisti (ed a tale corrente appartenevano i cattolici che costituivano la maggioranza della popolazione di quella regione) anche se non erano irredentisti non erano austriacanti , giacché si battevano per la salvaguardia della italianità contro ogni forma di assorbimento da parte dei Pangermanisti e pertanto non erano affatto antitaliani. L'italianità (nazione) non coin­cideva con l'Italia (Stato), dice il Corsini. Se i cattolici erano perplessi ad entrare a far parte d'un paese centralizzato era perché avrebbero perduto autonomie secolari eli cui godevano sotto l'Austria e perché sarebbero entrati a far parte d'uno Stato che aveva fatto la propria unità con uno spirito che non era anticattolico, ma aveva finito col sembrare tale. Comunque qualunque fosse stato il punto di partenza, il punto d'arrivo sembrava es­sere una conflittualità permanente con la S. Sede.
Ora il De Gasperi, come cattolico e leader dei cattolici, non poteva non rientrare nell'ordine di idee sopra esposto. Ma da questo sentimento di amore per la piccola patria italiana all'essere antitaliano c'è un abisso. E la riprova è data appunto da una pagina del Diario di Sonnino che conferma in pieno spunti ed accenni già precedentemente affiorati ad opera di Ernesta Battisti e di Bice Rizzi.
In che cosa è rivelatore l'appunto di Sonnino del 16 marzo 1915? Innanzi tutto esso rivela che il colloquio tra il ministro degli esteri italiano e il leader dei cattolici trentini nel Parlamento di Vienna (colloquio della cui esistenza Ir-mu dubitavano e altri, invece, lo confondevano con altri due viaggi compiuti da De Ga­speri a Roma dopo lo scoppio della guerra, viaggi in cui però non aveva incontrato Son­nino) ebbe realmente luogo. Secondariamente l'appunto di Sonnino smentisce le asserzioni dei nemici di De Gasperi ch'egli fosse austriacante , accusa che era stata già smen­tita dalla vedova di Battisti allorquando ella aveva scritto che il partito cattolico avrebbe cessato di dare il suo appoggio alla guerra austriaca dietro assicurazione dell'Italia di poter conservare, qualora quest'ultima avesse ottenuto la sovranità sul Trentino, i medesimi privilegi goduti sotto il regime austriaco (p. 24). Ora l'appunto non solo conferma ma am­plia e chiarisce l'atteggiamento dei cattolici di cui De Gasperi si faceva portavoce. In­fatti il 16 marzo correva già voce che il Trentino, mutuato delle valli di Non e di Fiemme, sarebbe stato ceduto all'Italia come compenso della neutralità (ma, in realtà, in base al­l'art. 7 del trattato della Triplice allora ignorato dal pubblico). Ora il De Gasperi e il suo partito, che n'erano venuti al corrente (p. 69 e sgg.), lungi dall'opporsi (come avrebbero fatto se fossero stati austriacanti ) chiedevano garanzie in vista di questo mutamento che rovesciava una situazione politica ed economica esistente da secoli e soprattutto chie­devano garanzie di non essere fagocitati nell'ordinamento centralistico dello Stato italiano (p. 108). I temi trattati, almeno stando al Diario di Sonnino, furono: 1) problema dei vi­gnaioli trentini; 2) stipendi e congrue del Clero e problemi connessi col Vescovato e col grande Seminario; 3) autonomie comunali e situazione particolare goduta da Trento e da Rovereto; 4) integrità del Trentino. Il De Gasperi si opponeva al distacco delle valli di Non e di Fiemme da lui definite schiettamente italiane . Sarebbe cosa deplorevole, aggiunse De Gasperi, e che lascerebbe fuori la parte migliore del Trentino ; 5) sorte dei 40 mila Trentini in quel momento in guerra: sarebbero stati rilasciati dall'Austria subito o alla fine del conflitto? Problema umano la cui realizzazione nel primo dei due sensi avrebbe fatto dimenticare e ogni altra cosa o inconveniente o danno privato .
Questi erano i punti enunciati da De Gasperi sui quali Sonnino chiese all'interlocu­tore un memoriale al fine di studiare le varie questioni implicate, memoriale che non è stato ritrovato né agli Esteri né nell'archivio Sonnino e che forse, per qualche motivo che ci sfugge, può non esser mai stato redatto. Senza le dovute assicurazioni su quei punti, ammoniva il De Gasperi, un plebiscito avrebbe dato risultati incerti specialmente date le pressioni dell'autorità austriaca .