Rassegna storica del Risorgimento

MENABREA DI VAL DORA LUIGI FEDERICO; VITTORIO EMANUELE II RE D'
anno <1978>   pagina <8>
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Romano Ugolini
APPENDICE
a) Dispaccio di Menabrea a Depretis.I8)
A Sua Eccellenza il Signor Commendatore Depretis, Presidente del Consi­glio, Ministro per gli Affari Esteri.
Londra, li 16 gennaio 1878. Signor Ministro,
I giornali ultramontani di questo paese si lasciano andare a tali contradi­zioni ed esagerazioni intorno ai sentimenti religiosi manifestati dal nostro rim­pianto Re Vittorio Emanuele al Suo letto di morte, che io ravviso opportuno di ricordare ciò che accadde nell'autunno del 1869, essendo io Presidente del Consiglio dei Ministri, quando il Re essendo creduto, per una malattia consimile a quella che lo rapì all'amore dei Suoi popoli, sul punto di morire a San Ros­sore, si stimò necessario di somministrarGli gli estremi conforti della religione.
A tal uopo venne in fretta chiamato da Pisa un prete che ricevette la con­fessione del Re moribondo; ma, terminata questa, il prete trasse fuori di tasca una carta che conteneva una ritrattazione formale di tutto ciò che il Re aveva fatto, durante il Suo Regno, toccante la Chiesa, e disse non poteva assolverlo prima che l'Augusto Ammalato avesse firmata quella carta. Quantunque sfinito di forze, il Re ebbe la presenza di spirito di rispondergli: io muoio cristiano e cattolico, e se ho commesso qualche fallo ne domando perdono a Dio; ma la ritrattazione che mi chiedete è un atto politico che non ha che fare con la reli­gione; ed io essendo Re Costituzionale, nulla posso firmare di consimile senza il concorso d'un mio Ministro. Nella camera qui vicina vi è il Presidente del mio Consiglio; indirizzatevi a lui; egli vi dirà ciò che si deve fare . Udite que­ste parole, il prete tutto turbato venne a riferirle a me; ed io gli dissi: Badate, Signor Abate; ciò che avete fatto è un atto di violenza commesso contro un moribondo; quest'atto è tanto più colpevole che è commesso contro il Sovrano; sappiate vi sono delle leggi per punirlo; se voi insistete ancora siete preso in flagrante, e vi faccio arrestare dai Carabinieri per essere quindi tradotto davanti ai tribunali che vi giudicheranno con tutto il rigore delle leggi .
H meschino prete si svanì quasi dalla paura, e disse che egli non agiva che dietro ordine del Cardinale di Pisa. Egli dovette quindi abbandonare il suo tentativo di ritrattazione. Poscia, recatosi di nuovo presso l'Augusto infermo, gli diede l'Assoluzione senza insistere altrimenti.
Questo fatto, del quale furono testimoni parecchie persone tuttora appar­tenenti alla Casa del fu Re, fece sopratutte grandissima impressione, e dimostra quanto grande fosse l'Animo di Re Vittorio Emanuele e quale fosse il Suo amore del paese che gli diede forza in quel momento supremo per respingere un atto che si tentava di strappare alla debolezza d'un morente, e che certa­mente, ove si fosse compiuto, avrebbe avute le più gravi conseguenze per il paese.
Gradisca, Signor Ministro, i sensi della mia più alta considerazione
L. F. Menabrea
18) ASMAE, Rapporti in arrivo: Gran Bretagna, Busta 1358.